"Funzionari pubblici corrotti e truffatori" - QdS

“Funzionari pubblici corrotti e truffatori”

Carlo Alberto Tregua

“Funzionari pubblici corrotti e truffatori”

martedì 22 Settembre 2015

Servitori dello Stato bruciano 3 mld

La Guardia di Finanza ha pubblicato un rapporto relativo ai primi sei mesi del 2015 dal quale si evince che sono stati scoperti 4.835 funzionari pubblici che hanno commesso reati diversi fra cui corruzione, concussione, truffa, turbativa d’asta, appropriazione indebita, abuso d’ufficio. Tutti questi reati hanno comportato un danno all’erario di oltre 3 miliardi.
La GdF è un corpo di circa 61 mila uomini e donne che costano allo Stato, compresa ogni spesa, poco più di 4 miliardi. Considerando i diversi compiti, primo fra i quali quello di polizia economico-finanziaria, risulta evidente che il costo è pienamente giustificato, anzi, sottodimensionato.
Per esempio, non è accettabile che un comandante provinciale, di solito col grado di colonnello, debba guadagnare meno di un usciere dell’Assemblea regionale siciliana. La responsabilità e gli obiettivi che deve raggiungere un comandante provinciale della GdF sono di notevole importanza, anche sul piano economico, di grande delicatezza.
A questi funzionari dello Stato, come a quelli dei Carabinieri e della Polizia, bisognerebbe riconoscere retribuzioni ben più alte se commisurate a quelle di loro parigrado degli altri settori che hanno responsabilità e funzioni di gran lunga inferiori.  

“Funzionari pubblici corrotti e truffatori”. è vero che sono poco più di 4 mila, che in rapporto ai 4,3 mln di dipendenti pubblici, diretti e indiretti, rappresentano l’uno per mille. Ma è anche vero che si può ipotizzare che l’emersione di questi colpevoli sia solo la punta dell’iceberg. Infatti in tutte le pubbliche amministrazioni non vi è il Nucleo investigativo per gli affari interni che dovrebbe scoprire costantemente, come accade nel mondo anglosassone, i diversi vasi di Pandora dentro i quali c’è il verminaio della corruzione.
La riforma della pubblica amministrazione, portata avanti e fatta approvare dal ministro Marianna Madia, sotto il profilo che andiamo esaminando, è estremamente blanda. Vedremo se nei 15 decreti legislativi conseguenti alla legge-cornice saranno precisati comportamenti e procedure che portino alla responsabilizzazione dei funzionari pubblici, i quali spesso dimenticano che hanno il dovere di adempierle (le funzioni) con disciplina ed onore (art. 54 della Costituzione).
 

Occorre un ritorno ai valori di merito e responsabilità, secondo i quali chi raggiunge risultati deve essere pagato di più, promosso ed avere i giusti riconoscimenti, rispetto ai fannulloni o ad altri che, peggio, corrompono o si fanno corrompere.
La Legge Madia non ha inserito, per esempio, il silenzio-assenso tra pubbliche amministrazioni da un canto e cittadini e imprese dall’altro. Se il principio fosse stato introdotto i funzionari pubblici sarebbero stati messi con le spalle al muro perché, in 30 giorni, avrebbero dovuto negare i provvedimenti richiesti da cittadini e imprese, ritenuti autorizzati in assenza del diniego.
Invece la Legge Madia ha inserito il palliativo del silenzio assenso solo fra pubbliche amministrazioni. Cosicché, ancora, i funzionari irresponsabili possano tenere i fascicoli sui loro tavoli senza limiti di tempo con un danno all’economia e all’occupazione comprensibile da chiunque rifletta sulla materia. La questione è quasi lapalissiana.   

La corruzione è peggio della mafia, l’abbiamo scritto più volte, perché, mentre per quest’ultima le Forze dell’ordine hanno le mappe digitali, conoscono gli organigrammi e le persone che li compongono, la corruzione è nascosta e viene fuori spesso occasionalmente.
In ogni caso, GdF, Polizia e Carabinieri non hanno sufficiente personale per affrontare tutti i possibili casi di corruzione così diffusi nei Ministeri, nei ventuno Enti regionali e negli oltre otto mila Comuni, nelle diecimila partecipate pubbliche e in tanti altri enti che infestano il settore pubblico.
Raffaele Cantone, presidente dell’Autorità anticorruzione e pubblico ministero di valore, nel forum che abbiamo pubblicato il 21 aprile 2015 ha detto che “è difficile combattere la corruzione nella Pa perché essa non possiede gli anticorpi che la contrasterebbero”.
Gli anticorpi sono portati dalla trasparenza, dall’inserimento nei siti di tutte le Pa di qualunque informazione, da una utilizzazione massiccia della stampa cartacea, di cui i quotidiani sono l’asse portante, dall’obbligo di pubblicare relazioni semestrali sull’efficienza dei servizi e sulla emersione della corruzione.
Ora bisogna farlo.

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