Il sindacato in balìa della Funzione pubblica - QdS

Il sindacato in balìa della Funzione pubblica

Carlo Alberto Tregua

Il sindacato in balìa della Funzione pubblica

sabato 27 Giugno 2015

Disoccupati allo sbaraglio

è vero, il sindacato difende i propri associati dai quali preleva sugli stipendi una quota mensile, che viene accreditata nei conti bancari dello stesso. Quindi, automaticamente e senza bisogno di rinnovo annuale.
Si tratta di un’anomalia perché l’assenso del dipendente dovrebbe essere rinnovato anno per anno. Questo fatto dovrebbe essere stabilito per legge, non solo per i sindacati, ma per qualunque altra associazione.
Le organizzazioni che rappresentano i lavoratori – lo dice la parola stessa – non rappresentano i disoccupati, i quali non hanno alcun soggetto collettivo che porti le loro istanze nei palazzi governativi, regionali e comunali.
Peraltro, com’è evidente, l’occupazione non si produce con leggi, né con atti burocratici. L’occupazione aumenta se l’economia marcia; l’economia marcia se le imprese sono attive e vitali. Ma le azioni di governo degli ultimi decenni sono andate contro le imprese, le hanno subissate di adempimenti, frastornate in ogni modo e non hanno pagato le fatture in tempi europei.

Dentro i sindacati vi è una categoria numericamente minoritaria: la Funzione pubblica, quella che rappresenta i dipendenti del pubblico impiego. Poi vi sono diverse associazioni che rappresentano i dirigenti dei diversi livelli.
Pur essendo fortemente minoritaria, la Funzione pubblica ha un peso preponderante con il quale impedisce che si diffonda il principio di equità, in modo che tutti i rappresentati abbiano pari diritti e pari doveri.
Una grande stonatura riguarda l’orario di lavoro. Tutti i dipendenti del settore privato lavorano mediamente 40 ore settimanali, mentre tutti i dipendenti pubblici ne lavorano 36. La differenza non è solo quantitativa, perché i dipendenti privati lavorano effettivamente 40 ore settimanali, quelli pubblici, invece, adottano il motto arrivo tardi, ma in compenso esco presto. Senza contare le uscite alla chetichella per fare la spesa, andare dal parrucchiere o sbrigarsi affari privati.
È vero che ci sono i tornelli e gli orologi. Eppure le inchieste di magistratura e Forze dell’ordine hanno messo a nudo abusi di ogni genere, mai sanzionati dai dirigenti che hanno la coda di paglia.
 

C’è una seconda discrasia all’interno dei sindacati e riguarda l’assegno pensionistico. Tutti i pensionati pubblici percepiscono un assegno nettamente superiore a quello cui avrebbero diritto, perché sproporzionato ai contributi versati. Pochi  pensionati privati sono altrettanto privilegiati.
Equità vorrebbe che i sindacati promuovessero un’azione per livellare indistintamente tutti gli assegni pensionistici, ricalcolandoli in base ai contributi versati.
Secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri, se si effettuasse il citato ricalcolo, emergerebbe un risparmio di ben 46 miliardi l’anno.
Vero è che chi percepisce indebitamente più di quanto gli spetta dovrebbe ridimensionare il proprio tenore di vita, ma è anche vero che riversando i 46 miliardi sul mercato si creerebbero 300 mila posti di lavoro, portando così un ausilio ai disoccupati, non rappresentati e che perciò rimangono tali.

I sindacati, che intraprendessero quest’azione di equità, contribuirebbero a migliorare la posizione di chi non ha lavoro, a mettere sullo stesso piano i propri pensionati iscritti e a dare un esempio di comportamento moralmente ineccepibile di cui tutta la Comunità ha bisogno.
Le osservazioni riguardanti il benaltruismo le abbiamo trattate e le andiamo trattando in editoriali e inchieste. Eliminare il privilegio citato, oltre all’abuso della Legge 104/92 (assistenza ai parenti ammalati), potrebbe essere un elemento per rimettere ordine al sistema italiano scassato da tanti privilegi e, soprattutto, dalla dilagante corruzione.
La corruzione si combatte con la trasparenza, ha affermato Raffaele Cantone, presidente dell’Anticorruzione, nel forum pubblicato il 21 aprile scorso, e con la concorrenza, come ha affermato Giovanni Pitruzzella, presidente dell’Antitrust, nel forum pubblicato il 14 dicembre 2013.
Tutte le parti sociali devono contribuire a rimettere ordine al sistema Italia. Nessuno può tirarsene fuori.

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