Sindacati responsabili merito ai capaci - QdS

Sindacati responsabili merito ai capaci

Carlo Alberto Tregua

Sindacati responsabili merito ai capaci

giovedì 26 Febbraio 2015

Rapporto Res nessuna smentita

Con nostro precedente editoriale, pubblicato martedì 17 febbraio, abbiamo spiegato come e perché il dato pubblicato nel rapporto Res, fondazione promossa e sostenuta da UnicreditGroup e dalla Fondazione Sicilia, era ingiustificato e perciò falso, quando prevedeva un incremento del Pil 2015 per la Sicilia dell’1,5 per cento.
Ci aspettavamo una smentita, o meglio una giustificazione di avere diffuso un dato non vero, sul quale il presidente della Regione, Crocetta, ha costruito una serie di affermazioni altrettanto non vere. Purtroppo non è arrivata, a conferma delle nostre considerazioni.
Continuando ad alimentare falsità e non affrontando di petto la disastrosa situazione economico-sociale dei siciliani, i vertici istituzionali della Sicilia dimostrano di comportarsi con menefreghismo inaudito, lasciando che il milione di poveri siciliani resti a marcire e non facendo nulla per smuovere le ruote dell’economia e, quindi, per attivare il meccanismo di nuova occupazione.

In questo clima di inefficienza è la Classe dirigente che dovrebbe prendere le redini e con forti spallate obbligare codesti irresponsabili regionali a cambiare comportamento.
All’interno della Classe dirigente hanno un ruolo importante imprenditori, professionisti e sindacalisti. Questi ultimi, per la parte che rappresenta i dipendenti pubblici, dovrebbero attivare procedure per inserire all’interno dei loro rappresentati i valori di merito e responsabilità, chiedendo a gran voce che vengano premiati i più bravi, emarginati gli incapaci ed espulsi i corrotti.
Se a salire e a restare nei posti di responsabilità sono gli incapaci, la macchina si ferma, la spesa pubblica resta inefficiente e i servizi scadono continuamente di qualità. La sonora bocciatura della Pubblica amministrazione da parte dei cittadini non trova riscontro in nessun Paese avanzato d’Europa, salvo forse che in Grecia e in Romania. Così la situazione non presenta vie d’uscita .
Fra le imprese siciliane si è diffuso il concetto della legalità, mediante la sottoscrizione di diversi protocolli con le autorità e provvedimenti di espulsione di imprese che stavano nella zona grigia.
 

Il presidente di Confindustria Sicilia, Antonello Montante, responsabile della legalità dell’organizzazione imprenditoriale, ha spinto con grande forza su questo versante e su quello della lotta alla malavita organizzata. Forse è per questa ragione che si è cercato di screditarlo. Ed ora Confindustria si appresta ad aggiungere alla lotta per la legalità quella contro la corruzione.
I professionisti e i loro Ordini e Associazioni, per la verità, non si sentono a livello regionale, forse presi dai propri problemi. Molti di loro sanno, però, che hanno il compito di intervenire nella Cosa pubblica, bollando corruttori e inefficienti e chiedendo a gran voce le riforme di cui hanno bisogno i siciliani.
Il QdS, da parte sua, ha lanciato da oltre un anno e mezzo la Campagna etica “Risorgimento Sicilia”, chiamando a raccolta tutta la Classe dirigente siciliana per fare squadra e creare una forza d’urto che costringa presidente e assessori regionali, dirigenza dell’Ars e burocrati a rinsavire, comprendendo che i soldi dei siciliani sono sacri.

La Sicilia è forse l’Isola più bella e più ricca del Mediterraneo e dell’Europa intera. Ma noi ci vergogniamo del fatto che occupi il 235° posto nella classifica sulla competitività delle regioni europee.
è ora di sbracciarci tutti per mettere in fruizione i beni culturali e artistici, i paesaggi montani e marini e  le risorse della nostra terra in modo da sviluppare il turismo, gli eventi d’affari, congressi, convegni e, perché no, il turismo infraisola. Ci sono siciliani orientali che non conoscono la parte occidentale e viceversa. Un turismo che dovrebbe coinvolgere anche centinaia di migliaia di studenti di tutte le classi.
Che fine ha fatto il Made in Sicilia? Quel brand su cui la Regione dovrebbe puntare risorse per campagne nazionali ed internazionali, da vendere alle imprese isolane che lo volessero utilizzare.
Sappiamo di trovare una certa insensibilità ai nostri continui richiami. Ma non ci stanchiamo perché confidiamo nella parte migliore della Classe dirigente che accentui la propria azione e spinga gli irresponsabili a diventare responsabili.

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