Sicilia come Grecia, Governo come Troika - QdS

Sicilia come Grecia, Governo come Troika

Carlo Alberto Tregua

Sicilia come Grecia, Governo come Troika

mercoledì 29 Aprile 2015

Senza riforme Regione fallita

Il parallelo fra Sicilia e Grecia non è improprio: il Paese ellenico ha 11 milioni di abitanti, distribuiti su 131.957 kmq, cinque volte la Sicilia che conta 5 milioni di abitanti. Per vent’anni governi di centro destra e centro sinistra hanno inviato all’Unione europea bilanci falsi. Per vent’anni la Regione siciliana ha redatto bilanci falsi.
Grecia e Sicilia sono ora sull’orlo del fallimento, dopo aver subito una fortissima regressione del Pil e un fortissimo aumento della disoccupazione. In Grecia vi è stata l’esplosione delle assunzioni dei dipendenti pubblici, idem in Sicilia, sia alla Regione che nei Comuni. In Grecia hanno distribuito pensioni completamente scollegate dai contributi versati e lo stesso ha fatto la Regione siciliana, che può classificarsi tranquillamente evasore, in quanto non ha mai versato i contributi previdenziali all’Inpdap, ora Inps.
In Grecia sono stati resi legali privilegi di ogni genere del ceto politico e burocratico, stessa strada percorsa dall’Assemblea regionale, che ha approvato leggi clientelari basati sul favore e sul familismo.

Finite le risorse finanziarie, Grecia e Sicilia sono con l’acqua alla gola. Nel Paese ellenico il popolo ha visto nel partito Syriza di Tsipras la soluzione dei problemi, ingannato dalle proposizioni demagogiche e fuori dalla realtà del suo leader, il quale ha proclamato ai quattro venti che dal momento della sua elezione non avrebbe più voluto avere a che fare con la Troika (Ue, Fmi, Bce).
Crocetta ha tentato in ogni modo di sganciarsi dal Governo nazionale, proclamando, anch’esso ai quattro venti, che lo Statuto autonomista rendeva la Sicilia distaccata dal centro.
Entrambi, ora, hanno dovuto calare le corna, rientrando nell’osservanza delle regole secondo le quali i debitori, che chiedono ulteriori prestiti ai creditori, devono accettare di rimettersi sui binari del rigore, abbattendo i privilegi di chiunque. Senza questa ovvia adesione alle richieste dei creditori, non possono pensare di ricevere ulteriori prestiti.
Cosicché Tsipras ha esautorato di fatto Varoufakis, il suo ministro dell’Economia, il bulletto che va in giro su grosse moto, indossando camicie a fiori (come faceva il Celeste, Roberto Formigoni).
 

Crocetta ha fatto il funambolo, presentando denunzie a raffica alla Procura della Repubblica, proclamando rotazioni dei dirigenti che poi non ci sono state, facendo la voce grossa col Governo, fine a se stessa. Tutto ciò senza lo straccio di un programma serio, che puntasse a far invertire la decrescita, verso un barlume di nuova occupazione. Per tutte, il flop del piano Garanzia giovani, naufragato per l’incompetenza e l’insufficienza di un sistema informatico affidato anch’esso a irresponsabili, però pagati profumatamente.
Il redde rationem, dunque, è arrivato. Tsipras ha delegato il viceministro Euclid Tsakalotos per i rapporti con la Troika – laureato ad Oxford e di professionalità anglosassone – il quale conosce le regole e forse potrà raggiungere un accordo per avere i sette miliardi di prestiti di cui la Grecia ha disperato bisogno.
In Sicilia, vi è di fatto il plenipotenziario del Governo, Alessandro Baccei, che ha dichiarato di avere quadrato il bilancio in approvazione da parte dell’Ars (forse), frutto di un miracolo.

Frattanto, il Governo greco ha requisito i fondi finanziari di tutti i Comuni del Paese, nonché i fondi pensione pubblici e privati, per avere qualche settimana ulteriore di fiato finanziario.
Alla Regione i fondi sono finiti, ma, nonostante ciò, non è iniziato il processo di decapitazione dei privilegi, a cominciare da quelli dell’Ars, per continuare agli altri dei dirigenti, dipendenti e pensionati regionali.
Crocetta non ha detto, come avrebbe dovuto, con onestà, che con questo bilancio non potranno essere pagate indennità a forestali e precari di ogni genere, mentre sembra che anche in Sicilia verrà applicato il contratto nazionale degli statali ed avviato il processo di decurtazione delle pensioni, al di sopra dei duemila euro lordi, e che, ricordiamo ancora, vengono erogate in maniera nettamente superiore ai contributi versati e, per ciò stesso, sono privilegi acquisiti e non diritti acquisiti.
Il baratro è davanti Grecia e Sicilia, ma si può ancora evitare. Ci vuole buon senso e la conduzione del Pater familias all’insegna del massimo valore etico di una Comunità: l’Equità.

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