Sicilia, i cittadini tornano al voto. Un diritto sempre più ignorato - QdS

Sicilia, i cittadini tornano al voto. Un diritto sempre più ignorato

Chiara Borzi

Sicilia, i cittadini tornano al voto. Un diritto sempre più ignorato

venerdì 15 Maggio 2015

Dal 2012 il vero partito vincitore è l’astensionismo. A Palermo la minore partecipazione (63,2%). Il 31 maggio elezioni in 53 Comuni, sulla carta la disaffezione è il candidato più forte

PALERMO – Per 53 comuni siciliani il 31 maggio e l’1 giugno saranno giorni di elezioni comunali. Si vota in tutte le province dell’Isola quindi ad Agrigento, Caltanissetta, Catania, Enna, Messina, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani. Sebbene la scelta da fare attraverso e grazie al voto sia fondamentale per il futuro di ogni singolo territorio, in Sicilia la percentuale di partecipanti alle elezioni comunali sopra i 18 anni non raggiunge quote altissime. Nell’Isola si partecipa poco.
 
Negli ultimi 10 anni la percentuale dei votanti è oscillata oltre il 75 per cento, con picchi del 78 per cento raggiunti a Messina nel 2005, ma tra il 2012 e il 2014 si è registrato un calo della partecipazione sotto addirittura il 70 per cento. Il primo segnale di decrescita si era registrato nel 2008 a Catania, quando parteciparono alle elezioni amministrative il 68,2 per cento degli aventi diritto. Negli anni successivi nelle province di Caltanissetta ed Enna la percentuale si era fermata rispettivamente al 70,2 (Caltanissetta nel 2009) e 71,2 per cento (Enna nel 2010) e a questo aumento ne seguì uno ulteriore portato dalla provincia di Ragusa, dove votarono alle comunali il 72 per cento dei cittadini con diritto al voto.
 
Come anticipato, tra il 2012, il 2013 e il 2014 si sono registrate in Sicilia le percentuali di partecipazioni più basse degli ultimi 10 anni. Eccezione fatta per Agrigento, in cui nel 2012 votarono oltre il 72 per cento dei cittadini con diritto, a Trapani e Palermo votarono invece il 64,6 per cento e 63,2 per cento. Nel 2013 nella provincia di Messina votarono alle comunali il 70,2 per cento degli aventi diritto, ma nello stesso anno nelle province di Catania, Ragusa e Siracusa votarono rispettivamente il 63,3 per cento, il 63,5 per cento e il 66,2 per cento dei cittadini. Unica votazione del 2014 è avvenuta nella provincia di Caltanissetta e anche in questo caso la percentuale di votanti è stata di poco superiore al 60 per cento, pari al 64 per cento.
La provincia in cui si è votato meno nelle ultime campagne elettorali è stata Catania, con il 68 per cento dei votanti nel 2008 e ancora meno, il 63,3 per cento, nel 2013. La flessione più d’impatto si è invece registrata a Ragusa dove in tre tornate elettorali hanno votato quasi il 10 per cento dei cittadini in meno. Dal 74 per cento dei votanti del 2006 si è scesi al 72 per cento del 2011 fino al 63,5 per cento del 2013. Un trend simile può essere registrato anche per la provincia di Siracusa. Anche qui durante le ultime tornate elettorale si è susseguito un calo dei votanti. Nel 2004 sono stati il 77 per cento, nel 2008 il 70,6 per cento e nel 2013 il 66,2 per cento. È rimasta costantemente sopra il 70 per cento la percentuale di partecipazione alle elezioni comunali dei cittadini aventi diritto a Messina. Anche in questo territorio si è registrato un calo durante la tornata del 2013, ma dal 2005 non si scende sotto la soglia del 70 per cento. Nel 2005 votarono qui il 78 per cento dei cittadini con diritto al voto, nel 2008 oltre il 75 per cento, nel 2013 appena il 70 per cento.
Sono infine da registrare in calo le partecipazioni anche nelle province di Trapani e Palermo. Negli ultimi 10 anni ci sono state due sole tornate di elezioni comunali, entrambe nello stesso anno, il 2007 e il 2012, ed entrambe hanno fatto segnale una diminuzione dei votanti. Nel 2007 si sono recati ai seggi il 71,8 per cento dei cittadini con diritto in entrambe le province, nel 2012, invece, votarono il 64,6 per cento a Trapani e il 63,2 a Palermo.
Le percentuali siciliane parlano e destano un campanello d’allarme. In regione manca partecipazione politica, un campo evidentemente sfiduciato dai cittadini, ma che rimane fondamentale.

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