Crocetta commissariato Regione fallita - QdS

Crocetta commissariato Regione fallita

Carlo Alberto Tregua

Crocetta commissariato Regione fallita

giovedì 23 Aprile 2015

Faraone agisce da presidente in pectore

È anomalo che il presidente della Regione venga di fatto esautorato dalle sue funzioni e non abbia la dignità di dimettersi, come se non avesse amor proprio.
La delegazione del Pd siciliano, composta da Fausto Raciti, Davide Faraone, Antonello Cracolici e Baldo Gucciardi, ha incontrato direttamente il ministro Graziano Delrio a Roma, il 13 aprile scorso, giorno in cui il presidente Crocetta era nella Capitale.
Che cosa hanno concordato i vertici Pd con il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti? Una cosa inaudita: che per coprire il buco di bilancio 2014, e il conseguente buco di bilancio 2015, possano essere utilizzati i Fondi europei per la spesa corrente. Un’autentica aberrazione.
La spesa corrente serve ad alimentare ancora parassiti e privilegiati, il cui elenco abbiamo pubblicato più volte su queste colonne. è inaccettabile che i consiglieri-deputati dell’Ars continuino a rinviare il taglio delle indennità e del numero di assessori e consiglieri comunali con un danno, per il bilancio della Regione, di 48 milioni di euro l’anno.

Se le leggi 191/2009 e 148/2011 fossero state immediatamente recepite in Sicilia, dal primo gennaio del 2011 e non fermate dalla famigerata Circolare Chinnici 1/2011, la Regione avrebbe risparmiato oltre 200 milioni di euro e con le stesse risorse avrebbe potuto co-finanziare fondi Ue per quasi un miliardo, contribuendo a fronteggiare la gravissima crisi.
Il Bilancio 2015 continua a finanziare precari (comunali, Asu, Lsu, ex Pip, formazione, forestali, Sportelli multifunzionali, Consorzi di bonifica) e privilegiati come dirigenti, dipendenti e pensionati regionali che continuano a percepire compensi da favola, molto superiori dei loro colleghi statali o dipendenti di altre Regioni.
La trattativa fra Regione e sindacati per il pensionamento anticipato di dirigenti e dipendenti è del tutto ridicola. Com’è noto, infatti, la Regione non ha mai versato contributi all’Inpdap o all’Inps, cosicché paga direttamente l’assegno corrispondente. Mandare in pensione dipendenti e dirigenti non arreca nessun sollievo al bilancio regionale, perché costituisce un semplice spostamento da un capitolo all’altro della somma erogata.
 

Come si dice a Palermo, Governo e consiglieri-deputati regionali babbiano, ovvero fanno ‘a muina. Insomma, un vergognoso comportamento che prende in giro i siciliani, danneggia fortemente il milione di poveri, fra cui i 379 mila disoccupati, e centinaia di migliaia di piccoli imprenditori e artigiani, colpiti duramente dalla crisi, mentre loro continuano a godersi beatamente stipendi, emolumenti e vitalizi, infischiandosene altamente di chi sta male.
La grave situazione ha responsabili oggettivi: presidente di Regione e consiglieri-deputati, che lo hanno esautorato. Il presidente è rinchiuso in una gabbia da cui difficilmente potrà uscire se non dopo un atto di coraggio, presentando le dimissioni e mandando a casa i suoi carnefici.
Ora, la Sicilia ha bisogno di un ceto politico totalmente rinnovato, formato dai migliori propri cittadini, quelli che sono in condizione di dimostrare un curriculum professionale e lavorativo di alto profilo e che non hanno scheletri negli armadi, per cui non sono ricattabili.

Il nuovo presidente della Regione, se vogliamo rimettere in corsa l’economia e la vera assistenza sociale, dovrà essere una persona al di sopra di ogni sospetto, con forti cognizioni organizzative, amministrative e legislative, con un carattere determinato e, perché no, un certo carisma.
Non possono essere più tollerate quattro delle cinque categorie di persone elencate da Leonardo Sciascia (1921–1989) ne “Il giorno della civetta”, specie di cui il ceto politico siciliano abbonda.
Basta quaquaraqua, basta ominicchi, ora ci servono persone di primo livello capaci di guidare le istituzioni in base a valori etici, il primo dei quali è perseguire senza indugio, sempre e comunque, l’interesse generale.
Da parte del Governo, mediante l’intercessione di Faraone, è stata accordata a questo ceto politico la proroga di un anno, seppure con l’impegno che esso dovrebbe fare le riforme, che non farà mai. Doveva, invece, Faraone, far chiudere il rubinetto finanziario e portare i siciliani alle elezioni nel prossimo autunno.
Ma non è mai troppo tardi per ripensarci. Più passa il tempo, più i siciliani vengono danneggiati.

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