In Giunta Ddl Pistorio su semplificazione Pa - QdS

In Giunta Ddl Pistorio su semplificazione Pa

Raffaella Pessina

In Giunta Ddl Pistorio su semplificazione Pa

martedì 15 Settembre 2015

Ripresa dei lavori parlamentari oggi con Ddl sulle biobanche di ricerca. Dopo l’approvazione approderà in prima commissione Ars

PALERMO – È cominciato ieri l’esame del disegno di legge sulla semplificazione amministrativa da parte della giunta Crocetta. Il ddl è composto di 12 articoli e abbraccia tutti i rami  dell’amministrazione pubblica ed è stato presentato dall’assessore alle Autonomie Locali Giovanni Pistorio agli altri esponenti del governo. Il documento prevede una novità, ossia l’entrata in vigore del silenzio-assenso nel caso in cui i pareri richiesti da un’amministrazione all’altra non ricevano risposta entro 30 giorni. La Regione nominerà un unico portavoce come rappresentante alle Conferenze di Servizi che avrà preliminarmente sintetizzato i contenuti di pareri e delibere di altri rami dell’amministrazione effettuando a monte un lavoro di semplificazione.
Un’altra novità riguarda il principio della responsabilità secondo il quale sia i dirigenti che i dipendenti risponderanno delle inadempienze e inoltre viene stabilito come unico criterio per l’esame di istanze ed autorizzazioni  quello cronologico. Dopo la approvazione del Ddl in Giunta, lo stesso verrà inviato agli uffici dell’Ars e quindi approderà in commissione Affari Istituzionali.
Oggi riprendono i lavori parlamentari a Palazzo dei Normanni con una seduta a Sala D’Ercole che prevede all’ordine del giorno un unico disegno di legge (Istituzione delle biobanche di ricerca in Sicilia) e alcune mozioni fra le quali quella sulla rimozione del segretario generale della Presidenza della regione presentata dal Movimento Cinquestelle e che risale addirittura al 26 marzo 2014.
Intanto non si sono ancora spenti i clamori sull’impugnativa da parte del Consiglio dei Ministri della legge regionale sugli appalti, perchè in contrasto con l’articolo 117 della Costituzione che riserva esclusivamente alla competenza legislativa dello Stato la materia della tutela della concorrenza.
Roma in una nota ha tenuto a precisare di aver “deciso di aprire un tavolo di confronto istituzionale con la Regione per procedere all’individuazione di possibili soluzioni concordate in merito alla questione”. Preoccupato l’assessore regionale alle infrastrutture Giovanni Pizzo che ha sottolineato “l’urgenza improcrastinabile di dare una concreta risposta all’asfissia economica di un settore che l’anno scorso ha lasciato sul terreno oltre 10.000 occupati e che anche ai sensi delle relazioni antimafia e delle informative del ministero dell’Interno rimane un settore ad alto tasso di inquinamento da parte dei cartelli imprenditoriali mafiosi che quelli che soffocano la concorrenza degli imprenditori onesti sfruttando i ribassi anomali e condizionando l’intero sistema”.
 
L’Ance, l’associazione di settore ha fatto sapere che “La riforma regionale degli appalti pubblici, comunque, resterà in vigore nonostante l’impugnativa del governo nazionale, e ciò fino alla sentenza della Corte costituzionale, non prima di 8-12 mesi, cioè nel termine entro il quale comunque l’Ars avrebbe dovuto adeguare la norma alla riforma nazionale di prossima emanazione. Dunque, in Sicilia tutte le gare d’appalto continueranno naturalmente ad essere aggiudicate secondo i nuovi criteri di legalità e trasparenza dettati dalla vigente legge”.
 
Duro Antonello Cracolici, presidente del gruppo parlamentare del Pd all’Ars: “La decisione del Consiglio dei ministri non fa altro che confermare i dubbi che più volte avevo esposto in Aula durante il dibattito – ha detto – adesso dobbiamo fare i conti con le conseguenze di un atto di pirateria di chi ha proposto e sostenuto questa legge a tutti i costi. Mi auguro che, con umiltà, i responsabili di questo caos – a partire dal Movimento Cinquestelle che ha dimostrato la propria incultura di governo, fino a chi è componente della Giunta regionale – si presentino in Parlamento per rimediare a questa situazione ripristinando il sistema che c’era fino a due mesi fa in Sicilia, ovvero le norme nazionali che regolano gli appalti”. Per il capogruppo di FI Marco Falcone “l’impugnativa della legge made in Sicilia è il risultato di un braccio di ferro in atto in questo momento nella maggioranza di governo tra Pd e Udc”.

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