Il pifferaio che suonava se ne tornò suonato - QdS

Il pifferaio che suonava se ne tornò suonato

Carlo Alberto Tregua

Il pifferaio che suonava se ne tornò suonato

mercoledì 15 Luglio 2015

Tsipras fa l’andreottiano

Ricordate il divino Giulio, quando affermava: è meglio tirare a campare che tirare le cuoia? E quando qualcuno gli faceva notare che Craxi (suo acerrimo nemico) fosse una volpe, rispondeva serafico: Anche le volpi finiscono in pellicceria.
Giulio Andreotti, sottosegretario di Stato a 27 anni, morto senatore a vita a 94 anni, ebbe una vita fisica e politica lunghissima. Quando lo accusarono di avere baciato Riina, rispose imperturbabile: Io non bacio neanche mia moglie.
Lui consultava i meteorologi per sapere come tirasse il vento, in modo da regolarsi di conseguenza. Fu buono per tutte le stagioni. Ma non si può avere ricordo di un vero uomo politico, perché non prendeva decisioni a favore dell’interesse generale, ma solo quelle utili alla prosecuzione della sua attività politica.
Quando saranno pubblicati i suoi memoriali, che qualcuno sostiene essere custoditi al di là del Tevere, ne sentiremo delle belle.

Perché abbiamo ricordato il sette volte presidente del Consiglio, detto anche Belzebù? Perché ne abbiamo scoperto una riedizione in Alexīs Tsipras, di cui si dice essere un marxista-leninista, fondatore di Syriza, partito di estrema sinistra, alfiere dei pubblici dipendenti e dei baby pensionati. Si è scoperto, invece, un parolaio rosso, che ricorda quello nazionale, cioè Fausto Bertinotti, come lo ha ben definito Giampaolo Pansa.
Tsipras è partito lancia in resta contro l’accordo che il precedente governo aveva fatto con la Troika, parlando alla pancia del popolo greco, alimentando i privilegi dei dipendenti pubblici e dei baby pensionati (a soli 52 anni).
Cosicché ha quasi vinto le elezioni, poi col suo andreottismo ha associato al governo il partito di destra dei Greci indipendenti (Anel), affidando al suo leader Panos Kammenos il ministero della Difesa, che spende e spande risorse che non ha. Ha chiesto il cambio della denominazione da Troika (Ue, Bce e Fmi) a Bruxelles Group, come se la modifica di una denominazione risolvesse il problema. Era invece polvere negli occhi per il popolo bue.
Ha detto che non avrebbe mai accettato le condizioni dell’ex Troika per un nuovo salvataggio per il quale occorrevano molte decine di miliardi.
 

Per non accettare quelle condizioni si è comportato come se avesse in mano buone carte. Perciò ha tentato il bluff, con il referendum di domenica 5 luglio, continuando a parlare alla pancia del popolo, e il 61 per cento del 65 per cento dei votanti (cioè meno del 40 per cento dei greci aventi diritto) gli ha dato ragione. Con questa carta Tsipras è partito armi e bagagli verso Bruxelles.
Là è stato accolto dal gelo, non solo dalla Germania, come alcuni quotidiani hanno tentato di far passare, ma dagli altri sedici componenti dell’Uem, salvo il presidente francese Hollande, che ha assunto la veste di mediatore.
Alla fine del percorso, il pifferaio Tsipras, andato per suonare, è stato suonato, accettando condizioni più pesanti della precedente proposta di accordo.
Ora dovrà sbrogliarsela con il suo Parlamento e con il suo partito, ove i Fassina, i Landini e i Civati greci protestano, dando fiato alla bocca. Entro oggi il Parlamento di Atene deve approvare la bozza di accordo, oppure le banche e i greci resteranno a secco, senza un euro.

Vediamo i principali punti di tale bozza di accordo. Sarà costituito un fondo nel quale far confluire i ricavati delle vendite dei beni pubblici, fra cui banche, porti, aeroporti, società controllate ed altri, fino a un ammontare di 50 miliardi. Parecchi dei beni costituiscono l’argenteria e i gioielli di famiglia, ma quando si è fortemente indebitati il sacrificio è necessario. I greci ci dovevano pensare prima di ridursi sul lastrico.
Ma parecchi dei beni da cedere sono costituiti da società pubbliche, amministrate in modo clientelare ed inefficiente. Il fondo sarà controllato a vista dai tecnici europei, che impediranno ogni distrazione di risorse.
Altra misura importante è adeguare il sistema pensionistico a quello europeo, con l’andata in pensione a 67 anni, eliminando lo sconcio di quelli che sono andati in pensione a cinquantadue. Poi l’aumento consistente dell’Iva, al 23 per cento, superiore di poco a quello italiano del 22 per cento.
Ora, il popolo greco dovrà essere saggio nel capire che i sacrifici servono alla propria rinascita. Auguri!

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