Consulta, pietra tombale sui precari - QdS

Consulta, pietra tombale sui precari

Carlo Alberto Tregua

Consulta, pietra tombale sui precari

mercoledì 25 Marzo 2015

Nessuno entra senza concorso

Quasi nessun quotidiano ha preso atto della sentenza della Corte Costituzionale n. 37 del 2015, depositata il 17 marzo. Una sentenza che costituisce la pietra tombale per i precari di qualunque genere e tipo e di qualunque amministrazione statale, regionale, locale o di altro ente.
Cosa afferma di tanto clamoroso la sentenza? Un principio costituzionale del tutto pacifico, e cioè che nella Pa si entra previo concorso (articolo 97). Afferma un secondo principio, altrettanto pacifico, che tutti i cittadini sono uguali di fronte alla legge (articolo 3). Per conseguenza nessuno può entrare nella Pa a seguito di raccomandazione o altro mezzo, perché solo il concorso mette tutti i cittadini in concorrenza e quindi in stato di uguaglianza (articolo 51).
Tutto parte dall’ordinanza del Consiglio di Stato del 26/11/2013 che ha rimesso alla Consulta la valutazione di leggi che consentivano di nominare dirigenti all’Agenzia delle Entrate senza che passassero dal concorso pubblico.
Noi non desideriamo esaminare la citata sentenza, che si può leggere nell’apposito sito, bensì le sue macroscopiche conseguenze nel settore dell’impiego pubblico, con riferimento a centinaia di migliaia di precari che spingono per essere assunti senza concorso.  

Il punto 4.1 della sentenza recita: Secondo la costante giurisprudenza di questa Corte nessun dubbio può nutrirsi in ordine al fatto che il conferimento di incarichi dirigenziali nell’ambito di una amministrazione pubblica debba avvenire previo esperimento di un pubblico concorso, e che il concorso sia necessario anche nei casi di nuovo inquadramento di dipendenti già in servizio. E prosegue: L’accesso ad un nuovo posto di lavoro corrispondente a funzioni più elevate è soggetto alla regola del pubblico concorso.
L’argomento non ha bisogno di traduzioni perché colpisce senza possibilità di equivoci. L’aggiramento della regola del concorso pubblico e l’elusione della regola del concorso pubblico determinerebbe un vulnus al principio del buon andamento con conseguente ulteriore lesione, sotto questo diverso profilo degli articoli 3 e 97 Cost. Il redattore della sentenza, giudice costituzionale Nicolò Zanon, non ha davvero usato giri di parole.
 

L’avere dichiarato illegittimi, alcuni articoli della Legge 44/12, 15/14 e 192/14 ha conseguenze sull’intero scenario dei precari, perché d’ora in avanti non vi potrà essere più alcuna legge che consenta la loro immissione in ruolo in qualunque Pa senza essere stati selezionati dai concorsi pubblici.
è infatti la stessa sentenza che lo dichiara: Apprezzamento di questa Corte (…), non presuppone la rilevanza delle norme ai fini della decisione propria del processo principale, ma cade invece sul rapporto in cui esse si concatenano sull’ordinamento (…).
La conseguenza è che, non appena ci saranno altre ordinanze di qualunque tribunale per valutare la costituzionalità di norme che hanno fatto entrare nella pubblica amministrazione cittadini senza la validazione dei concorsi, vedranno cadere la ghigliottina della Corte su quelle leggi che vengono decapitate all’indomani della pubblicazione delle sentenze costituzionali sulla Guri.
Stato, Regioni ed Enti locali non hanno ancora capito la portata della sentenza in esame, ma sono stati avvertiti.  

Da ora in poi, sarà dunque impossibile approvare leggi nazionali o regionali che consentano di assumere precari senza concorso perché nascerebbero col peccato originale dell’illegittimità costituzionale.
La nomina di dirigenti senza concorso nasce da un malinteso concetto di fiduciarietà personale del rapporto dirigenziale, non invece fondato sulla necessaria fiduciarietà professionale del rapporto stesso. La fiduciarietà professionale è validata solo da un concorso pubblico, in modo che si possano scegliere i migliori e con ciò si difendono i valori che l’ordinamento civile riconosce e tutela.
La tutela di tali valori, secondo la Consulta, appare irrinunciabile e pertanto nessuno può fare a meno di adoperarla.
Tutte le amministrazioni pubbliche dovranno abbandonare i criteri clientelari di nomine e assunzioni, sia per quanto riguarda i dirigenti che i dipendenti, perché il concorso è necessario anche nei casi di nuovi dipendenti già in servizio (precari). Impossibile, dunque, assumere 100.000 precari nella scuola e 80.000 in Regione e Comuni siciliani.

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