Modica, è dura abitare a Treppiedi Nord negli alloggi popolari rattoppati dall’Iacp - QdS

Modica, è dura abitare a Treppiedi Nord negli alloggi popolari rattoppati dall’Iacp

Marcello Medica

Modica, è dura abitare a Treppiedi Nord negli alloggi popolari rattoppati dall’Iacp

venerdì 23 Ottobre 2009

Case a pezzi. Immobilismo degli enti nelle difficili periferie.
Non è cambiato niente. Un anno fa l’inchiesta del QdS. Oggi i soffitti delle abitazioni continuano a venire giù e finiscono sulle auto in sosta. Molti gli scheletri di edifici mai completati.
Verde sbiadito. I bambini giocano in mezzo ad aiuole inesistenti. Una triste realtà che nessuna gestione è finora riuscita a migliorare. Ora si spera nel Contratto di Quartiere.

MODICA (RG) – Treppiedi Nord, ovvero una delle aree più degradate e abbandonate della Città della Contea. Qui le costruzioni, di edilizia popolare e risalenti agli anni settanta-ottanta, versano in uno stato di forte precarietà col rischio, tra l’altro, che alcuni pezzi di pareti e soffitti vengano giù da un momento all’altro. A distanza di oltre un anno dal sopralluogo e dalla conseguente inchiesta pubblicata sul QdS n. 172 del 17/09/08, siamo ritornati sul posto ed abbiamo purtroppo verificato con amarezza l’immobilismo di chi, nel corso del tempo, avrebbe dovuto porre rimedio a quelle che sono delle vere e proprie emergenze ed invece non si è mosso più di tanto e i problemi, di contro, si sono sempre più acuiti.
Lo Iacp (Istituto autonomo case popolari) di Ragusa si è limitato in alcuni casi, infatti, a rattoppare giusto perché si evitasse il peggio rispetto a quanto già accaduto. Non è la prima volta che qui intere parti di soffitto vengono giù, distruggendo persino le autovetture parcheggiate nei locali sottostanti gli edifici che fungono da garage. Il nostro viaggio inizia dalla parte nord, proprio dove sorgono quei famosi scheletri di edifici mai completati e che attendono di essere abbattuti, quando finalmente prenderà il via l’ormai noto Contratto di Quartiere II.
Cominciamo a addentrarci nell’area ed ecco che ci appaiono subito sugli edifici i segni del degrado nelle facciate esterne, dove gli intonaci, che si sono nel corso degli anni sgretolati, hanno scoperto l’impalcatura di ferro e in alcuni casi anche le travi portanti. Ci incamminiamo tra le auto parcheggiate nei locali sottostanti e sopra il nostro capo scorgiamo la rete di protezione fissata sul soffitto che dovrebbe temporaneamente evitare che gli intonaci cadano, rovinando sulle auto e sulle persone. Col passare del tempo e col peso, però, alcune parti di tale protezione sono venute giù, mentre le altre sono diventate rifugio di piccioni e quant’altro, acuendo lo stato di precarietà e abbandono di tali luoghi dove anche l’igiene è diventata un optional.
Tra la rete di recinzione, volta a delimitare le aree soggette ai crolli, infatti, è facile scorgere rifiuti e sporcizia accumulati da tempo, segno che qui ognuno si permette di fare ciò che vuole senza alcun rispetto dell’ambiente e degli altri inquilini, favorito anche dall’assenza quasi totale degli Enti competenti. A dimostrazione di ciò, diverse carcasse d’auto che fanno da decoro al già triste spettacolo descritto.
Ci incontra una signora, la quale ci invita a fotografare dei piccioni all’interno della rete di protezione, manifestandoci tutta la sua preoccupazione per la sporcizia presente e per lo stato di abbandono degli edifici e rassegnata ci dice che “qui non è mai stato fatto niente e niente si farà”.
Noi le abbiamo promesso che avremmo fatto la nostra parte, denunciando tutto quanto all’opinione pubblica e interpellando gli Enti competenti sulle responsabilità e sugli impegni. Usciamo allo scoperto e notiamo che gli spazi verdi di una volta non esistono più, al loro posto erbacce e rifiuti di ogni genere.
“La gente qui – ci dice un passante del luogo – butta persino la spazzatura dalle finestre”.
Il risultato è sotto gli occhi di tutti: ci sono spazi che sono inaccessibili anche agli adulti, figuriamoci a chi, come i bambini, li utilizzano per giocare. Un tale che abbiamo incontrato ci racconta che lui questi enormi edifici li ha visti costruire e che a suo tempo la gente era entusiasta di avere finalmente una casa, ma oggi, dopo decenni di abbandono e senza i dovuti interventi, l’area è diventata invivibile.
Tutto ciò sembra veramente un’assurdità, specie se si considera l’estrema vicinanza al modernissimo polo commerciale; ma qui, purtroppo, sorge e permane una triste realtà che fino ad oggi nessuna gestione dello Iacp è riuscita a migliorare, ma che tanti sperano possa essere finalmente cambiata dalle imponenti opere previste nel Contratto di Quartiere II, sempre che un giorno prenderà il via.
 

 
Cultrera: “Vandalismi”. Cerruto: “Tar e intoppi”
 
RAGUSA – In merito allo stato di forte degrado che permane nell’area e sulle prospettive di valorizzazione e sviluppo, legate soprattutto al previsto avvio del Contratto di Quartiere II, abbiamo sentito il presidente dello Iacp, Giovanni Cultrera, il quale ci ha riferito che: “L’Istituto cerca di garantire e realizzare tutti quegli interventi atti a preservare l’incolumità fisica degli inquilini, nonché tutte le misure necessarie alla preservazione strutturale degli edifici; tutto ciò nonostante i frequenti atti di inciviltà e vandalismo che, ad esempio, hanno costretto l’Istituto ad intervenire più volte per la sostituzione delle pompe antincendio così come dei citofoni”.
In merito al Contratto di Quartiere II, il presidente Cultrera ci ha garantito che l’iter sta procedendo con l’aggiudicazione, lo scorso 10 agosto, dell’appalto al Consorzio Artigiano Edile di Comiso, anche se un ricorso al Tar di Catania, da parte di un consorzio d’imprese che aveva partecipato alla gara, sta, di fatto, rallentando l’aggiudicazione definitiva dei lavori. Su tale vicenda, l’assessore ai Lavori Pubblici del Comune di Modica, Giorgio Cerruto, ha dichiarato che: “La sospensiva del Tar è un intoppo nell’attesa che si pronunci l’Urega (l’Ufficio regionale per l’espletamento di gare per l’appalto di lavori pubblici) che potrebbe riammettere l’impresa e dunque rendere vano il ricorso al Tar. Se l’Urega riammettesse la ditta ricorrente – ha precisato l’assessore Cerruto – bisognerebbe riaprire la busta dell’offerta per verificare la congruità dei prezzi e se tutto fila liscio, potrebbe esserci solo un lieve ritardo rispetto alla prima calendarizzazione”.

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