Divorzio breve, matrimonio addio ma al Sud le unioni reggono di più - QdS

Divorzio breve, matrimonio addio ma al Sud le unioni reggono di più

Serena Giovanna Grasso

Divorzio breve, matrimonio addio ma al Sud le unioni reggono di più

venerdì 04 Settembre 2015

Tra giugno e luglio 50 mila cause in più rispetto all’anno scorso, secondo l’Ami determinante la nuova legislazione. Nel Mezzogiorno si contano 190 divorzi su 1.000 matrimoni, il doppio al Nord (400)

PALERMO – Estate calda. E non ci riferiamo esclusivamente alle alte temperature. Da quando dirsi addio è diventato più facile, è possibile assistere ad un vero e proprio boom di divorzi. Infatti, secondo i dati diffusi dall’Associazione matrimonialisti italiani (Ami), tra giugno e luglio del corrente anno si sono registrate circa 50 mila cause in più di divorzi, rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Ma nonostante la novità legislativa costituita dal divorzio breve, il Mezzogiorno continua a rimanere fedele alla tradizione e continua a contare circa 190 divorzi ogni mille matrimoni, contro la quota doppia rilevata nel Settentrione, ammontante a 400 divorzi ogni mille matrimoni.
Ma veniamo all’identikit della coppia che decide di dirsi addio: innanzitutto, l’età media è di 44 anni per gli uomini e 41 per le donne; inoltre, la separazione è chiesta nel 60% dei casi dalle donne, mentre il divorzio nel 60% dei casi viene chiesto dagli uomini.
Una vera e propria novità, con ogni probabilità determinata dalla nuova legislazione in materia di divorzio, consiste nella spinta di richieste proprio da parte degli over 60: infatti, finora circa il 20% delle richieste di divorzio breve presentate è arrivato da coppie over 60, anche se a partire dal mese corrente l’Associazione matrimonialisti italiani prevede un aumento delle domande di separazione in tutte le fasce d’età.
Ma veniamo ad esaminare le fondamentali novità introdotte esattamente dopo quarantuno anni dal referendum sul divorzio del 1974. Certamente, la più importante attiene alla notevole riduzione dei tempi: infatti, tra la separazione e il divorzio non si dovranno più aspettare tre anni, ma sei mesi se l’addio è consensuale e dodici mesi se il percorso è di tipo giudiziale. Inoltre, si parla dei medesimi tempi anche in presenza di figli minori. Si tratta dunque di un cambiamento dal valore notevole. Oltretutto i dati dimostrano che solo nell’1% dei casi tanti anni di attesa conducono ad un ricongiungimento della coppia, mentre nel restante 99% dei casi l’ex coppia rimane sui propri passi. Quindi, questa lunga attesa non produce minimamente alcun ripensamento, ma serve solo ad acuire i disagi degli ex coniugi.
Inoltre, cambiano anche le norme sul fronte patrimoniale: infatti, la comunione dei beni potrà essere sciolta nello stesso momento in cui si sottoscrive la separazione. Si tratta di cambiamenti radicali, che incidono anche sulle separazioni già in corso. Ed è proprio per questa ragione, a parere dell’Associazione matrimonialisti italiani, che nel bimestre giugno – luglio si sia verificato quest’incremento di divorzi, perché avrebbe coinvolto tutte quelle persone che avevano già avviato le pratiche ed erano in attesa di divorziare.
È una norma a dir poco rivoluzionaria, a cui si è giunti solo dopo oltre dieci anni di discussione (infatti, risale al 2003 il primo disegno di legge sul divorzio breve). Non pochi allarmismi sono stati espressi dalla fazione politica leghista, timorosa della tanta facilità di divorziare e del sgretolamento della famiglia. Ad ogni modo, siamo ancora lontani dal divorzio lampo, ovvero quella modalità che consente di divorziare senza passare dalla separazione. Infatti, la suddetta modalità era stata proposta ma aveva comportato un’ampia frattura tra i sostenitori del divorzio breve.
Dunque, quest’intervento normativo dove ci condurrà? Si verificherà davvero il tanto temuto sgretolamento della famiglia? Lo scopriremo solo con il passare degli anni. Intanto quel che è certo è che nel Mezzogiorno continua a sopravvivere la tradizione.

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