La Provincia è morta, viva la Provincia - QdS

La Provincia è morta, viva la Provincia

Carlo Alberto Tregua

La Provincia è morta, viva la Provincia

venerdì 21 Agosto 2015

Abracadabra, Liberi Consorzi

Nei miei soliti quattro giorni agostani che trascorro a Parigi riflettevo che questo è esattamente il sessantesimo anno che mi reco nella capitale francese. Era infatti agosto del 1955, quando da quindicenne mi recai lì per la prima volta accompagnato dalla vecchia nonna.
In rue de la Harpe, una stradina del quartiere latino, seduto nella solita crêperie, ho letto i 52 articoli nelle 27 pagine che compongono la legge 15/2015 relativa all’istituzione dei Liberi Consorzi comunali e delle Città metropolitane.
Ricordate quando si diceva il re è morto, viva il re? Ho parafrasato pensando: la Provincia è morta, viva la Provincia. E vi spiego il perché.
Partiamo dall’assunto della Riforma: doveva eliminare le Province finanziate dalla Regione, lasciando libertà ai 390 Comuni di riunirsi nei Liberi Consorzi, già previsti dall’art. 15 dello Statuto siciliano, che non ha mai tenuto conto delle Province regionali istituite incostituzionalmente con la Lr 9/1986.

Cosicché, nel costituire i Consorzi, i Comuni ne avrebbero sopportato le spese delle strutture e giammai indennità di sorta per quei soggetti che l’avessero gestito.
La Regione avrebbe così scaricato un onere, valutato dalle nostre numerose inchieste in circa mezzo miliardo di spesa corrente, esclusa quella in conto capitale.
D’altra parte, i Comuni, dovendo sopportare l’onere dell’Ente consortile, sarebbero stati parchi nel determinarne i costi.
Questo assunto è stato totalmente tradito e travisato dai consiglieri-deputati che, nell’ovattato e climatizzato Palazzo dei Normanni, sono distanti anni luce dalla realtà, da quello che vogliono i siciliani e dall’interesse generale.
Per cui, hanno pensato bene, con un colpo di illusionismo, un abracadabra, di trasformare formalmente le vecchie Province in Città metropolitane e Liberi Consorzi di Comuni. Hanno pensato di dare quattro Organi (presidente, Assemblea, Giunta e Adunanza elettorale, artt. 4 e 11) e hanno fissato le indennità (art. 20) per il presidente e i componenti della Giunta, che invece avrebbero dovuto svolgere l’incarico in modo totalmente gratuito.
 

Poi hanno affidato a revisori normali il controllo del bilancio (art. 22) anziché affidarlo a società di revisione iscritte alla Consob. Va sottolineato il raddoppio dell’Organo che elegge presidente e componenti di Giunta perché, vedi l’arzigogolo, l’Assemblea è l’Organo di indirizzo politico e di controllo dell’Ente, mentre l’Adunanza elettorale, composta da sindaci e consiglieri comunali (centinaia di persone) elegge presidente e Giunta. Questa funzione poteva tranquillamente essere assegnata all’Assemblea.
Il massimo del ridicolo è raggiunto dall’art. 37. Esso prevede che il personale delle defunte Province venga trasferito pari pari agli Enti costituenti, prescindendo dall’obbligo di redigere il Piano aziendale da cui deriverebbe la necessità delle figure professionali utili. Piano, tra l’altro, non previsto.
Timidamente, è stato inserito il principio di determinazione delle spese in base ai costi standard, ma non avendo spiegato le modalità l’art. 42 resterà lettera morta.

La parte più risibile di questa legge riguarda la facoltà di costituire nuovi Liberi Consorzi (art. 45), limitati soltanto dal numero di abitanti. Secondo i nostri calcoli oltre ai sei già previsti dall’art. 1 (più tre Città metropolitane) il numero dei Consorzi potrebbe essere addizionato di una ventina.
Per quanto concerne l’Autonomia finanziaria (art. 39), Consorzi e Città metropolitane continuano a utilizzare le risorse finanziarie, strumentali ed umane già spettanti alle Province regionali, senza nuovi o maggiori oneri a carico del bilancio della Regione. Ma i vecchi oneri, cioè i circa 500 milioni di cui prima si scriveva, rimangono tutti.
Dal sommario esame che abbiamo descritto, si capisce bene che l’attuale casta partitocratica non ha nessuna intenzione di fare le riforme, come quelle imposte dalla Troika alla Grecia. Riforma è quella che rende efficiente la burocrazia risparmiando almeno un terzo di risorse.
Riforma-inganno è quella della Legge regionale che abbiamo appena commentato. Bravi, bis!

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