Affidare gli appalti a Magistrati e GdF - QdS

Affidare gli appalti a Magistrati e GdF

Carlo Alberto Tregua

Affidare gli appalti a Magistrati e GdF

mercoledì 01 Luglio 2015

L’emergenza produce corruzione

Gli ultimi scandali che hanno scosso l’immagine dell’Italia anche a livello internazionale – Mose, Expo, Mafia Capitale – sono conseguenza di una cattiva legge vigente, di una cattiva gestione degli appalti e della continua emergenza.
La legge vigente è stata ora modificata mutuandola da quella europea. Il testo è stato già approvato dalla commissione competente e dall’aula del Senato, quasi all’unanimità. Deve ricevere l’ultima validazione dalla Camera, verosimilmente entro il mese di luglio.
La nuova legge, appena entrerà in vigore, ha eliminato tante storture dalla precedente, tra cui il massimo ribasso, ribadendo il principio che bisogna tenere conto della qualità delle opere e dei servizi forniti.
Un altro punto qualificante è avere inserito il principio ineccepibile che la corruzione si lotta con la trasparenza. Trasparenza vuol dire che tutti i cittadini hanno il diritto di sapere, per sapere debbono conoscere, per conoscere debbono ricevere tutte le informazioni relative alle attività della Pubblica amministrazione.

E’ vero che le informazioni cominciano a fare capolino sui siti di ogni ente, ma sono incomplete, arretrate, in qualche caso indecifrabili, in parte per incompetenza di chi inserisce sui siti e in parte per malafede perché non le si vuole far conoscere, in modo da proteggere intrighi e imbrogli interni delle amministrazioni.
Ecco perché è necessaria la pubblicazione dei bandi di gara in alcuni quotidiani nazionali e locali, in modo che essi pervengano ai lettori, che costituiscono la gran parte della popolazione.
La cattiva gestione degli appalti è conforme al cattivo funzionamento della burocrazia, permeabile dalla corruzione. Ecco perché una soluzione radicale sarebbe quella di affidare gli appalti a Magistrati e Guardia di Finanza, ovviamente potenziandone il numero e creando delle apposite sezioni specializzate sulla materia.
Siamo convinti che se gli appalti fossero gestiti da Magistrati e Guardia di Finanza, particolarmente competenti, la corruzione crollerebbe e con essa gli scandali.
Sembra l’uovo di Colombo e ci meravigliamo come nessuno vi abbia pensato.
 

La disfunzione cronica della Pubblica amministrazione produce ritardi su ritardi, facendo stringere ogni giorno il nodo scorsoio. Solo quando esso ha raggiunto il soffocamento, si cominciano a prendere provvedimenti per tamponare l’emergenza creata spesso ad arte. La conseguenza è che i provvedimenti saltano le procedure e i controlli, e proprio per questo sono fonte di possibile corruzione.
Infatti, molti provvedimenti d’urgenza conseguenti all’emergenza vengono utilizzati per favorire questo o quello, il quale, grato, compenserà con opportune mazzette il suo interlocutore. Una storia, purtroppo, trita e ritrita.
La soluzione è alla radice del percorso e consiste nel mettere in condizione tutte le Pubbliche amministrazioni e i funzionari di agire, in modo ordinario, secondo cronoprogrammi predeterminati, per raggiungere obiettivi a tempi fissi.

Alla cattiva legge si è posto rimedio con la nuova. Ma alla cattiva gestione degli appalti e alle emergenze non si è pensato. In ambedue i casi, i disastri cui assistiamo sono dovuti alle irresponsabilità dei dirigenti e di coloro che sono preposti a gestire gli appalti. Vi è, inoltre, l’aggravante di procedure farraginose e volutamente complicate, sicuramente non trasparenti, in modo da consentire gli imbrogli nella più completa opacità.
Una delle cause dei ritardi nella consegna delle opere pubbliche derivava dalla possibilità di riaprire la contrattazione e di rivedere i prezzi. Ora questa possibilità non esiste più, ma nella nuova legge vi sono finestre attraverso cui si gestisce o può entrare il malaffare.
Le opere pubbliche costituiscono una delle più importanti vie per riprendere la crescita, aumentando i servizi in dotazione al Paese, soprattutto nel Sud e specialmente in Sicilia.
Alle stesse opere, Governo, Regioni e Comuni dovrebbero dedicare una gran parte della spesa per investimenti (buona), stornandola da quella corrente (cattiva).

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