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Messina – Con la Cosap triplicata nel 2011 attività scoraggiate e meno entrate

Lina Bruno

Messina – Con la Cosap triplicata nel 2011 attività scoraggiate e meno entrate

sabato 30 Maggio 2015

A marzo il via alla rateizzazione del canone occupazione spazi e aree pubbliche, ma il problema è rimasto. In aumento gli esercizi commerciali costretti a chiudere soprattutto in centro

MESSINA – Il suolo pubblico e la sua occupazione continua ad essere al centro di un dibattito senza fine in attesa delle modifiche al regolamento del 2011 avversato ormai in modo generalizzato, da consiglieri, comunali e circoscrizionali e ovviamente  dalle Associazioni di categoria.
Con la delibera approvata dall’allora Giunta retta da Giuseppe Buzzanca i canoni a carico dei commercianti che utilizzano spazi pubblici furono triplicati. A marzo l’attuale Amministrazione per venire incontro alle richieste delle categorie imprenditoriali approvò la delibera di Giunta che autorizzava la stipula di accordi di rateizzazione per i crediti vantati dal dipartimento Demanio, Patrimonio ed Espropriazione.
Sostanzialmente si è concesso ai titolari di esercizi commerciali di “effettuare i pagamenti per le somme dovute a titolo di canoni, indennità e sanzioni, in applicazione del regolamento Cosap (Canone per l’occupazione di spazi ed aree pubbliche) vigente, in nove anni, e comunque entro il 2023, con una rata semestrale minima di duemila euro o annuale  di quattromila euro”. “Rimaniamo perplessi sulla parte del regolamento Cosap, – aveva detto Caterina Mendolia, direttore dellAssociazione imprenditoriale – che induce al riconoscimento del debito e quindi va modificata per venire incontro agli esercenti che prima del 2011 hanno stipulato un contratto con il Comune che faceva riferimento a canoni nettamente inferiori. L’accesso alla rateizzazione equivale al riconoscimento del debito e quindi preclude la possibilità per lesercente di intentare eventuali azioni legali. I commercianti dovrebbero  pagare il debito, – sottolinea Mendolia – sulla base di una rimodulazione dei canoni che tenga conto delle cifre in essere al momento della stipula del contratto di concessione e che metterebbe anche al riparo l’Amministrazione dal rischio di ulteriori contenziosi”.
Questione centrale quindi resta il famoso regolamento che non si riesce a modificare evidentemente perché qualsiasi previsione di riduzione si scontrerebbe con una diminuzione della previsione di entrate che le casse di Palazzo Zanca non si possono permettere.
“I fatti hanno dimostrato come applicando canoni triplicati non si è risolto il problema delle entrate, – dice il consigliere comunale Daniele Zuccarello – anzi si è innescato un meccanismo che ha scoraggiato qualsiasi ulteriore attività ed ha causato un minor gettito per le casse di Palazzo Zanca”.
Il rappresentante dei Progressisti democratici ricorda di avere ripetutamente presentato delle proposte di modifica del regolamento Cosap mentre a gennaio il Cga ha accolto il ricorso presentato dai commercianti che contestavano gli aumenti spropositati.
Ma ovviamente il ragioniere generale Antonio Cama non darebbe mai un parere favorevole ad una delibera che potrebbe minare il Piano di Riequilibrio. Serve allora che il Dipartimento Patrimonio si attivi per fornire dati di supporto.
“Serve un monitoraggio da allegare alla richiesta della riduzione dei canoni – dice Zuccarello – che indichi, dal 2012 al 2014, quanto si è incassato per la Cosap e poi si raffronti questo dato con quello degli anni precedenti il 2011. Basterà vedere quanti, a fronte di un canone triplicato, hanno rinunciato oppure non hanno pagato o quanti nuovi esercizi, rispetto a quelli già censiti, hanno presentato istanza”.

Il dirigente del Dipartimento Patrimonio, Natale Castronovo
, non sembra però avere tra le priorità le tematiche dell’occupazione suolo e in ogni caso l’Amministrazione non ha mai dato indirizzi che puntassero ad approfondire tutte le dinamiche  relative alle concessioni. La crisi nel settore in ogni caso non si arresta e aumentano gli esercizi commerciali costretti a chiudere specialmente nelle zone centrali della città. “Bisogna incentivare quelle politiche – propone Zuccarello – che considerano l’esercente non un nemico ma una risorsa per lo sviluppo e l’occupazione adottando ad esempio forme di sgravi fiscali nei confronti di quei proprietari di immobili che acconsentano di affittare i locali a prezzi agevolati”.

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