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Messina – Ospedale Bambino Gesù di Taormina convenzione troppo onerosa

Massimo Mobilia

Messina – Ospedale Bambino Gesù di Taormina convenzione troppo onerosa

mercoledì 26 Agosto 2015

La sezione romana nel nosocomio S. Vincenzo specializzata in cardiochirurgia pediatrica. 9 milioni € l’anno a fronte di 200 mila € di risparmio in mobilità extra regionale

TAORMINA (ME) – Nel bene e nel male il reparto speciale dell’ospedale Bambino Gesù di Taormina ha sempre dato molto da parlare. Lo ricorderanno le nostre cronache per i casi di carenze strutturali e igieniche negli primi mesi di apertura, ma anche i numerosi interventi chirurgici effettuati che hanno permesso di salvare la vita a tanti bambini elevandolo a centro di eccellenza sanitaria nel Mediterraneo. Eppure oggi la sezione siciliana dell’ospedale romano, specializzata in cardiochirurgia pediatrica al nosocomio San Vincenzo di Taormina, è tornata alle cronache nazionali tra interventi all’Assemblea regionale siciliana e valutazioni tra l’assessorato regionale alla Salute e la competente Asp di Messina.
Nodo della questione è il mantenimento della convenzione esistente tra il Bambino Gesù e la Regione siciliana, alle attuali condizioni che sembrerebbero pesare economicamente sulle casse di Palazzo dei Normanni. L’ex assessore al ramo, Lucia Borsellino, prima delle ben note dimissioni, aveva già diramato una nota lo scorso aprile, in cui manifestava la volontà di rescindere l’accordo esistente dal 2010 e voluto dall’allora governo di Raffaele Lombardo insieme allassessore Massimo Russo. Motivo della contesa il mancato risparmio economico raffrontato con i dati della mobilità extraregionale. Strada che adesso sta percorrendo anche il neo assessore Baldo Gucciardi, sulla base delle valutazioni fatte dal direttore dell’Asp messinese, Gaetano Sirna, secondo il quale l’investimento è diventato ormai “troppo oneroso”.
In buona sostanza il Centro di Taormina costerebbe alla Sicilia circa 9 milioni di euro l’anno, a fronte di risparmi sulla mobilità fuori regione di appena 200 mila euro. Su queste cifre ci sono da aggiungere i 10 milioni investiti dalla Regione per dotare il nosocomio taorminese delle tecnologie necessarie ad ospitare il Bambino Gesù, ma anche tutti gli altri numeri di una sanità siciliana in costante perdita, come i circa 220 milioni spesi ogni anno in rimborsi alle aziende sanitarie di altre regioni dove vanno a curarsi i siciliani. E dopo cinque anni di sodalizio, l’ospedale romano ha presentato a Palazzo dei Normanni un conto di circa 50 milioni di euro, di fronte al quale l’assessore Gucciardi ha detto: “Dobbiamo verificare se l’accordo è ancora conveniente, in caso contrario sposteremo la cardiochirurgia a Palermo”.
Quella dell’ospedale Civico del capoluogo, in realtà, pare essere una componente politica fondamentale all’interno di questo affaire agostano.. A rafforzarne l’idea è stato ad esempio il deputato all’Ars di Sicilia Democratica, Salvatore Lentini, che ha ricordato come in origine il Centro pediatrico doveva approdare a Palermo ma poi, in attesa di completare il reparto, in via temporanea venne dirottato a Taormina con l’obiettivo di aumentare gli interventi ed interrompere i viaggi della speranza. “Bisogna riportare la cardiochirurgia pediatrica a Palermo, recuperando le professionalità siciliane con regolare concorso pubblico”, ha detto Lentini, sciorinando i numeri del presunto flop economico.  
Con un accordo valido ancora per cinque anni e senza avere la certezza che un eventuale spostamento a Palermo mantenga o meno la gestione privata, quella sul Bambin Gesù sembrerebbe l’ennesima contesa campanilistica con interesse a recuperare maestranze del posto. In realtà il manager Sirna sta lavorando ad una riformulazione dell’accordo con un dimezzamento dei costi, e lo stop ai rimborsi per i siciliani che vanno a curarsi al Bambino Gesù di Roma. Anche perché in caso contrario la rescissione della convenzione significherebbe la chiusura del Centro taorminese che comunque, dal punto di vista medico, ha rappresentato negli ultimi tempi una punta di eccellenza.
 

 
Asp Me-Bambin Gesù. Rivedere i costi e la gestione del personale
 
La riformulazione dell’accordo tra l’Asp di Messina e l’ospedale Bambino Gesù punta, come detto, a ridurre i costi per la sanità pubblica siciliana. In particolare, al gestore privato verrebbe riconosciuto solo il 7 per cento della produzione sanitaria e le alte professionalità mediche verrebbero ridotte a tre unità, con una spesa che non supererebbe il milione e mezzo di euro l’anno. Ciò permetterebbe, da un lato l’incremento di cardiologi specializzati già in servizio nel sistema sanitario siciliano, dall’altro l’avvio di un nuovo reparto, la radiologia pediatrica, che è ancora in stand by nonostante la presenza dei mezzi.
Così facendo, il lavoro sin ora svolto a Taormina non andrebbe perso. “Non avrebbe alcuna logica politica o sanitaria smantellare il Centro del San Vincenzo per ripartire da zero a Palermo”, ha risposto il deputato regionale all’Ars del Pdr, Beppe Picciolo, alle dichiarazioni del collega Lentini. Insomma una rimodulazione dei costi si, ma una rivoluzione no, perché potrebbe ridursi all’ennesimo spreco di risorse. Ed è comunque questa la tendenza che alla fine seguiranno l’assessore Gucciardi e il direttore dell’Asp di Messina Sirna. Rimane in ogni caso da ridiscutere il punto sul personale, che ad oggi è assunto dal Bambin Gesù attraverso metodi e costi contrattuali del sistema privato, ma che in parte è a carico della Regione siciliana.

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