Giornalisti non indicano cause e rimedi - QdS

Giornalisti non indicano cause e rimedi

Carlo Alberto Tregua

Giornalisti non indicano cause e rimedi

venerdì 17 Aprile 2015

Schiena dritta per informare e formare

Leggiamo commenti ed editoriali sui quotidiani e ne sentiamo negli spazi televisivi di dibattito: parole, parole, parole, come cantava Mina di supporto ad Alberto Lupo. Ciò perché nella comunicazione scritta e parlata non vengono seguite le regole basilari: semplicità, sintesi, sostenibilità, capacità di ascolto, sensibilità e seduzione.
Chi parla o chi scrive dovrebbe porsi il metodo di farsi capire anche dai bambini, senza però essere superficiali o banali. Sintesi deriva da avere idee chiare che si spiegano per concetti. Ogni concetto deve essere come una freccia che colpisce l’attenzione del lettore o dell’ascoltatore senza nessuno sforzo. Gli argomenti debbono essere sostenibili, basati sull’onestà e sulla capacità di trasmettere un messaggio efficace.
Naturalmente chi scrive o chi parla alla radio o in televisione dovrebbe avere avuto la capacità di ascoltare, di leggere molto, insomma, di prepararsi adeguatamente per restare nel tema, sul binario indicato della semplicità. 

E poi c’è il requisito della sensibilità che consiste nella capacità di sdoppiarsi mentre si parla o si scrive, guardandosi da fuori per giudicarsi e verificare che la propria performance sia in linea con l’obiettivo finale. Infine, la seduzione, cioè la capacità di acquisire la simpatia dell’interlocutore (lettore o ascoltatore) cercando di convincerlo della bontà delle tesi che si esprimono, creando empatia.
Queste regolette non sono esaustive, ma costituiscono un corredo minimo per chi voglia fare il mestiere di comunicatore, giornalista o non. Poi vi è una questione di merito e cioè la capacità di analizzare i fatti, che spesso sono negativi, di fotografarli e di interpretarli. Fatto ciò bisogna procedere alla descrizione delle cause che li hanno generati, perché solo così si possono indicare i possibili rimedi o le più efficaci soluzioni.
Fra le cause, vanno individuati i comportamenti di coloro che le hanno generate, cioè i responsabili che hanno prodotto effetti positivi o negativi. In altri termini l’analista deve essere capace di usare il metro del merito per misurare le azioni di chi ha prodotto i fatti esaminati. Non è difficile quello che scriviamo, si può fare.
 

Quando si scrivono editoriali o si parla in radio e televisione con argomenti all’acqua fresca non si fa il proprio dovere e non si servono i cittadini, perché non vengono messi in luce tutti gli aspetti dei fatti che si analizzano, mentre serve un’analisi approfondita e documentata citando fonti, dati e date in modo che l’informazione rispetti i canoni etici della obiettività e della completezza.
Il compito dei giornalisti e di chi parla in radio e televisione è quello di informare e di formare, senza prevaricare, però, l’opinione pubblica. Spiegare con chiarezza, con la schiena dritta e con la testa alta, senza piegarsi a padri e padroni o ad interessi di parte, ma servendo esclusivamente l’interesse generale. Insomma, un comportamento etico dal quale chi fa un mestiere come il nostro non può derogare neanche di una virgola.
Fatta la diagnosi della malattia è nostro dovere indicare le soluzioni possibili ed attuabili, anche perché nessuno possa dire in futuro che esse non siano state segnalate chiaramente: nessuno fra i destinatari degli editoriali e nessuno fra i cittadini che costituiscono l’opinione pubblica.

Noi ci regoliamo come prima indicato perché abbiamo avuto grandi maestri di vita e professionali di cui abbiamo assorbito con umiltà gli insegnamenti. E non è nostro intendimento che i nostri scritti costituiscano insegnamenti. Per questo riteniamo che i destinatari dei nostri editoriali non debbano adombrarsi, in quanto non facciamo mai personalismi ma tentiamo di dare indicazioni costruttive, vietandoci le stupide critiche fine a sé stesse.
Nel quadro disastroso che sta vivendo la nostra meravigliosa Isola c’è bisogno che tanti giornalisti, editorialisti, presentatori di tv, radio e comunicatori vari, stiano insieme per osservare il loro compito, che è quello di fare crescere gli abitanti, facendoli diventare cittadini, veri cittadini, consapevoli dei loro doveri cui seguono i loro diritti.
È proprio il posizionamento dei doveri prima dei diritti che fa crescere la civiltà di un popolo e della sua Classe dirigente. Quella Classe dirigente che ha il dovere di controllare i responsabili delle istituzioni e partecipare ogni giorno alla vita collettiva per il suo benessere.

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