Nel 2014 in Sicilia in tutto 83 mila protesti (-25,6%) - QdS

Nel 2014 in Sicilia in tutto 83 mila protesti (-25,6%)

Serena Giovanna Grasso

Nel 2014 in Sicilia in tutto 83 mila protesti (-25,6%)

giovedì 13 Agosto 2015

Secondo i dati Unioncamere, la Sicilia è la quinta regione d’Italia per la riduzione del numero rispetto all’anno 2013. L’importo medio è tra i più bassi. A Palermo ammonta a 1.419 euro, ben 500 euro meno che in Italia

PALERMO – Buone notizie da parte di imprenditori e commercianti, l’anno che ci siamo lasciati alle spalle ormai da otto mesi ha conosciuto una minor quota di crediti insoddisfatti rispetto al 2013. Parecchio soddisfacente è il quadro emerso generalmente a livello nazionale, grazie ad una drastica riduzione del numero di protesti e del valore di essi; tendenza opposta è stata rilevata unicamente in Valle d’Aosta con uno spiccato aumento del numero dei protesti (+9,7%), ma anche del valore di essi (+12,6%).
 
Purtroppo tali risultati significativamente positivi non sono neppure in minima parte sinonimo di una svolta economica. Al contrario, il minor numero di protesti è perlopiù da ricondurre al sentimento di sfiducia nutrito da imprenditori e commercianti che sempre più spesso rifiutano determinate condizioni di pagamento (corresponsione di assegni e cambiali) e per evitare insoluti preferiscono il pagamento contante.
Entrando pure nel merito, grazie ai risultati pubblicati da Unioncamere qualche settimana fa, passiamo all’analisi dei dati ed evidenziamo che complessivamente a livello nazionale nel 2014 si sono contati 912.706 protesti (-22,7% rispetto al 2013), per un valore di 1,7 miliardi di euro (-33,6%). Ad indicare quel maggior senso di diffidenza che pervade indistintamente commercianti ed imprenditori è quell’ampia riduzione del valore medio per ogni effetto protestato: infatti, se nel 2011 un protesto valeva in media 2.673 euro, nel 2014 questo valore si è assottigliato di ben 727 euro, scendendo a 1.946 euro mentre per le cambiali la riduzione media è stata di 416 euro (da 1.823 a 1.406).Scendendo ulteriormente nel dettaglio ed analizzando il contesto regionale, rileviamo i risultati invidiabili conseguiti dalla Sicilia, regione che si attesta quinta in Italia per riduzione del numero di protesti e settima per riduzione del valore dei protesti: nel dettaglio, l’Isola negli scorsi dodici mesi ha contato 83.295 protesti (-25,6% rispetto al 2013), nella stragrande maggioranza dei casi costituiti da regali (68.740), per un valore complessivamente ammontante a 123,2 milioni di euro (-35,5%).
Ad aver ottenuto riduzioni assai più consistenti dal punto di vista quantitativo sono state Marche (-28,1%), Abruzzo (-26,7%), Veneto (-26,4%) e Lazio (-26,1%). Mentre riduzioni più consistenti del valore economico sono state registrate nelle Marche (-48,3%), Sardegna (-44,6%), Lazio (-39,1%), Toscana (-38,7%), Abruzzo (-37,7%) e Friuli Venezia Giulia (-36,9%).
Scendendo ulteriormente nel dettaglio e passando in rassegna l’analisi della situazione vigente nelle province siciliane rileviamo un egual andamento positivo ed importi medi sempre inferiori al dato nazionale. Infatti, in base alla classifica elaborata da Unioncamere che ha ordinato le province italiane in ordine che decresce in base al valore dell’effetto protestato, tutte le province siciliane ricoprono la seconda parte della classifica, in molte addirittura gli ultimi posti. In particolar modo, rileviamo la presenza di Palermo al centoduesimo posto con un importo medio di ogni effetto protestato pari a 1.419 euro, oltre 500 in meno rispetto al valore medio nazionale.
 
Altrettanto degne di nota anche le province di Ragusa (novantaduesima), Messina (novantaseiesima) e Siracusa (novantanovesima). Al fine di consentire al lettore di fruire nel modo più agevole possibile dei dati relativi al numero di protesti e valore medio per provincia, pubblichiamo a corredo dell’articolo una tabella di sintesi.
Infine, concludiamo con un breve cenno al periodo compreso tra gennaio e marzo del corrente anno. Anche nel primo trimestre 2015 è possibile riscontrare delle importanti riduzioni. In termini assoluti, nel confronto tra il primo trimestre del 2015 e lo stesso periodo del 2014 il totale degli effetti protestati è diminuito di circa 50 mila unità, di cui più di 37mila costituiti da cambiali e oltre 11mila da assegni. Mentre in termini monetari, il monte complessivo dei “pagherò” non incassati tra gennaio e marzo è sceso di oltre 138 milioni di euro rispetto al 2014, di cui oltre 74 dati da cambiali e di 60 da assegni.

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