Mafia Capitale, 44 arresti per corruzione e tangenti - QdS

Mafia Capitale, 44 arresti per corruzione e tangenti

Patrizia Penna

Mafia Capitale, 44 arresti per corruzione e tangenti

venerdì 05 Giugno 2015

Al centro dell’inchiesta il business legato ai centri di accoglienza per migranti

ROMA – Che la legalità nella Pubblica amministrazione fosse un’emergenza, e dunque qualcosa di più di una semplice priorità, era già noto. Tuttavia, lo scandalo di “Mafia Capitale” scoppiato in queste ore, sembra confermare la mancanza di una reale cognizione del fenomeno corruttivo dilagante nel nostro Paese.
La scoperta da parte delle forze dell’ordine di un business legato ai flussi migratori e alla gestione dei campi di accoglienza per migranti, ha prodotto oggi qualcosa come 44 arresti in tutta Italia tra Sicilia, Lazio, Emilia Romagna e Abruzzo. Quarantotto in tutto gli indagati nell’ordinanza di 428 pagine firmata dal gip di Roma Flavia Costantini per accuse che vanno dall’associazione di tipo mafioso, alla corruzione, turbativa d’asta, false fatturazioni fino ad arrivare al trasferimento fraudolento di valori, con l’aggravante delle modalità mafiose.
“Dalla Procura un lavoro importante e utile per fare chiarezza e rafforzare la legalità nella Pubblica Amministrazione. Da parte nostra, in Regione, in questi due anni, abbiamo fatto di tutto per governare bene, rafforzando la legalità e la trasparenza. Andremo avanti così, sempre più determinati”. Lo ha dichiarato in una nota il presidente della Regione Lazio, Nicola Zingaretti, commentando la seconda tranche dell’inchiesta su Mafia Capitale che ha nuovamente messo a dura prova la fiducia che i cittadini ripongono nelle istituzioni.
Dalle carte emerge il ruolo centrale di Salvatore Buzzi e delle società cooperative a lui riconducibili. Parlando con Massimo Carminati, l’ex terrorista dei Nar in carcere dallo scorso dicembre a capo dell’organizzazione mafiosa  che gestiva il business dei campi di accoglienza per migranti, gli dice che i consiglieri comunali dovevano stare ai loro ordini poiché vengono pagati e, pertanto, devono rispettare gli accordi perché “se non rispetti gli accordi, lo sai da dove vengo”.
Facendo riferimento alla “forza intimidatrice dell’associazione”, il gip Flavia Costantini scrive nell’ordinanza che “le successive acquisizioni investigative hanno consentito di corroborare il quadro probatorio, con specifico riferimento all’estrinsecazione da parte di Salvatore Buzzi di potere esercitare all’interno dell’amministrazione comunale capitolina, una coercizione fondata su rapporti di tipo corruttivo”.
“Siamo davanti ad un sistema di collusione e corruzione inquietante, che ha varcato ogni limite e ha rivelato ciò che tutti sanno da tempo: un sistema che ha potuto esistere e consolidarsi solo nella commistione forte con la politica. È evidente quindi che c’è troppa politica che ha fatto finta di non vedere sia le opacità nell’assegnazione degli appalti sia lo smantellamento di servizi”. Questo il commento di Libera dopo il nuovo capitolo di Mafia Capitale. “Quella che si è scoperta e che si sta scoprendo a Roma ‘non è mafia con la lupara’, – si aggiunge – ma uno dei volti della moderna criminalità organizzata, che dimostra oggi più che mai come corruzione e mafia siano due facce della stessa medaglia”.
Da più parti si è levata a gran voce la richiesta di dimissioni del sindaco Ignazio Marino che di tirarsi indietro non ne vuol sentire neanche parlare:  “Sono estremamente felice e orgoglioso del lavoro del procuratore Giuseppe Pignatone  – ha detto – il quale, dal suo punto di vista, sta svolgendo lo stesso tipo di compito che noi stiamo svolgendo nell’amministrazione”. E ancora: “Credo che la politica nel passato abbia dato un cattivo esempio. Oggi, sia in Campidoglio sia in alcune aree strategicamente molto toccate come Ostia, abbiamo persone perbene che vogliono ridare la qualità di vita e tutti i diritti e la dignità che la Capitale d’Italia merita”.
“Gli ultimi sviluppi delle indagini su Mafia Capitale mettono a nudo la preoccupante profondità dei condizionamenti che l’organizzazione mafiosa guidata da Carminati esercitava su più fronti e a più livelli di responsabilità politica e amministrativa.
 
Il quadro di corruzione e malaffare, con il suo corollario di tangenti, favori illeciti e scambio politico elettorale, interessa appalti rilevanti che vanno dalla gestione dell’emergenza immigrati alla sanità alla raccolta differenziata e a una molteplicità di servizi pubblici e mostra una gravissima subalternità di esponenti delle istituzioni locali agli interessi criminali”. è questo il commento del Presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi dopo la pubblicazione dei nuovi atti relativi all’inchiesta Mafia Capitale.
“Quanto sta emergendo – ha concluso il Presidente dell’Antimafia – interpella la politica sulla sua capacità di prevenire e colpire, prima della magistratura, le pratiche corruttive che piegano le istituzioni agli interessi personali e mortificano l`etica pubblica”.

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