Svimez, la scoperta dell’acqua calda - QdS

Svimez, la scoperta dell’acqua calda

Carlo Alberto Tregua

Svimez, la scoperta dell’acqua calda

martedì 11 Agosto 2015

Certificato di morte sociale

La Sicilia dal 2000 al 2013 è cresciuta la metà della Grecia, la disoccupazione alla fine del 2014 era del 23 per cento (la media nazionale del 12,7 al 30 giugno) contro la disoccupazione greca al 27 per cento.
Per forza, perché dal 2007 al 2014 il Pil siciliano è calato di ben 15 punti contro poco più di otto punti del dato nazionale. Ovviamente la responsabilità non è solo di Rosario Crocetta, come presidente della Regione, ma anche dei due presidenti precedenti (Cuffaro e Lombardo), di tutto il ceto politico egoista ed arraffone, salvo luminose eccezioni e, ultima ma non ulltima, della burocrazia parassitaria e inefficiente, anche qui con luminose eccezioni, che ha letteralmente divorato il tessuto sociale ed economico della Sicilia.
L’anticipazione del Rapporto della Svimez 2015, comunicato il 30 luglio, punta il dito contro la continua caduta degli investimenti nel Sud, la cui responsabilità è sia del Governo nazionale che della Giunta regionale.

Infatti, la fotografia della rete delle Frecce ferroviarie (rossa, argento e bianca) pubblicata nell’inchiesta del QdS del 31 luglio 2015, dimostra in modo inequivocabile che tutti i governi degli ultimi trent’anni si sono dimenticati della Sicilia e della Sardegna.
Da parte loro, queste due regioni, che hanno una forte autonomia costituzionale, l’hanno usata per istituire e mantenere privilegi delle caste anziché per lo sviluppo e l’occupazione.
Se in Sicilia il tasso infrastrutturale è un terzo in meno della media nazionale e solo un terzo delle otto regioni del Nord, la responsabilità, l’abbiamo scritto, è già individuata, cioè del Governo nazionale. Ad essa va aggiunta quella della deputazione siciliana che ha sempre preferito coltivare il proprio orticello anziché occuparsi dell’interesse generale della Sicilia.
La Svimez certifica che il livello di spesa pubblica nel Mezzogiorno è diminuito di quasi dieci miliardi nel periodo indicato. Essendo rigida la spesa corrente (cattiva), il taglio vi è stato in quella in conto capitale.
La ragione è evidente. Nel Sud vi è stata una politica clientelare fondata sul favore, che ha fatto gonfiare le Pubbliche amministrazioni in maniera indecorosa. Dopo di che gli stipendi vanno pagati. Ma, d’altro canto, vi sono stati i tagli dei trasferimenti dallo Stato.
 

Quando le regioni meridionali hanno visto tagliare le proprie entrate, non si sono preoccupate di rivedere le uscite correnti eliminando privilegi, inefficienze, disorganizzazione e, perché no, la corruzione che si annida al di sotto dei tre elementi.
La conseguenza è stata che il taglio si è abbattuto sulla spesa in conto capitale e sugli investimenti, che hanno fatto erodere la base produttiva e accrescere i divari di competitività.
La Sicilia è crollata agli ultimi posti della graduatoria, tra le 272 regioni europee, non solo per competitività, ma per produttività e capacità di utilizzazione dei Fondi europei.
A meno di cinque mesi dalla chiusura della certificazione dei Fondi europei 2007/13 (che hanno utilizzato altri due anni, come previsto) si stima che verranno sottratti dall’Ue alla Sicilia fondi per complessivi 2 miliardi, cui bisogna aggiungere la mancata utilizzazione dei Fondi statali di sviluppo e coesione ed il finanziamento regionale. Spendendo tutto questo (4 mld) per la crescita, si dovevano tagliare gli inutili sprechi.

Se i suddetti 4 miliardi fossero stati spesi, avrebbero messo in moto con un coefficiente moltiplicatore di 4 almeno altri sedici miliardi. Il tutto avrebbe creato occupazione per 200 mila posti di lavoro che avrebbero creato sollievo intervenendo in quel baratro di 392 mila disoccupati.
L’anticipazione del rapporto Svimez 2015 è di fatto un certificato di premorte sociale ed economica della Sicilia. Anche perché ci dice che ben un siciliano su tre è sulla soglia della povertà, cioè poco meno di due milioni di isolani.
L’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno fa delle fotografie e non le si possono imputare responsabilità di sorta. Però, dobbiamo osservare che il QdS scrive queste cose da dieci anni, ma non conforta il fatto che importanti osservatori oggi ne convengano.
Ora, e non domani, occorre che la Sicilia risorga ed è per questo che è stata attivata la Campagna etica dal QdS sin dal 2013.Occorre svegliarsi oppure si muore.

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