A Fra’, che te serve? Sprechi e non rigore - QdS

A Fra’, che te serve? Sprechi e non rigore

Carlo Alberto Tregua

A Fra’, che te serve? Sprechi e non rigore

martedì 16 Giugno 2015

Tagliare Malapianta e Malabestia

L’allora ministro della Marina mercantile, Franco Evangelisti (era il 1980) raccontò che un imprenditore, quando lo incontrava, lo salutava con la seguente frase, che rimase celebre: a Fra’, che te serve?
Così funzionavano le cose 35 anni fa e, com’è sotto gli occhi di tutti, le cose funzionano ancora nella stessa maniera. Ma con un’importante differenza.
Mentre negli anni Ottanta e Novanta l’economia andava bene e riusciva a coprire sprechi e corruzione, dall’entrata dell’Italia nell’Euro (1 gennaio 2001) vi è stato un peggioramento graduale ma continuo, accentuato dalla gravissima crisi finanziaria partita dagli Stati Uniti, che via via si è diffusa in Europa e in altre parti del mondo.
La crisi, però, non ha investito due grandi Paesi asiatici quali Cina e India che, nello stesso periodo, hanno avuto una crescita impetuosa del Pil, in alcuni anni anche a due cifre. I due Paesi sono diventati fortemente attrattivi per gli investitori di tutto il mondo, che fanno a gara per insediarvi attività economiche, imprese manifatturiere, industrie automobilistiche, aziende del lusso.

Nel nostro Paese, invece, negli ultimi sette anni, il Pil è retrocesso di 8,2 punti, pari a oltre centoventi miliardi. Il passo del gambero del Pil ha avuto come conseguenza l’aumento della disoccupazione, che ha toccato quest’anno la punta record del 13% con 3,5 milioni di disoccupati e 10 milioni di poveri.
L’Unione europea ha imposto all’Italia rigore, chiedendo riforme che rendessero efficiente la Pubblica amministrazione, taglio di enormi sprechi, riduzione dei costi della politica, razionalizzazione delle pensioni, controllo più efficace sul sistema bancario, che si È riempito di titoli tossici sottraendo risorse alla sua funzione principale che è quella di prestare soldi a imprese e cittadini. Ciò è sotto gli occhi di tutti.
Non si è trattato, dunque, solamente di crisi importata, ma di un’assenza di rigore nel controllare la spesa pubblica, cioè quella corrente (cattiva), che negli stessi sette anni è aumentata di ben 107 miliardi.
In questo quadro, la corruzione latente è esplosa perché si è allargata via via a fasce più basse.
 

Gli scandali di Mafia Capitale, Mose e le infiltrazioni in Expo sono soltanto gli ultimi portati a galla da Magistratura e Guardia di Finanza, che compiono un’azione benemerita per tentare di sradicare la Malapianta della corruzione, anche se quantitativamente non sono in condizioni di debellarla, generalizzata com’è.
La corruzione dilagante non è stata contrastata dalla politica, dalla burocrazia e nemmeno dalla Classe dirigente. Ognuno ha badato al proprio orticello, ritenendo erroneamente che la Cosa comune non gli appartenesse e così venendo meno ai principi etici che devono supportare l’azione politica e burocratica.
La Classe dirigente, dal suo canto, si è occupata dei propri affari venendo meno al dovere di traino dell’intera società e con esso al necessario controllo che deve essere esercitato continuamente sui responsabili delle istituzioni.
Il controllo attraverso il voto è del tutto insufficiente, perché fra uno e l’altro vi sono periodi anche di cinque anni, nel corso del quale vengono commesse le più aberranti nefandezze economico-sociali.

Cosicché, la Malabestia burocratica e la corruzione hanno eroso il tessuto economico e quello sociale.
La via imposta dall’Unione europea, subita dal Governo Berlusconi con la firma della famosa lettera di impegno del 2011 e le successive dimissioni dell’ex Cavaliere; l’impegno proseguito dal Governo Monti, che ha fatto la notevole riforma Fornero con cui è stato messo in equilibrio il sistema pensionistico italiano, ma poi non ha proseguito nel taglio della spesa pubblica; la blanda azione del Governo Letta, che ha galleggiato per dieci mesi hanno portato il Paese allo stremo.
Il Governo di Matteo Renzi ha subito cercato di dare una svolta a questa situazione, ma ha trovato ostacoli molto alti nella sinistra radicale, anche interna al suo partito, che spinge per il continuo aumento della spesa corrente (cattiva), infischiandosene dell’equilibrio dei conti e del pareggio di bilancio, peraltro previsto dal comma 4 dell’art. 81 della Costituzione, votato da quasi tutti i partiti sotto il Governo Monti.
Ora bisogna sradicare la Malapianta e ingabbiare la Malabestia.

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