Renzi rottama comunisti e gufi - QdS

Renzi rottama comunisti e gufi

Carlo Alberto Tregua

Renzi rottama comunisti e gufi

mercoledì 06 Maggio 2015

Anche in Sicilia il ballottaggio

Scrive l’Express del 9 aprile (il più importante settimanale francese) che Renzi ha imboccato la terza via de la gauche e ha aperto un cantiere de réformes impressionnantes. Ma ancora non era stata approvata la legge elettorale, Italicum, con una maggioranza superiore al 50% dei deputati: 334 voti favorevoli contro 61 contrari e tutti gli altri fuori dall’Aula.
Secondo il premio Nobel dell’Economia Jean Tirole, la più importante riforma è quella di ridurre i contratti di lavoro da 46 ad 8, cosa che sarà contrastata fortemente da sindacati e sindacatini, mentre sottolinea l’importanza del contratto a tempo indeterminato con misure crescenti.
Renzi è un socialista pragmatico, che non vuole restare nel pantano in cui centro-destra e centro-sinistra hanno tenuto il nostro Paese in questi ultimi 20 anni. La sua giovane età di quarantenne, la sua voglia di fare bene e la sua capacità di prendere decisioni, sono elementi che fanno prevedere la realizzazione delle riforme su cui il Fiorentino si è impegnato. 

Un antico e prestigioso aristocratico, deputato dell’Assemblea nazionale francese dal 1839 al 1851, è stato Alexis de Toqueville. Un uomo di centro-sinistra che aveva una visione della società senza paraocchi.
Ammirava il suo professore di storia, François Guizot, influente ministro di Louis-Philippe e autore della famosa formula: “Arricchitevi”. Sì, perché arricchirsi lavorando onestamente e pagando imposte e contributi previdenziali sino all’ultimo euro è segno di capacità e medaglia d’onore.
Magari tutti gli italiani fossero capaci di produrre ricchezza comportandosi da cittadini col loro contributo alle finanze pubbliche. Ma, d’altra parte, occorre che chi governa spenda bene le imposte incassate e soprattutto le spenda con equità, senza dedicarne una parte ai privilegiati.
Con l’approvazione della legge elettorale, del Jobs act, e di tante altre riforme più volte elencate, questo Governo ha rottamato i vecchi comunisti e i gufi, ed ora tocca alla riforma costituzionale che non dovrebbe essere soggetta ad ulteriori cambiamenti solo per accontentare i sinistri del suo partito. C’è da augurarsi che tale riforma venga approvata entro il corrente anno.
 

Nella stessa, però, c’è una gravissima omissione, e cioè non avere messo  mano all’articolo 116 della Costituzione (Statuto autonomista) che prevede la possibilità delle Regioni di legiferare in disarmonia con le leggi dello Stato e spesso anche in contrasto con le stesse. Ovviamente dovrebbe essere modificato anche il successivo articolo 117.
Lo Statuto autonomista è stato la rovina di Sicilia e Sardegna mentre è stato ben utilizzato da Valle d’Aosta, Friuli e le province autonome di Trento e Bolzano. Mentre le prime due, in questi 70 anni, si sono fortemente impoverite, le altre quattro si sono fortemente arricchite. Demeriti e meriti sono dei propri cittadini, non solo dei responsabili istituzionali del governo centrale.
Le giunte e i consigli regionali, nelle due Isole, hanno inserito continui privilegi del ceto politico e di quello burocratico, infischiandosene altamente del macroscopico aumento di disoccupazione e della forte decrescita del Pil. Questa è anche la conseguenza delle leggi elettorali che consentono di eleggere un presidente della Regione con appena il 15% degli elettori, com’è stato il caso di Crocetta. 
 
Ricordiamo che egli ha avuto il voto del 30% dei votanti che sono stati meno della metà, cioè appunto il 15%.
È tempo che l’Assemblea regionale metta mano alla legge elettorale, inserendo l’equo principio del ballottaggio a due turni, sul modello di quella per l’elezione dei sindaci. I primi due vanno in ballottaggio e viene eletto presidente chi prende sempre e comunque la metà più uno dei voti.
La legge dei sindaci ha dimostrato di funzionare e l’Italicum appena approvato funzionerà proprio perché è inserito il principio del ballottaggio tra le prime due liste, qualora la prima non raggiunga il 40% dei voti validi.
Molti hanno rimproverato a Renzi di essersi occupato della legge elettorale e della riforma costituzionale, mentre – dicevano – c’erano problemi più urgenti. Ma quando mai una Comunità può funzionare se non vi sono regole certe che consentano di far funzionare la democrazia. Con una parte che vince e una che sta all’opposizione?
Ora questa legge c’è. Evviva!

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