Dimezzare i costi politici e burocratici - QdS

Dimezzare i costi politici e burocratici

Carlo Alberto Tregua

Dimezzare i costi politici e burocratici

mercoledì 03 Giugno 2015

Aumento patologico degli astensionisti

La revisione della spesa è partita nel 2007 con il Governo presieduto da Romano Prodi, ministro dell’Economia Tommaso Padoa Schioppa. Un oggetto misterioso che nessuno aveva capito. Ma dal 2007, non solo la spesa pubblica corrente primaria (cattiva) non si è ridotta, ma è salita di ben 107,2 miliardi di euro, mentre la spesa per investimenti (buona) è scesa di 9,2 miliardi.
L’aumento della spesa cattiva si è dovuto compensare con quello della pressione fiscale, con la conseguente depressione dell’economia e l’aumento della disoccupazione.
Vero è che la crisi internazionale ha avuto un peso in questo scenario, ma la perdita dell’8,2% del Prodotto interno lordo in sette anni non può essere imputato interamente a essa.
Nel 2015 la spesa pubblica complessiva è di 827 miliardi, oltre metà del Pil, che beneficia però del calo di interessi sul debito intorno a 70 miliardi contro i 75 dell’anno precedente.

Dunque, la diminuzione di spesa per interessi è stata fortemente superata dall’aumento della spesa corrente (cattiva). Questo è il nocciolo della questione: occorre tagliare i costi della burocrazia e, con essi, i costi della politica.
Vi sono diecimila sedi ministeriali, dice Carlo Cottarelli, ex commissario per la Revisione della spesa, chiamata Spending review. Vi sono diecimila partecipate pubbliche che perdono oltre 20 miliardi l’anno, afferma sempre Cottarelli. L’impiego pubblico è stato utilizzato, in questi 30 anni, come ammortizzatore sociale, facendo entrare cani e porci senza lo sbarramento costituzionale che è il concorso pubblico.
La Bestia burocratica è il maggior freno per la ripresa economica e l’aumento dell’occupazione, perché interferisce in tutte le iniziative mentre dovrebbe essere un motore per favorirle.
Nella spesa pubblica, una voce enorme è portata dalle pensioni, che ammontano a 216 miliardi, quasi 18 miliardi al mese. Una parte di esse è sacrosanta, perché maturata con i sacrifici di dirigenti e dipendenti che hanno versato i contributi su cui è stato calcolato l’assegno. Ma un’altra parte è formata da pensionati privilegiati che godono di un assegno sproporzionato ai contributi versati.
 

L’Inps ha calcolato che se si approvasse una legge costituzionale (non potrebbe essere una legge ordinaria) con cui si provvedesse a revisionare indistintamente tutte le pensioni con il metodo contributivo, lo Stato risparmierebbe ben 46 miliardi su 216.
Ciò significa che vi è una Casta di cittadini privilegiati che, per una parte dei loro assegni, vive parassitariamente assorbendo denaro pubblico che non gli compete.
Questa è una grave iniquità, perché a fronte della maggioranza di pensionati ve n’è una minoranza che aspira risorse senza averne titolo.
L’iniquità è ancora maggiore ove si pensi che tutti questi pensionati-privilegiati stanno rubando i contributi di giovani e meno giovani che oggi, lavorando, non sanno se alla fine del loro percorso attivo potranno riscuotere la meritata pensione.
Non sappiamo se i politicanti, fra cui ve ne sono tantissimi onesti e capaci, saranno in grado di varare la riforma radicale indicata che faccia equità. Essa è altamente auspicabile.

Fra i pensionati privilegiati vi sono gli ex parlamentari, che a fronte di un euro di contributo versato ne percepiscono fra sette e otto volte. Non parliamo dell’altra Casta, i burocrati, alti e medi, anch’essi privilegiati, che per ogni euro di contributo versato percepiscono pensioni tre-quattro volte superiori.
La Malabestia, cioè tutta la burocrazia, è piena di inefficienze e di sprechi, perché in essa mancano i valori di merito e responsabilità, secondo cui ognuno deve percepire meno di quello che dà e rispondere della propria attività, misurabile dai risultati conseguiti.
Sempre secondo Cottarelli, il taglio di sprechi e disfunzioni comporterebbe un ulteriore risparmio di oltre 30 miliardi l’anno.
Se si risparmiassero, dunque, 46 miliardi di pensioni non dovute e 30 miliardi di sprechi vi sarebbe a disposizione un’enorme risorsa finanziaria da destinare agli investimenti, con cui creare centinaia di migliaia di posti di lavoro, anche con l’apertura di cantieri per infrastrutture di cui il territorio ha urgente bisogno.
L’aumento degli astensionisti è patologico, ma legittima la forte protesta contro egoisti e parassiti, cioè politici e burocrati.

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