A Palermo fondi per 150 milioni di euro e la voragine della società Amia - QdS

A Palermo fondi per 150 milioni di euro e la voragine della società Amia

Luca Insalaco

A Palermo fondi per 150 milioni di euro e la voragine della società Amia

giovedì 22 Ottobre 2009
PALERMO – Se Catania piange, Palermo non ride di certo. Palazzo delle Aquile, infatti, è sull’orlo del dissesto finanziario dopo la recente sentenza del Tar che ha annullato l’aumento del 75% della Tarsu, deliberato dalla giunta municipale nel 2006.
Una decisione che ha creato un “buco” da quasi 50 milioni di euro nelle casse comunali, ovvero il gettito annuale dell’imposta che, al netto delle somme evase, il Comune dovrà rimborsare ai cittadini. Ora è corsa contro il tempo per raggiungere il pareggio di bilancio che il Consiglio comunale dovrà deliberare entro il prossimo 6 novembre, pena lo scioglimento dell’Assemblea. Per raggiungere l’obiettivo, la giunta ha varato una manovra di tagli ai servizi ed alla cultura.
Ad appesantire la situazione finanziaria dell’ente ci pensa poi l’Amia, l’azienda comunale di igiene ambientale, per la quale la Procura palermitana ha presentato istanza di fallimento.
Il sindaco Cammarata intende seguire la via del salvataggio della più disastrata delle partecipate comunali, dopo aver a più riprese bussato a soldi al Governo amico ed aver ottenuto a tal fine già 80 milioni di euro, inseriti nel decreto “milleproroghe”, oltre a 150 milioni di euro stanziati dal Cipe, spalmati in tre anni.
L’esecutivo ha inoltre varato il raddoppio dell’addizionale Irpef che frutterà 23 milioni di euro da utilizzare per l’adeguamento del contratto di servizio con la società di via Nenni. Aumento sul quale pende un ricorso innanzi al Tar del Lazio. Oltre alle tegole giudiziarie, quelle politiche. La Regione invierà presto i propri ispettori in Piazza Pretoria a seguito di un dossier inviato dall’Italia dei Valori all’assessore agli Enti locali, Caterina Chinnici.
Il documento contiene un lungo elenco di presunte omissioni e violazioni di legge compiute da Cammarata, del quale il partito di Di Pietro chiede la rimozione. “Farneticazioni” secondo il grande accusato: “Un’azione ispettiva – ha detto il sindaco – dimostrerà che il nostro bilancio è sano, che abbiamo sempre ottemperato ad ogni indicazione di legge e che nessuna delle presunte violazioni di legge di questo delirante elenco esiste”.

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