Indipendenza Catalogna e autonomia della Sicilia - QdS

Indipendenza Catalogna e autonomia della Sicilia

Carlo Alberto Tregua

Indipendenza Catalogna e autonomia della Sicilia

mercoledì 07 Ottobre 2015

Separazione se c’è ricchezza

Il 70% degli aventi diritto al voto della Catalogna è andato a votare: un’affluenza massiccia. Il partito indipendentista guidato da Artur Mas, ha ottenuto il 47% dei suffragi (meno della metà) ma la maggioranza dei seggi (72 su 135).
La Catalogna è una regione autonoma ricca che produce più del 20% del Pil della Spagna. Ha una propria lingua, il catalano, parlato anche in Argentina, un tasso infrastrutturale fra i più alti in Europa, un’affluenza di turisti che primeggia nel mondo.
Si tratta di una regione autonoma bene organizzata ove tutta la collettività, Classe dirigente in testa, lavora per il proprio benessere e per il proprio futuro. Ecco perché non sopporta di dovere contribuire alla burocrazia statale e ai cattivi governi centrali (socialisti e democristiani), i quali sostengono inefficienza e improduttività, fannulloni e nullafacenti.
Vi è poi il rischio che nelle prossime elezioni nazionali di dicembre il partito di estrema sinistra, Podemos, acquisisca i consensi degli scontenti.

Il fenomeno dell’indipendentismo è perseguito dagli scozzesi, da regioni olandesi, dalla piccola regione fiamminga del Belgio, mentre in Germania l’autonomia dei 16 lander è talmente elevata per cui non hanno bisogno dell’indipendenza, avendo persino gli ambasciatori.
In Italia, la Lombardia, per mano della Lega, ha perseguito il separatismo. Quella regione è la più virtuosa d’Italia avendo ridotto all’osso la spesa corrente. è anche quella che produce il 20% del Pil nazionale, intorno ai 300 miliardi. Ha il più alto tasso infrastrutturale della Penisola, ha realizzato Expo 2015 cui stanno affluendo i 20 milioni di visitatori previsti e che ha dato lavoro a decine di migliaia di persone, con investimenti di miliardi di euro.
La Lombardia è una fucina in continua crescita ed è una delle regioni leader d’Europa insieme a Catalogna, Baden e Rodano.
Da questa disamina si evince che le regioni ricche aspirano all’indipendenza, non quelle povere, come la Sicilia, che pur dotata di uno Statuto autonomo costituzionale, ne ha fatto scempio per la precisa responsabilità di un ceto politico e burocratico che ha utilizzato l’Autonomia come scudo di privilegi e di privilegiati.
 

Lo Statuto siciliano, inserito senza modificare di una virgola il testo nella nostra Costituzione, entrata in vigore il 1 gennaio 1948, ha in sé requisiti e principi che avrebbero dovuto far decollare l’economia dell’Isola, ridurre la disoccupazione al 5% anziché al 23% come oggi, essere modernizzata in tutti i suoi comparti economici, avere un welfare a sostegno dei veri bisognosi e non di tanti fannulloni e parassiti che mangiano le risorse pubbliche senza alcuna dignità.
Le questioni che scriviamo sono note, il declino della nostra terra è sempre maggiore perché non c’è l’auspicata presa d’atto delle cause della grave malattia. Ovvero, gli irresponsabili che governano regioni ed enti locali (non tutti), non adottano le necessarie terapie perché non ne sono capaci o, peggio, perché sono in malafede.
Sono in malafede in quanto continuano a gestire il consenso mediante lo scambio con il favore di piccolo cabotaggio e altre forme che mettono da canto meritocrazia e responsabilità. Non solo la Sicilia non può aspirare ad essere indipendente, ma neanche ad essere autonoma perché leggi regionali che continua ad approvare dietro quello scudo sono in senso contrario alle riforme che fa lo Stato nazionale.

Per esempio, la legge sull’acqua, quella sui Liberi Consorzi, la legge sui rifiuti e via enumerando sono tutte conservatrici. Cosicché si trova con le impugnative attuate o minacciate dal governo centrate in un cul de sac dal quale non può più tirarsi fuori. Ecco perché è venuta meno la necessità dell’Autonomia, ecco perché la riforma costituzionale dovrebbe procedere all’eliminazione degli statuti speciali di tutte le regioni, per far diventare l’Italia uno Stato moderno, capace di imprimere svolte con adeguate riforme a tutte le popolazioni del territorio nazionale.
Le regioni, speciali e ordinarie, sono state un disastro perché hanno istituito nuovi centri di potere e di spesa che hanno portato il nostro Paese in uno stato di insufficienza economica e sociale.
Dunque. la Catalogna e la Scozia possono aspirare all’indipendenza perché sono ricche, la Sicilia e la Sardegna non dovrebbero essere più autonome perché sono povere. Bisogna capirlo una volta per tutte!

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