Mafia, assegnata alla Regione "prigione" del piccolo Di Matteo - QdS

Mafia, assegnata alla Regione “prigione” del piccolo Di Matteo

redazione

Mafia, assegnata alla Regione “prigione” del piccolo Di Matteo

giovedì 25 Giugno 2015

Alla prefettura di Caltanissetta cerimonia di consegna dei beni confiscati ad Antonio Scozzali. Stabilita la concessione temporanea al Consorzio per la legalità e lo sviluppo

CALTANISSETTA – Cerimonia di consegna alla prefettura di Caltanissetta dei beni confiscati ad Antonio Scozzali, nel Comune di Vallelunga Pratameno. Uno degli immobili era stato trasformato dalla mafia in una delle ‘prigioni’ del piccolo Giuseppe Di Matteo, strangolato e sciolto nell’acido per punire la scelta del padre Santino di collaborare con la giustizia. Tra i presenti, la presidente della Commissione parlamentare antimafia Rosi Bindi e il prefetto Umberto Postiglione, capo dell’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni confiscati.
La Regione ha contestualmente stabilito la concessione temporanea del bene al Consorzio per la legalità e lo sviluppo che lo destinerà a un uso produttivo. “Quello di oggi è un importante tassello che si aggiunge a un percorso di legalità fortemente voluto da questo governo”, ha detto la vicepresidente della Regione Mariella Lo Bello.
“La consegna di questa villa al Consorzio Sviluppo e legalità assume un’importanza particolare perché proprio in quel luogo il piccolo Di Matteo trascorse un periodo della sua lunga prigionia mentre diventava grande”, ha detto Bindi, che ha aggiunto: “Dedico la consegna di questo bene appartenuto alla mafia, non solo alla famiglia del piccolo Di Matteo, ma anche a tutti i giovani e soprattutto ai minori vittime delle mafie. Che la mafia non uccide i bambini – ha sottolineato – è una menzogna. La mafia non ha codici, non ha regole, la ferocia non ha confini. Ai minori vittime della ferocia va questa intitolazione ma anche a coloro che rimangono affascinati dalla mafie e perciò reclutati. A quei minori che vivono in periferia e che crescono nel mito della mafia, a coloro che pensano che lo Stato li tradisce e la mafia gli garantisce un futuro. Da questo deve nascere un impegno sul settore della giustizia ma che chiama in causa tutte le istituzioni. Prendiamoci l’impegno di pensare al nostro Paese a partire dai nostri ragazzi”, ha invitato la presidente della commissione Antimafia, che ha concluso: “La responsabilità è di tutti ma in particolare della politica. Come commissione vogliamo essere la spina nel fianco di tutte le istituzioni. Chiama in causa il governo nazionale ma chiama in causa tutti. Spero che presto, quando tutti avranno deciso, si avrà una nuova riforma. Un enorme patrimonio è già stato sottratto ma altri beni devono ancora essere consegnati”

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