Telefonia e addebiti extraconto Le contromisure da adottare - QdS

Telefonia e addebiti extraconto Le contromisure da adottare

Dario Raffaele

Telefonia e addebiti extraconto Le contromisure da adottare

sabato 04 Luglio 2015

Già l’Antitrust ha multato per 1,7 mln € Telecom e Tre Italia e per 800.000 € Wind e Vodafone. H3G addebita 0,18 cent per leggere determinati contenuti editoriali (notizie)

CATANIA – Addebiti inaspettati, extra abbonamento, sul conto telefonico. Capita così che per usufruire dei servizi scelti si sia costretti a ricaricare il telefonino con 5 o 10 euro (quando va bene) per non restare senza parole, messaggi o Internet. Ma come può accadere che il nostro conto si prosciughi, rendendo di fatto insufficiente la ricarica automatica su Rid scelta in fase di attivazione? Cosa si nasconde dietro quelle spese extra sul conto di 5 euro o 0,18 cent?
La guerra tra le compagnie telefoniche per accaparrarsi nuovi clienti è sempre più accesa e incentrata, si sa, sulle offerte al ribasso per usufruire di servizi quali telefonate, Sms e Internet. Se da una parte si abbassano le tariffe, dall’altra capita sempre più spesso, che le stesse compagnie utilizzino stratagemmi poco chiari (e scorretti) per indurre il consumatore a cliccare su servizi a pagamento.
Nel gennaio scorso l’Antitrust ha deciso una multa esemplare da 1,7 milioni di euro a Telecom Italia e H3G e di 800 mila euro a Wind e Vodafone, per i servizi premium – giochi, musica, contenuti erotici – attivati su cellulare senza il permesso degli utenti. H3G e Tim hanno avuto multe più grandi perché “la pratica si è articolata in un’ulteriore condotta consistente nella diffusione di messaggi che omettono informazioni rilevanti o che determinano l’accesso e l’attivazione del servizio a sovrapprezzo senza un’espressa manifestazione di volontà da parte dell’utente”, spiega l’Antitrust.
Ma soffermiamoci su H3G (Tre Italia) che, dal 2010, fa pagare la semplice lettura di notizie su Repubblica mobile al costo di 0,18 cent a pagina. Se fino a qualche tempo fa il lettore veniva informato del costo, ora, sempre più spesso, si passa dal link (per lo più contenuto su Fb o Twitter) alla notizia (a pagamento) senza essere avvisati.
Capita così che i titolari di abbonamento con Tre Italia (H3G) si ritrovino addebitati in fattura somme che variano da pochi centesimi di euro (0,18 in genere), fino ad arrivare a 30/40 euro, con dicitura ‘Pagine sotto copertura 3’ oppure ‘Contenuti sotto copertura 3’.
Come fare per difendersi da questo “fastidio”? 1) La più semplice è quella di evitare di cliccare sui link di Facebook che rimandano a notizie di Repubblica; 2) Altra possibilità consiste nel leggere le notizie in modalità “desktop” (come se utilizzassimo un normale computer) e non in modalità “mobile”. Per fare questo bisogna andare nelle impostazioni, cliccare sul browser scelto per navigare (Internet Explorer, Chrome, Firefox) e impostare l’opzione “Richiedi versione Desktop”. 
Occhio poi a non aprire quei banner che si aprono quando utilizziamo le App; basta anche solo sfiorarli per trovarsi abbonati ad un servizio non richiesto.
Ma la Tre non si limita a questo: la stessa compagnia invia ripetutamente ai propri clienti dei messaggi (3COMUNICA) che invitano ad entrare su siti con contenuti a pagamento. Ma il rischio dei costi extra abbonamento da qualche giorno è ancora più alto: dal 24 maggio infatti anche il servizio di segreteria telefonica è a pagamento (20 centesimi a messaggio) così come il servizio “Ti ho cercato” (0,90 cent al mese a partire dal 26 luglio).
Anche in questi casi c’è la soluzione: per disattivare la segreteria telefonica basta digitare sul dialer del telefono la stringa ##002# e premere il tasto di avvio chiamata; per disattivare il servizio “Ti ho cercato” in qualsiasi momento, basta invece digitare la stringa *112# e premere invio.
Con tutti questi stratagemmi il nostro portafogli dovrebbe essere un po’ più al sicuro.
 


Agcom: presto consenso esplicito necessario prima di ogni addebito
 
Con la delibera n. 23/15/Cons, del 13 gennaio 2015, l’Autorità garante nelle comunicazioni ha affrontato la pratica dell’enrichment, secondo cui l’operatore di telefonica mobile fornisce il numero di utenza del proprio cliente al Content Provider nel corso della procedura di acquisto del servizio premium. In sostanza, quando un consumatore clicca su un banner o su un link per attivare un servizio (o anche quando questo avvenga involontariamente o per errore), il nostro operatore telefonico comunica al gestore del servizio offerto il nostro numero (senza chiederci alcuna conferma) e quest’ultimo ci abbona quindi anche a nostra insaputa.
Adesso l’Agcom è al lavoro per far sì che prima di ogni addebito, il cliente debba inserire (personalmente) il proprio numero di telefono a comprova del suo esplicito consenso.
L’Agcom, interpellata da noi, ci fa sapere che “La delibera in questione è in fase di consultazione; servirà di conseguenza aspettare il provvedimento finale in esito alla consultazione avvenuta da parte degli operatori e delle associazioni di settore affinché la stessa diventi vincolante”. Se tutto andrà nella maniera auspicata, finirà l’era del clic a sorpresa.

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