L’invidia di quelli che non amano chi ha successo - QdS

L’invidia di quelli che non amano chi ha successo

Carlo Alberto Tregua

L’invidia di quelli che non amano chi ha successo

giovedì 27 Agosto 2015
Gianni Morandi cantava: Uno su mille ce la fa, ma quanto è dura la salita… Avere successo nella vita non è né semplice né facile. Intendiamoci, non ci riferiamo al successo dei soldi. Anche i malavitosi ne accumulano, e così i corrotti e tante categorie che agiscono nel malaffare. Ci riferiamo, invece, a quelli che lavorano duramente, che inventano nuovi mestieri, che studiano e si informano costantemente per capire meglio i meccanismi e le vicende, e che poi agiscono con decisione e rapidità.
Costruire il successo è estremamente faticoso, non perché esso sia essenziale, ma perché misura la capacità di ogni persona nell’elaborare un progetto e nel realizzarlo, quindi la misura è data dai risultati positivi ottenuti.
Tempo fa scrivemmo della famosa favola di Esopo (620 a.C. circa – 560 a.C. circa), La cicala e la formica. Ebbene, non basta essere formiche per raggiungere il successo, occorre una forte volontà, condita di lungimiranza e visione prospettica delle proprie azioni.

Ma il successo è alla portata di tutte le persone normali? La risposta è sì, senza esitazione. Ad ogni persona normale non è vietato di ottenere risultati positivi, sol che lo voglia con tutte le proprie forze ed essendo disponibile ai conseguenti sacrifici. Infatti, senza sacrifici e senza rinunzie non si può ottenere nulla.
Sia ben chiaro, ribadiamo, il successo non è misurato dai soldi, anche, ma dall’avere realizzato progetti nell’interesse generale e, solo in subordine, nel proprio interesse. Infatti, chiunque agisse in modo esclusivamente egoistico non potrebbe accreditarsi di un merito, avendo ottenuto qualcosa a scapito della Comunità o di altri.
E poi, vi è un’altra regola etica da osservare: quando si producono redditi è assolutamente indispensabile corrispondere tutte le imposte e i tributi, per dare il proprio contributo alla collettività.
E’ ovvio che, d’altra parte, occorre che le entrate di Stato, Regioni e Comuni, siano ben spese, senza sprechi e senza inefficienze, perché bisogna onorare chi paga tutte le imposte e i contributi, privandosi di disponibilità personali, destinate al benessere generale. Sono questioni semplici, ma che trovano difficoltà nella loro attuazione.
 

Chi non raggiunge il successo, di solito è invidioso di chi, invece, l’ha raggiunto. Ciò accade perché ognuno di noi non ha sufficiente cultura per farsi l’esame di coscienza, per capire dove abbia sbagliato, per valutare i propri errori e per evitare di commetterne ancora. 
Si dice che chi sbaglia paga. Ma non sempre è così. Molti sbagliano e non pagano affatto, ma fanno pagare gli altri per i propri errori.
Il pesce puzza dalla testa. L’esempio viene dall’alto.  Quando i vertici istituzionali a qualunque livello non dimostrano di rispettare le regole etiche, i cittadini potrebbero sentirsi, a loro volta, abilitati a non rispettarle.
E’ vero che ognuno deve rispondere alla propria coscienza e solo alla propria coscienza, come sosteneva Joseph Conrad (1857 – 1924), ma non tutti sono dotati di sufficiente cultura e forza d’animo che consenta di rispondere a sé stessi anche in presenza di vertici istituzionali che si comportano male, violando l’equità e la trasparenza.

L’invidia di quelli che non amano chi ha successo. Non si pensi che i cittadini possano avere la consapevolezza ed il rispetto verso gli altri cittadini, perché l’ignoranza è crassa e anziché diminuire aumenta. Tuttavia, chi ha più capacità deve contribuire alla crescita dei propri concittadini, di quelli meno forti mentalmente, economicamente e socialmente.
Non solo vanno curate le malattie fisiche, ma e soprattutto le distorsioni mentali di quelli che non ce la fanno a capire che, appunto, il successo è a portata di tutti sol che lo si voglia perseguire.
L’invidia è una brutta bestia, che va combattuta, non stancandosi mai di spiegare a chi ne è vittima che può ribaltare questo sentimento negativo in uno positivo, sbracciandosi ed imitando chi ce l’ha fatta.
E’ un peccato che non sempre quotidiani, televisioni e radio nazionali e locali affrontino la Questione morale. Se non si spiega alla gente comune cosa è il bene e cosa è il male, se non si adottano idonei comportamenti ed esempi, una Comunità non può che regredire ed imbarbarirsi come sta accadendo al nostro Paese e, ancor di più, al Meridione d’Italia.

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