Sulla emersione volontaria (Voluntary disclosure) il nostro editorialista, Antonio Pogliese, ha effettuato sei uscite, delineando bene il quadro degli oneri e dei vantaggi. Il tutto parte dalla Legge 227/1990, seguita dalla Legge 186/2014, corredata dall’ulteriore Dlgs 128/2015 sulla certezza del diritto, nonché da quattro circolari con cui l’Agenzia delle Entrate ha cercato di chiarire i punti oscuri del quadro normativo.
In questa disamina, non intendiamo entrare nel merito tecnico, ma indicare alcuni punti che chiariscono il significato di questa iniziativa legislativa.
Alla data odierna, risultano presentate circa 15 mila istanze, ma l’Agenzia delle Entrate ne attenderebbe ancora 20 o 30 mila, numero improbabile perché mancano appena undici giorni alla scadenza.
E’ stata concessa una proroga di 30 giorni solo per completare la documentazione.
Il ministro dell’Economia e Finanze, Pier Carlo Padoan, ha annunciato di avere inserito nella Legge di Stabilità 2016 circa 4 miliardi attesi proprio da questa operazione. Tutto dipenderà dalla competenza e rapidità con cui le Direzioni provinciali (Dp) dell’Agenzia delle Entrate, cui le Pec saranno inviate dai professionisti incaricati, verificheranno le istanze e, in maniera ragionevole, confermeranno la cifra indicata nei conteggi analitici che il professionista delegato ha l’obbligo di accludere all’istanza.
Va chiarito che l’operazione non è un condono, neanche mascherato come furono lo Scudo 1 e lo Scudo 2 di tremontiana memoria. In questo caso, il contribuente, che intende regolarizzare la propria posizione, deve versare interamente tutte le imposte e, in più, le sanzioni seppure ridotte.
L’emersione volontaria, per chi aveva esportato denaro, non ovviamente derivante da attività malavitose ma di risparmi, eredità, vendita di cespiti o altro, rappresenta un patto fra Stato e cittadini, mediante il quale viene offerta la possibilità di regolarizzare la loro posizione a condizioni certe di imposte, sanzioni fiscali e penali, e riservatezza.
Confermato il quantum, il contribuente deve versare entro 30 giorni il dovuto, a pena di invalidità dell’intera operazione. Chiuso il fascicolo, l’Agenzia delle Entrate lo trasmette alla Procura della Repubblica per eventuali riflessi penali in materia di antiriciclaggio o di criminalità organizzata, con ciò intasando gli uffici che dovranno smaltire decine di migliaia di pratiche ove non c’è bisogno dell’occhio vigile dei requirenti, se non c’è notizia di reato.
L’emersione volontaria è un’occasione importante che lo Stato offre ai contribuenti italiani, non per dare un colpo di spugna, ma anzi per consentire loro di fare il proprio dovere, che è quello di pagare tutte le imposte. Ciò a prescindere del cattivo uso che poi lo stesso Stato fa di 800 miliardi che incassa ogni anno e che parzialmente spende male.
Il contribuente che si è messo con le carte in regola deve essere considerato un bravo cittadino, perché ha avuto l’occasione di sistemare il rapporto con lo Stato, pagando interamente quanto dovuto senza sconti di sorta, come invece è accaduto in passato con i condoni fiscali che si sono succeduti negli ultimi decenni.
La riuscita dell’operazione e l’incasso dei 4 miliardi previsti dipenderà dalla bravura dei professionisti che assistono i contribuenti nel compilare la relazione di accompagnamento precisa e puntuale e, dall’altra parte, dei funzionari delle Dp che avranno il compito di verificare che tutto sia in regola con competenza e senza alcuna pignoleria.
Auspichiamo che tutto vada per il meglio. C’è bisogno di far emergere l’evasione e di migliorare il rapporto fra Stato e cittadini.