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Palermo – “Riaccertamento straordinario” una stangata da 396 milioni di euro

Gaspare Ingargiola

Palermo – “Riaccertamento straordinario” una stangata da 396 milioni di euro

sabato 03 Ottobre 2015

Una norma voluta dall’Unione europea che costringe gli Enti a osservare regole stringenti nei bilanci. Palermo dovrà creare fondi di riserva da 13 milioni annui per la durata di 30 anni

PALERMO – Tredici milioni di euro l’anno per trent’anni, per un totale di oltre 396 milioni di euro.
È la stangata che lo Stato impone al Comune di Palermo, e a molte altre città, perché mettano a posto il bilancio e soprattutto facciano un quadro chiaro dei residui attivi e passivi. Si chiama “riaccertamento straordinario”: una norma voluta dall’Europa ed entrata in vigore quest’anno che costringe gli enti locali a osservare regole molto più stringenti nei bilanci.
Soprattutto quando si tratta di inserire fra i conti numeri inesatti o di cui non si ha alcuna certezza di recupero, come i residui attivi e passivi, che a volte in passato sono serviti alle amministrazioni per far apparire il bilancio, almeno sulla carta, più equilibrato.
Adesso però questo “gioco” è finito: tutti i comuni interessati dovranno creare dei fondi di riserva – Palazzo delle Aquile di 13 milioni l’anno – nel caso in cui alcuni crediti non si possano più riscuotere e quindi non vi sia più la relativa copertura finanziaria.
“Inizialmente – ha spiegato l’assessore comunale al Bilancio, Luciano Abbonato – la Regione aveva concesso ai comuni siciliani qualche altro mese di tempo, le norme dovevano entrate in vigore nel 2016. Poi però ha cambiato idea e così gli enti locali dell’isola sono stati costretti a riscrivere per larga parte i bilanci di previsione. Ecco spiegato il ritardo di quest’anno”.
Per l’opposizione, però, si poteva fare meglio, e soprattutto prima: “Che nel bilancio di questo Comune – ha detto il capogruppo di Idv a Sala delle Lapidi, Filippo Occhipinti – ci fossero partite non più rispondenti alla realtà si sapeva, viste le vecchie regole della contabilità pubblica, ma che le nuove producessero un disavanzo di 396 milioni di euro supera le peggiori aspettative, oltre a essere preoccupante. La legge prevedeva che l’atto dovesse essere approvato insieme al rendiconto consuntivo 2014: l’ho chiesto più volte e invece è passato oltre un mese”.
Ma veniamo alle cifre. I crediti “dubbi” e difficilmente esigibili sono legati innanzitutto alle solite difficoltà di recupero dell’evasione fiscale (si pensi ai tributi con pagamento spontaneo come Tasi e Imu) ma anche ai permessi per costruire, alle affissioni pubbliche, a imposte come Icp, Ici, Tosap, Tarsu, Tares e Tari. In questo settore la cifra che si è persa per strada dal 2006 al 2014 è davvero considerevole: ben 403 milioni di euro.
Le somme più facili da accertare, invece, sono le multe agli automobilisti, le spese condominiali, il recupero di somme per opere a danno terzi, i canoni di affitto e quelli di concessione di spazi pubblici. Anche qui, però, dal 1995 al 2014 sono venuti a mancare altri 126,7 milioni.
Non solo: se prima un’amministrazione comunale poteva inserire nel bilancio l’importo esatto delle tasse, adesso, come sottolinea la delibera di Giunta, si dovrà fare la media semplice degli importi degli ultimi cinque anni, inserendo nel calcolo quanto effettivamente recuperato.
In pratica Palazzo delle Aquile ha dovuto riscrivere il bilancio eliminando i residui attivi non legati a obbligazioni giuridiche perfezionate (-34 milioni) e quelli reimputati agli esercizi in cui sono esigibili (-25 milioni), i residui passivi non legati a obbligazioni giuridiche perfezionate (+249 milioni), quelli reimputati agli esercizi in cui sono esigibili (+335 milioni) e quelli che concorrono alla determinazione del fondo pluriennale vincolato (+35 milioni).
Il risultato di amministrazione al 1° gennaio 2015 dopo il riaccertamento straordinario dei residui attivi e passivi è di 295 milioni, mentre il fondo pluriennale vincolato è di 344 milioni, dei quali 64 milioni per la parte corrente e 280 in conto capitale. Il fondo crediti di dubbia esigibilità, quantificato secondo il criterio della media semplice, ammonta a 441 milioni, mentre l’amministrazione è stata costretta a prevedere anche un fondo rischi per le spese legali, valutato in 14 milioni. Adesso il bilancio tornerà nelle mani dei revisori contabili, poi sarà la volta del Consiglio, che dovrà fare in fretta: ha 45 giorni di tempo.

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