Ddl riforma sistema idrico non è incostituzionale - QdS

Ddl riforma sistema idrico non è incostituzionale

Raffaella Pessina

Ddl riforma sistema idrico non è incostituzionale

mercoledì 05 Agosto 2015

In apertura dei lavori Ardizzone ha dato la parola a Greco (Pds). Respinta in Aula la pregiudiziale per fermare l’iter della legge

PALERMO – Ieri pomeriggio seduta d’Aula all’Ars che doveva cominciare con la discussione generale sul ddl di riforma del sistema idrico in Sicilia con il ritorno al pubblico, come deciso dal referendum. In apertura però il presidente Giovanni Ardizzone ha dato la parola al parlamentare del Pds Giovanni Greco che ha presentato una pregiudiziale di costituzionalità sul ddl. Presente in Aula il presidente della Regione Rosario Crocetta. Non ha preso parte ai lavori invece l’assessore all’Energia, Vania Contraffatto, che aveva nei giorni scorsi contestato il ddl.
L’Ars ha respinto a voto palese la pregiudiziale, dopo i due interventi a favore e due contro, così come stabilito da regolamento. Il presidente della Regione, Rosario Crocetta, intervenuto in Aula, ha detto che si deve operare una riduzione del prezzo del 50% dell’acqua nel caso in cui non sia potabile. Si tratta dell’unico emendamento presentato dal governo al ddl sull’acqua pubblica. “E’ anche un incentivo a fornire acqua potabile ai cittadini”, ha affermato Crocetta.
Il presidente del gruppo parlamentare del Pd Antonello Cracolici ha sottolineato come il Parlamento sia “chiamato a fare una legge che segna un cambio di passo rispetto alla gestione esistente”. “Questo è il punto politico – ha ribadito –  non abbiamo alcuna intenzione di recedere dal fare la riforma. Se sia un affidamento in house, in gestione diretta o attraverso gare, questo si vedrà, ma con tutte le procedure che prevede l’ordinamento nazionale ed europeo, vogliamo che si affermi il principio che l’acqua deve essere pubblica”.
Intanto nel corso di una conferenza stampa tenutasi ieri mattina a Palazzo dei Normanni il capogruppo di Forza Italia all’Ars ha parlato in merito al rendiconto della Regione per l’esercizio finanziario del 2014. “Occorre fare subito una manovra correttiva di 113 milioni di euro – ha detto Falcone – per modificare le poste del bilancio di previsione in base all’accertamento effettuato con il rendiconto del 2014. Si tratta di una manovra necessaria, altrimenti il bilancio di previsione registra un ammanco.”.
Secondo Falcone “i conti attestano che la Sicilia è in default tecnico e che negli ultimi tre anni è andata progressivamente impoverendosi”. 
Per Falcone, “subito dopo l’approvazione del rendiconto del 2014 occorre fare una manovra correttiva relativamente alle previsioni del disavanzo di amministrazione: il disavanzo previsto per il 2014 era di 1 miliardo e 755 milioni, mentre quello realizzato è di 1 miliardo e 868 milioni, con una differenza non certificata di 113 milioni. Più grave – ha proseguito Falcone – il divario tra il disavanzo realizzato nel 2014, di 1 miliardo e 868 milioni e quello iscritto in via presuntiva nel bilancio di previsione 2015, di soli 585 milioni di euro, con un differenziale da coprire di 1 miliardo e 283 milioni”.
Falcone ha anche aggiunto che sono aumentate le spese degli assessorati. “Nel 2013 la spesa certificata era di 18 miliardi e 349 milioni nel 2014, oggi la spesa è di quasi 19 miliardi e 870 milioni, con un aumento di circa 1 miliardo e mezzo”. Sull’indebitamento della Regione sono intervenuti anche gli uffici dell’Ars che segnalano l’opportunità che il Governo riferisca in commissione Bilancio sulle misure da adottare per superare il debito nel medio e lungo periodo.

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