Prestazioni sociali, al Sud servizi-fantasma - QdS

Prestazioni sociali, al Sud servizi-fantasma

Serena Giovanna Grasso

Prestazioni sociali, al Sud servizi-fantasma

mercoledì 10 Giugno 2015

Istat: le risorse destinate al welfare in Sicilia equivalgono a 75 € per abitante, 40 € meno della media italiana. Il 65,4% della popolazione meridionale e insulare teme ulteriori riduzioni

PALERMO – In tempi critici come quelli odierni, una sorta di cuscinetto, o per meglio dire ammortizzatore che attutisce le varie tipologie di difficoltà, impedendo di precipitare verso il baratro, è offerto dalle prestazioni e contributi del welfare. In tale contesto, la spesa per l’assistenza sociale erogata dai comuni, singolarmente o in forma associata, rappresenta una componente importante del sistema di welfare. Secondo i dati diffusi dall’Istituto di statistica nazionale all’interno del rapporto Noi Italia 2015, il valore assoluto della spesa sociale gestita a livello locale nel 2013 è ammontato a 7 miliardi di euro. Nel confronto con l’anno precedente la spesa sociale dei comuni è diminuita dell’1,4%.
 
Eppure, anche quest’ambito è contraddistinto da persistenti differenze che oppongono una parte all’altra del Paese, continuando a danneggiare la già svantaggiata Italia insulare e meridionale. Infatti, tutti gli enti locali meridionali, a eccezione unicamente della Sardegna, impiegano somme nettamente minori rispetto al valore medio nazionale. Proprio la nostra regione impiega mediamente in tali prestazioni appena 75 euro per persona, esattamente 40 euro in meno rispetto alla media nazionale (115,70 euro). Mentre ai piani alti della classifica ritroviamo tutte le regioni settentrionali guidate dalla Provincia autonoma di Trento (285,5 euro).
 
Nella seconda parte della classifica, con valori inferiori alla media nazionale, ritroviamo oltre alle regioni meridionali anche il Veneto (110,2 euro), Marche (108,3 euro) e Umbria (88,1 euro). Ritornando sull’esempio particolarmente positivo offerto dalla Sardegna, specifichiamo che la spesa per abitante ammonta a 218,6 euro, ovvero quasi il triplo rispetto a quanto avviene nell’Isola.
Altamente ingannevole è la classifica stilata dall’Istat che esamina la spesa per interventi e servizi sociali nei Comuni regione per regione in rapporto al Pil. Infatti, in tale contesto l’Isola si colloca a metà classifica, precisamente all’undicesimo posto, con una spesa pari allo 0,45% del Pil. Purtroppo una tale collocazione relativamente elevata non sta a significare che in Sicilia si spenda di più in servizi, come d’altronde abbiamo già rilevato, ma semplicemente il prodotto interno lordo estremamente contenuto fa schizzare in alto l’incidenza.
Addirittura, nella medesima graduatoria la Lombardia si colloca in quattordicesima posizione, tre posti dopo l’Isola, con una spesa pari allo 0,37% del Pil; proprio la regione meneghina che spende 124,3 euro per abitante, somma superiore rispetto al valore nazionale. Dunque, è di tutta evidenza rilevare le relatività di tale graduatoria.
In Sicilia la quota più consistente di servizi, di conseguenza di risorse investite, si concentra sulle famiglie con minori (44,5%), seguono i disabili (27%). Ironia della sorte vuole che solo il 6,7% delle risorse siano impegnate a sostegno della povertà; proprio nella regione in cui quasi una persona su due è in stato di povertà o a rischio.
Infine rileviamo come tali consistenti disparità facciano temere una riduzione della copertura pubblica del welfare. Secondo quanto rilevato dal rapporto “L’economia italiana a-ciclica” pubblicato lo scorso 3 giugno dal Censis, il 65,4% della popolazione meridionale ed insulare è fermamente convinto che il sistema subirà dei rilevanti tagli. Solo il 21,7% confida in una sostanziale stabilità della copertura ed un bel più risicato 12,9% crede in un ampliamento.

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