Ars, ddl Consigli comunali banco di prova per il Pd - QdS

Ars, ddl Consigli comunali banco di prova per il Pd

Raffaella Pessina

Ars, ddl Consigli comunali banco di prova per il Pd

giovedì 07 Maggio 2015

Era stata promessa l’approvazione entro il 30 aprile, ma è slittato. Giovanni Ardizzone: “Già nel ddl Liberi consorzi l’equiparazione statale”

PALERMO – Solamente martedì della prossima settimana si riprenderanno i lavori a Palazzo dei Normanni. Questa settimana che si sta per concludere, invece è passata senza che venisse svolta alcuna attività legislativa.
Martedì prossimo finalmente approderà in Aula uno degli stralci della finanziaria regionale appena approvata: il ddl 980 sule norme in materia di composizione dei consigli comunali e status delgi amministratori locali. In fase di esame infatti la commissione Bilancio aveva stralciato dalla Finanziaria alcuni articoli, facendoli traslocare su un nuovo disegno di legge che il presidente della commissione Nino Dina aveva assicurato “avrebbe seguito un iter parallelo a quello della legge di stabilità e avrebbe dovuto essere approvato, così come concordato anche con la presidenza dell’Ars, entro il 30 aprile prossimo”. Così invece non è stato.
In particolare il documento è diretto   ad armonizzare la normativa regionale con quella nazionale, con riferimento  sia alla composizione dei consigli comunali sia allo status degli amministratori locali. In particolare, con il comma 1 si modifica l’art. 43 della  legge regionale 15 marzo 1963, n. 16, che prevede la   composizione  numerica  dei  consigli comunali in relazione alla popolazione. L’eventuale approvazione di detta proposta comporterà di conseguenza la riduzione della composizione delle giunte. Infatti, ai sensi dell’articolo 1 della legge regionale n. 22/2008, le giunte comunali sono composte da un numero di assessori individuato dagli Statuti in misura comunque non superiore al 20 per cento dei componenti del consiglio. Con il comma 2 si provvede a modificare l’articolo 33  della legge  8 giugno 1990, n. 142, come introdotto dall’articolo  1,  comma 1, lettera  e), della legge regionale 11 dicembre 1991, n. 48 e successive modifiche ed integrazioni, al fine  del coordinamento della disciplina relativa alla composizione delle giunte.
Ma il presidente dell’Ars, Giovanni Ardizzone, già a gennaio aveva contestato il piano: “Non si può pensare di risolvere i problemi della Sicilia tagliando le indennità degli amministratori locali, per altro non così alte come si vuol far credere. Meglio evitare di confondere l’opinione pubblica, aumentando ancora di più la distanza tra cittadini e politica”.
Per Ardizzone “la vera scommessa è rendere efficiente il sistema delle autonomie locali”. Il presidente dell’Ars ha ricordato inoltre che “nel disegno di legge predisposto dagli uffici della presidenza dell’Ars in materia di liberi consorzi comunali e città metropolitane, l’articolo 22 ha già previsto l’equiparazione dello status degli amministratori locali siciliani a quello del resto d’Italia”. Il ddl 980 è di matrice Pd a firma Anthony Barbagallo e dalla discussione in Aula di martedì prossimo si potrà capire se all’interno del Pd regionale si è trovata la quadra per mantenere l’unità che sembra persa anche a livello nazionale.

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