Efficienza della Pa se soddisfa i cittadini - QdS

Efficienza della Pa se soddisfa i cittadini

Carlo Alberto Tregua

Efficienza della Pa se soddisfa i cittadini

mercoledì 04 Marzo 2015

In ogni ufficio totem per il voto

è inutile girarci attorno: la Pubblica amministrazione deve soddisfare le richieste dei cittadini fornendo loro servizi efficienti che siano rapidi e completi. Diversamente, i soldi che i cittadini pagano attraverso pesantissime tasse sono letteralmente rubati.
I pubblici dipendenti dimenticano che devono assicurare il buon andamento e l’imparzialità dell’amministrazione (art. 97 della Costituzione) e non devono scordare che per le funzioni pubbliche loro affidate hanno il dovere di adempierle con disciplina e onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge (art. 54).
La dimostrazione della soddisfazione dei cittadini va assicurata mediante la presenza di un totem in ogni ufficio, sul quale il cittadino che ha chiesto un servizio possa registrare il voto da uno a dieci. Ma di questo totem non vi è alcuna traccia perché dirigenti e dipendenti hanno la coda di paglia e non si vogliono esporre al pubblico ludibrio, sapendo dell’insufficienza delle loro prestazioni. Salvo, ovviamente, luminose eccezioni che però non vengono alla luce. Forse perché sono poche.

Quando Renato Brunetta era ministro della Pubblica amministrazione, fece avviare una sperimentazione con cui era previsto che negli uffici pubblici fossero presenti degli apparati con tre faccette: una rossa lacrimevole, una gialla seria e una verde sorridente. Esse dovevano indicare soddisfazione o insoddisfazione dei cittadini. Ovviamente la sperimentazione non ebbe seguito.
Nella sua riforma della Pa (L. 15/2009) Brunetta prevedeva anche la valutazione obbligatoria di dirigenti e dipendenti con una tripartizione fra i migliori (il 25%), i medi (il 50%) e quelli scadenti (il residuo 25%). Anche di questo non si fece nulla.
La potentissima corporazione dei dipendenti pubblici (3,3 milioni più un milione delle partecipate) impedisce ogni innovazione che porti alla selezione dei meritevoli. Lotta forsennatamente contro il merito, impedisce la selezione naturale fra i più bravi e i nullafacenti.
Questa fotografia è molto triste, perché riporta allo stato dei fatti chi impedisce l’innovazione dell’organizzazione pubblica e con il suo blocco mantiene tutto il Paese in uno stato insufficiente di stallo.

 
Matteo Renzi sta facendo approvare importanti riforme, fra cui quella che ha rottamato l’art. 18 (da ora in avanti) e i precari di varia natura, introducendo il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti, che oggi è ben più conveniente di quello a tempo determinato.
è ovvio che le leggi da sole non bastano a creare nuova occupazione, però innescano elementi che la favoriscono.
Non sappiamo se il giovane primo ministro sarà capace di fare una riforma radicale della Pa con il Ddl Madia che è in discussione ma che, ovviamente, sta trovando fortissime resistenze proprio nell’apparato pubblico.
Non vorremmo che, in questo caso, la montagna partorisca il topolino. Forse, fra tutte le riforme, questa ne è la madre: solo una Pubblica amministrazione efficiente e pronta a rispondere alle esigenze di imprese e cittadini potrà far cambiare velocità al suo funzionamento per favorire, così, crescita e occupazione.

Nella riforma Madia dovrebbe essere inserito il totem cui prima si accennava, perché soltanto se c’è un confronto fra servizi prestati e soddisfazione dei cittadini potrà essere dimostrata la capacità di dirigenti e dipendenti che si guadagnano onorevolmente il loro stipendio. Viceversa, ripetiamo, essi lo rubano letteralmente, anche se ci pagano le tasse.
Il 27 febbraio scorso abbiamo pubblicato l’inchiesta che dimostra come la Legge Fornero non sia stata applicata in Sicilia, per cui dirigenti e dipendenti regionali e dell’Ars continuano a godere di privilegi inauditi, sia in termini di stipendi e diversi accessori che nelle modalità del pensionamento.
In Sicilia, il bilancio regionale è gravato di ben 640 milioni di euro di pensioni l’anno, oltreché di un miliardo di euro per stipendi. Un onere finanziario che non può più essere supportato. Senza dimenticare l’enorme disparità nei confronti di quel milione di poveri che non riesce più a sopravvivere.
Governo regionale e Ars, però, fanno come le scimmiette e silenziano la loro coscienza. Tutto va bene, madama la marchesa!

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