Antonio Purpura: "Musei punti vendita del prodotto Sicilia" - QdS

Antonio Purpura: “Musei punti vendita del prodotto Sicilia”

Francesco Sanfilippo

Antonio Purpura: “Musei punti vendita del prodotto Sicilia”

giovedì 05 Febbraio 2015

Forum con Antonio Purpura, assessore regionale Beni culturali e identità siciliana

L’assessorato che dirige ha enormi potenzialità, come mai non riesce a sfruttarle, tenuto conto che avete competenza su un patrimonio molto vasto?
“Quest’assessorato deve passare necessariamente da una posizione di mera tutela e conservazione dei beni ad una loro valorizzazione. Occorre superare l’attuale mentalità che tende a proteggere, ma non a usare al meglio i beni culturali e storici a sua disposizione. In realtà, motivi seri di preservazione esistono, ma oggi occorre cambiare posizione. Al di là dei modelli organizzativi che si possono mettere in campo e che non è difficile realizzare, il vero problema riguarda le risorse umane. La Giunta Crocetta ha bloccato, nella prossima finanziaria, le nuove assunzioni per i prossimi cinque anni. Blocco che non si può evitare per la situazione della Regione, mentre un altro limite concerne l’avanzamento delle competenze degli impiegati. Non tutto l’apparato burocratico può accettare questo delicato passaggio, perciò è necessario vedere chi, tra i dirigenti, vuole affrontare un nuovo percorso formativo. Si possono prendere pochissimi dirigenti esterni, gli altri vanno formati, basandosi sul personale disponibile. Tuttavia, il problema non riguarda la formazione dei dirigenti, ma investe tutti i gradi dell’amministrazione come i custodi dei musei, che vanno messi in grado di poter fornire informazioni a tutti i visitatori. Oggi, la qualità del personale è migliorata, ma occorre fare di più per superare le difficoltà che ancora permangono”.
State elaborando un processo gestionale che possa permettere la valorizzazione dei beni culturali?
“Si possono togliere i musei dalle competenze delle sovrintendenze, creando poli tematici o territoriali. La scelta tra le due soluzioni dipenderà da quale delle due si presta meglio per aumentare la valorizzazione del bene culturale. La realtà dei siti museali e archeologici è molto differente al suo interno, per cui esistono siti di fascia A e altri di fascia B. Il modello è funzionale se i siti con i maggiori punti di forza riescono a trascinare anche quelli che sono più deboli, in particolare per quanto riguarda i servizi aggiuntivi che non possono essere concessi senza un adeguato corrispettivo. In questo senso, non si deve ritenere che tutti vantaggi vadano agli sponsor, mentre tutti i debiti vanno alla Regione. Un evento che presenta una forte attrattività ed è organizzato in un qualsiasi sito di qualità, com’è previsto dalla norma, non può essere concesso a poco prezzo, quando i ricavi degli organizzatori stessi sono notevoli senza tenere conto dei diritti televisivi. Infatti, l’obiettivo dell’assessorato è di avvantaggiare le aree dove sono presenti i siti, non fare semplicemente cassa”.
Che cosa prevede la nuova finanziaria per il vostro assessorato?
“L’assessore all’Economia, Alessandro Baccei, ha proposto nel Def una gerarchia di settori, il Turismo e i Beni culturali sono tra i prioritari. Inoltre, alcuni ambiti che nella precedente programmazione avevano una loro autonomia nel definire gli obiettivi come il settore della Formazione, oggi non possono più decidere indipendentemente dal contesto. Perciò, se il mio assessorato ha necessità di formare personale, può fare un accordo quadro con l’università con professori certificati. In questo modo, il nostro personale potrà gestire i nuovi compiti che si prospettano. Uno di questi potrebbe collegarsi con l’idea che abbiamo di considerare i 60 musei non luoghi chiusi, ma ‘punti vendita’, dove il visitatore vede ed acquista il ‘prodotto Sicilia’. Però, occorrerà tempo per realizzare questo processo”.
Esiste una mappa dei siti culturali e archeologici della Sicilia che possono essere ristrutturati da investitori privati?
“Finora, non esiste una mappa, ma si sta lavorando su quest’aspetto anche perché gli investitori possono ottenere degli sgravi da queste iniziative. Del resto, uno degli assessorati che merita riforme strutturali, è proprio quello da me diretto”.

L’iniziativa dei musei aperti si applica anche in Sicilia?
“Sì, i musei che possiedono un buon sito web sono direttamente accessibili da google dove si trova immediata indicazione sull’iniziativa. Per quelli che non hanno un sito affidabile, quello dell’assessorato mette a disposizione dell’utente tutte le informazioni necessarie. In realtà, molte opere d’arte sono conservate e non utilizzate, perciò la Sicilia possiede un patrimonio sconosciuto. Molte iniziative possono essere realizzate, mettendo in rete tutti i soggetti istituzionali e privati coinvolti, e usando lo strumento dei tavoli tecnici”.
Il vostro Assessorato ha ancora a disposizione risorse per operare con efficacia?
“I fondi di un tempo non ci sono più, poiché, oggi, abbiamo a disposizione 120 milioni per la programmazione 2014/2020 rispetto un miliardo e 250 milioni nel 2006/2013, di cui 160 milioni sono ancora da rendicontare entro il dicembre 2015. Eppure, ritengo che con il lavoro svolto negli anni precedenti, si possa operare solo usando quanto è stato fatto finora e partendo dai siti Unesco.
Durante la precedente programmazione, è emersa la troppa frammentarietà dei progetti. Questi ultimi sono stati affidati a soggetti che non potevano portarli avanti con validità e che ne hanno diminuito l’efficacia. I Beni culturali possono integrare altre risorse come il mare, creando un modello attrattivo che altri Paesi non hanno. Inoltre, gli alberghi hanno una forte gap che è la sottoutilizzazione delle loro camere. Anche su questo bisogna intervenire”.
 
Come coordinare il lavoro dei tanti enti coinvolti?
“L’idea principale è di lavorare su target territoriali che possano diventare centri turistici veri. In realtà, il nostro assessorato ha perso molte funzioni e fa solo comunicazione e marketing e ciò costituisce un grande limite nella gestione dei Beni culturali. Tuttavia, la nostra convinzione è di rivedere l’impostazione della programmazione 2014/2020 che dovrà tornare alla Commissione europea. Questa muoverà le sue osservazioni, risolte le quali, si potrà agire senza altri impedimenti. Poi, si potrà pensare ad un modello di coordinamento stabile inter assessoriale, in cui gli interventi saranno coordinati dal presidente della Regione ex ante. Così, l’impatto sul territorio sarà programmato e basato sulle risorse esistenti, non casuale. Il Governo regionale attuale è d’accordo, poiché, in questo modo, si assicurerà l’obiettivo della spendibilità come richiesto dalla Commissione, che ha imposto, finora, comportamenti non corretti”.
In che senso?
“La Commissione stessa si è accontentata solo di una valutazione di rendicontabilità. Però, per mettere i territori in grado di competere, occorre controllare anche l’efficacia delle azioni, cosa che non ha fatto. Vogliamo, perciò, accoppiare la rendicontabilità con l’efficacia, così che le iniziative resistano nel tempo. Perciò, l’assessorato sta conducendo una valutazione dei 387 progetti ancora da esaminare, basando l’analisi sul cronoprogramma e sulla spendibilità. In più, si controllerà il territorio, dando la precedenza ai siti dove sono presenti beni Unesco. Poi, si valuterà l’insieme degli interventi degli assessorati al Turismo, ai Beni culturali, alle Infrastrutture e all’Agricoltura, individuando quelli comuni che avranno così priorità nell’approvazione”.

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