Giuseppe Aloisio: "Tagli costi della politica, normativa inadeguata" - QdS

Giuseppe Aloisio: “Tagli costi della politica, normativa inadeguata”

Gaia Perniciaro

Giuseppe Aloisio: “Tagli costi della politica, normativa inadeguata”

venerdì 06 Novembre 2015

Forum con Giuseppe Aloisio, Procuratore regionale Corte dei Conti Sicilia

All’inaugurazione dell’anno giudiziario, nella Sua relazione, ha sottolineato come ancora il Governo nazionale abbia fatto poco per la riduzione dei costi della politica. Da allora cosa è cambiato?
“È uno degli argomenti più impegnativi che non ha ancora trovato nelle scelte normative una soluzione adeguata. Il Piano Cottarelli aveva suggerito soluzioni efficaci, come l’utilizzo di immobili demaniali anziché in affitto da parte dell’amministrazione e la riduzione delle auto di servizio, ma ancora non sono state perseguite. Al riguardo, come Procura, in questi mesi abbiamo affrontato delle vicende di notevole rilievo mediatico sugli indebiti rimborsi delle spese dei gruppi parlamentari dell’Ars e degli organi consiliari di vari Ee.Ll. tutto ciò a danno delle casse dei cittadini”.
Cosa non va, a Suo parere, nel sistema attuale delle Società a partecipazione pubblica?
“Per potere esercitare l’azione contabile ritengo necessaria una legge che imponga alle Società a partecipazione pubblica quelle caratteristiche di profilo che le definiscano Società in house. Il sistema attuale della partecipazione in capitale è evidentemente uno strumento elusivo dell’accertamento delle responsabilità degli amministratori. L’attuale giurisprudenza della cassazione ci lega rispetto alle Partecipate”.
Lei è stato nominato a marzo. In riferimento al rapporto che intercorre tra organico e carico di lavoro, come ha trovato gli uffici?
“La nostra produzione è nella media italiana. Quest’anno abbiamo avviato n. 1.253 nuove istruttorie ed emesso 150 inviti a dedurre, 84 citazioni in giudizio, e 22 atti di appello da sommare ai 7 proposti dalla locale Procura generale. Operiamo a 360 gradi in tutto il territorio, ma il nostro organico, seppur perfettamente capace a sostenere tale mole di lavoro, è abbastanza carente dal punto di vista quantitativo. La Procura siciliana ha una carenza di organico del 42%, la più elevata in Italia, e la mia Procura al momento conta solo un Procuratore e sei magistrati, di cui due assegnati part-time ad altri uffici”.
Qual è il livello di Informatizzazione degli uffici?
“Siamo all’avanguardia sotto il profilo informatico, al momento saremmo già in grado di svolgere il processo telematico contabile e due dei miei magistrati hanno fascicoli e atti totalmente telematici e informatizzati, completi di firma digitale”.
Cosa occorrerebbe alla Corte dei Conti per essere più efficace?
“Manca la previsione normativa di maggiori poteri istruttori al Pubblico ministero contabile. La normativa ci lega alla procedura civile, ma il nostro lavoro si avvicina molto al modello penale; rimaniamo vincolati a mezzi non sufficienti nella persecuzione di casi come la corruzione. Attualmente non possiamo effettuare indagini patrimoniali presso gli istituti di credito e spesso nemmeno la Guardia di Finanza può aiutarci”.
Qual è l’impegno della Procura regionale nel progetto “Legalità e Scuola”, attuato con il Miur?
“La Procura siciliana è la più attiva in Italia nell’ambito del progetto citato. Nell’anno scolastico 2014-2015 ci siamo impegnati di più nel palermitano e abbiamo incontrato circa dieci istituti e 1500 ragazzi. In più ci ha fatto visita anche una scuola di Caltagirone. Tranne rarissime eccezioni, ho potuto apprezzare grande sensibilità e preparazione nei confronti della materia. I giovani definiscono noi Procuratori ‘tutori dei loro sogni’ e io vorrei essere degno di tale fiducia”.
Qual è, dunque, secondo Lei, la percezione che il cittadino ha della giustizia?
“Nei tempi passati abbiamo notato un calo di attenzione nei confronti della magistratura, ma i miei uffici registrano la necessità delle persone di vedere in noi riferimenti certi. Nel 2014 abbiamo ricevuto dai cittadini 430 esposti e nei primi tre trimestri del 2015 circa 500. Gli ultimi eventi, però, rafforzano una linea di demarcazione che, nella percezione delle persone, c’è tra chi indaga e chi giudica. Certi comportamenti individuali macchiano l’intera categoria agli occhi dell’opinione pubblica, ma va sottolineato che è proprio dall’interno della magistratura che è arrivata la contestazione ad alcuni magistrati. E questo dovrebbe dare certezze sulla giustizia”.
 
Le norme anticorruzione hanno aiutato la prevenzione e quindi determinato un minor intervento della Procura nelle aperture di istruttorie per reati di corruzione che coinvolgono pubblici funzionari?
“Reputo la Legge 190/2012 sull’anticorruzione un impianto normativo interessante, ma se ha avuto bisogno nel 2014 di un decreto integrativo e correttivo, forse tanti benefici non li ha portati. Tra i nuovi obiettivi della legge vi era la prescrizione di organizzare presso le Pubbliche amministrazioni gli uffici anticorruzione. in Sicilia il più importante è l’Ufficio della Regione, ma penso che il fatto di licenziare due o tre dirigenti per fragranza di reato non sia un vero risultato. Noi della Procura contabile arriviamo quando il danno è già stato fatto e l’Anticorruzione deve avere il potere di prevenire. Indicativo è che le 84 istruttorie avviate quest’anno in materia di reati contro la Pa., siano quasi tutte inerenti casi di corruzione e concussione”.
Quali sono le tipologie di reato più frequenti?
“In Italia oltre il 45% dei reati di truffa ai danni dello Stato, riguarda l’illecita percezione di finanziamenti pubblici con il coinvolgimento di funzionari e dirigenti statali in questo meccanismo. Dei soldi comunitari quelli maggiormente rubati sono quelli per l’agricoltura, spesso anche con il coinvolgimento della mafia. Il problema sta nel fatto che vi è un assetto burocratico che non riesce o non vuole fare verifiche corrette, ad esempio il certificato antimafia è richiesto obbligatoriamente solo se il relativo contributo è superiore ai 150 mila euro, ovvero solo nel 2% dei contributi in totale”.
 
Quali obiettivi si pone per i prossimi mesi?
“Ho in sospeso molte istruttorie in materia di rifiuti. Recentemente sono stato in audizione presso la Commissione parlamentare che è stata in Sicilia per indagare sul ciclo dei rifiuti, e in particolar modo mi è stato chiesto come mai non ho potuto fare nulla nei confronti degli Ato, che sono impermeabili all’azione contabile e che provocano danni erariali notevolissimi”.
Dal 2006 il Codice dell’ambiente dà alla Corte dei Conti potere e giurisdizione in materia di danno ambientale, quali sono i vostri rapporti con il Ministero dell’ambiente?
“Dall’entrata in vigore del Codice non è mai pervenuto alcun rapporto dal Ministero necessario per quantificare e contestare il danno ambientale agli autori. Senza di esso, ad esempio, non ho potuto concludere due istruttorie contro i responsabili di un ingente inquinamento delle falde acquifere palermitane, avviate sulla cattiva realizzazione della quinta vasca di Bellolampo e sul mancato controllo da parte del Commissario delegato per l’emergenza rifiuti e del suo Soggetto attuatore”.
Quali altri casi di materia ambientale ha in obiettivo di perseguire?
“La mancata realizzazione della raccolta differenziata in una serie di comuni del litorale di Palermo, che ha già determinato un danno erariale rilevantissimo, e la costruzione delle cosiddette ‘cattedrali nel deserto’ come l’impianto di compostaggio di Ragusa, il cui mancato avvio ha portato un danno di 7 milioni di euro. In questo caso in particolare, la Guardia di Finanza di Ragusa ha stimato che per rimetterlo in funzione occorrono circa 400 mila euro”.

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