E' giunto il momento di attuare un’economia di sicurezza per la Sicilia - QdS

E’ giunto il momento di attuare un’economia di sicurezza per la Sicilia

Rosario Battiato

E’ giunto il momento di attuare un’economia di sicurezza per la Sicilia

mercoledì 05 Agosto 2015

In alcune zone valori elevatissimi di sostanze pericolose, tossiche e dannose per l’ambiente. Sono 642 i siti potenzialmente contaminati, 347 con interventi avviati, zero bonifiche

PALERMO – In Sicilia c’è un intero sistema economico costruito sul rischio e sul mancato risanamento ambientale. E non parliamo soltanto dei ben noti siti di interesse nazionale, nei quali comunque le procedure di bonifica restano particolarmente arretrate, ma anche degli altri impianti considerati a rischio e delle ex aree produttive che da anni attendono di essere risanate. Una sbarra sulla strada della ripresa, perché non restituire tutte le aree agli usi legittimi significa destinarle a restare economicamente sterili.
Per l’Europa che verrà è una grande sfida ambientale ed economica.
 
La gestione dei siti contaminati, infatti, può costituire una risposta occupazionale immediata e di prospettive per la crisi che riguarda da vicino diverse realtà marginali. Allo stesso tempo sarebbe il modo migliore per ridurre la contaminazione del suolo derivante da “attività industriali, gestione di rifiuti, attività minerarie, perdite da serbatoi e linee di trasporto degli idrocarburi”. Del resto è risaputo che la presenza di sostanze potenzialmente pericolose nel suolo, sottosuolo, nei sedimenti e nelle acque sotterranee può portare a effetti negativi sulla salute dell’uomo e sugli ecosistemi.
L’anagrafe dei siti contaminati di Sicilia, realizzata dall’Ispra sulla base dei dati regionali delle varie Arpa e riportata integralmente all’interno dell’ultimo annuario dei dati ambientali, è aggiornata al 2013 e non include i quattro sin regionali. Complessivamente sono inseriti 642 siti potenzialmente contaminati, pari al 6,7% del totale nazionale. Tra questi ce ne sono 45 con una contaminazione accertata. Il quadro delle bonifiche, tuttavia, langue. Ben 347 siti hanno avuto l’onore di avere interventi avviati, ma nessuno è stato completamente bonificato.
Di cosa parliamo quando facciamo riferimento ai siti contaminati? Si tratta di aree nelle quali, in seguito ad attività umane svolte o in corso, “è stata accertata – si legge nell’annuario Ispra –, sulla base della normativa vigente, un’alterazione puntuale delle caratteristiche naturali del suolo da parte di un qualsiasi agente inquinante”. Il titolo di “contaminato” si acquisisce anche se uno solo dei valori di concentrazione delle sostanze inquinanti nel suolo o nel sottosuolo o nelle acque è superiore ai valori di concentrazione limite accettabili. Poi ci sono i siti definiti contaminati sulla base del superamento delle Csr (Concentrazioni soglia di rischio) determinate mediante l’applicazione dell’analisi di rischio sito-specifica.
La Sicilia costruita sull’industria del rischio non si esaurisce con i siti contaminati. Secondo i dati dell’Ispra, l’Isola è infatti la regione dove sono presenti i maggiori quantitativi di sostanze infiammabili (influisce la presenza delle raffinerie), ed è al terzo posto nazionale per la maggior presenza di sostanze tossiche dopo la Lombardia e il Veneto. Primo posto assoluto, inoltre, per la presenza di sostanze pericolose per l’ambiente.
L’ultimo passaggio obbligato riguarda le industrie con pericoloso di incidente rilevante. In tutta Italia sono poco più di 1.000 e 286 sono ospitati in Lombardia. L’Isola ne ha 67 distribuiti su tutto il territorio regionale. Le loro funzioni e le pratiche di sicurezza sono rigidamente fissate nelle varie direttive Seveso redatte dall’Unione europea e recepite con normative nazionali.

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