Perché la Sicilia cresca occorre stare insieme - QdS

Perché la Sicilia cresca occorre stare insieme

Carlo Alberto Tregua

Perché la Sicilia cresca occorre stare insieme

venerdì 17 Luglio 2015

Campagna Etica Risorgimento Sicilia

Nella classifica delle 272 Regioni dell’Europa dei ventotto, la Sicilia occupa gli ultimi posti per competitività, tasso infrastrutturale, innovazione nei settori produttivi, servizi avanzati, spesa pubblica per investimenti (buona) e altri parametri significativi.
Le vuote parole di politicanti-senzamestiere, di dirigenti e dipendenti che percepiscono lauti stipendi senza rendere adeguati servizi, di Consigli di amministrazioni e revisori appannaggio dei soliti noti, non possono negare questa lampante realtà portata dai dati elencati.
Di fronte a questa fotografia, si continua a cincischiare, a perdere tempo, mentre già i consiglieri-deputati dell’Ars cominciano a pregustare i rituali quaranta giorni di vacanza. Solo Nello Musumeci, presidente della Commissione Antimafia, ha proposto di lavorare in agosto per approvare le indispensabili riforme occorrenti a mettere in moto l’economia della Sicilia.

La prima di queste riforme riguarda la Pubblica amministrazione, che ha fatto diventare la Sicilia lo zimbello dell’opinione pubblica nazionale. Ripetuti servizi sulle televisioni pubbliche e private continuano a elencare i vergognosi numeri che seguono: 639 milioni si spendono ogni anno per i pensionati regionali, a fronte dei quali si incassano soltanto 189 milioni di contributi. Ben 19.928 dirigenti e dipendenti che assorbono 938,5 milioni di euro. Poi 1.737 dirigenti, oltre la metà dei quali non dirige nessuno in base alla clientelare legge Cuffaro che promosse tutti. Un dirigente ogni otto dipendenti.
Fondi Ue, Fsc (Fondi sviluppo e coesione) e cofinanziamento regionale per l’ammontare di circa 4 miliardi relativi al Po 2007/2013 che non si spenderanno entro il 31 dicembre prossimo. Il bilancio 2014 con un buco di 1,8 miliardi (maggiori uscite rispetto alle entrate) e, vergogna delle vergogne, utilizzo degli Fsc 2015 per oltre 600 milioni per la spesa corrente anziché per gli investimenti.
Stipendi e indennità distribuiti con manica larga a decine di migliaia di persone senza alcuna logica che imponga per ogni spesa la produzione di servizi pubblici efficienti e utili ai cittadini che li pagano.
 

È noioso ripetere questi dati e tanti altri che pubblichiamo costantemente nelle nostre inchieste da decenni. Quasi non riusciamo a comprendere come coloro che dovrebbero avere la responsabilità di fare funzionare la Regione, come motore per creare ricchezza e occupazione, non se ne rendano conto. Ovvero non sono capaci di rendersene conto. Ecco perché devono andare a casa, togliendosi dai piedi nel più breve tempo possibile.
Fra le riforme urgenti vi sono quelle riguardanti l’economia, con il varo dei Piani per l’energia, per l’agricoltura, per l’utilizzazione degli Rsu, dei trasporti, delle infrastrutture, per la messa in sicurezza idrogeologica del territorio e così via.
Altra riforma urgente è quella dell’Assemblea regionale che tagli 100 milioni di spese, mettendo l’Ars al pari con il Consiglio regionale della Lombardia che costa 60 e non 160 milioni.
 
Una riforma non economica ma istituzionale è la Legge elettorale sul modello di quella dei sindaci, in modo che il presidente e i consiglieri regionali vengano eletti a doppio turno. Occorre tassativamente evitare, alle prossime elezioni, che venga eletto un cittadino con appena il 15% dei voti come è stato nel caso di Crocetta, che ha preso il 30% del 50% dei votanti.
Ma alla Regione sono sordi su tutto ciò. Occorre, perciò, che i cittadini e le loro associazioni rappresentative si riuniscano nella Campagna Etica Risorgimento Sicilia, lanciata da questo giornale nel 2013, per far capire che c’è una volontà del popolo siciliano di imboccare la strada della crescita e dell’occupazione, con produzione di ricchezza che entri nelle tasche di tutti i cittadini.
È inutile emettere parole. Ora ci vogliono comportamenti concreti, perché l’Assemblea regionale senta il fiato dei siciliani sul collo ed esca dalle nebbie del non fare procedendo a tappe forzate facendo le riforme prima indicate.
Non vorremmo che il nodo scorsoio che sta strangolando Tsipras si stringa anche sulla Sicilia. I numeri sono ineluttabili. Chi fa finta di non vederli rovina sé stesso e tutta l’Isola.

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