Sanità, efficienza col Piano aziendale - QdS

Sanità, efficienza col Piano aziendale

Carlo Alberto Tregua

Sanità, efficienza col Piano aziendale

sabato 07 Novembre 2015

Costi e fabbisogni standard

Nell’incontro fra il presidente del Consiglio e i presidenti di Regioni ordinarie, autonome, e Province Autonome di Trento e Bolzano, è emerso che il Fondo Sanitario nazionale di 111 miliardi per il 2016 è più che sufficiente a soddisfare i bisogni dei malati italiani.
Ha fatto bene Matteo Renzi a bastonare i presidenti di Regione, invitandoli a spendere meglio questi soldi, cioè a tagliare gli sprechi e a migliorare l’organizzazione e l’efficienza delle Aziende sanitarie e delle Aziende ospedaliere.
Ma Renzi dovrebbe fare di più nella Legge di Stabilità 2016 in discussione al Parlamento. Dovrebbe rafforzare le prescrizioni di cui alla riforma della Pa (n. 124/2015) nella quale è stato inserito il principio che le spese per i servizi pubblici di qualunque tipo debbono essere parametrati ai costi standard e ai fabbisogni standard.
Cosicché, se tale regola di buon senso e di buona gestione fosse applicata, nessuna Regione, diventata centro di spesa e non di servizio, potrebbe avere difformità di costi rispetto a uguali servizi delle Regioni virtuose.

Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Maroni, ha comunicato un dato sorprendente: se Regioni e Province Autonome utilizzassero i parametri della Sanità lombarda, vi sarebbe un risparmio di ben 23 miliardi di euro.
Ci sembra un’esagerazione, ma in questa enunciazione c’è un fondo di verità; cioè a dire che poche Regioni sono virtuose quanto a spese, ma che si sono abituate a scialacquare le risorse sulla via del favoritismo e del clientelismo più sfrenato, dimenticando che la Sanità è un servizio essenziale per i cittadini ammalati e non per altri.
Hanno ragione quei presidenti di Regioni con i conti ridotti all’osso e torto marcio gli altri con i conti in rosso cui spesso corrispondono servizi scadenti. Si rende pertanto necessario standardizzare le spese per il servizio sanitario ragguagliandole a costi e fabbisogni essenziali.
Non ci vuole molto a procedere su questa strada. Sarebbe sufficiente una norma che obbligasse i direttori generali di Asp e Ao a redigere il Piano aziendale (diverso dal bilancio preventivo) composto dalle quattro parti standard: programmazione, organizzazione, gestione e controllo.
 

Il Piano aziendale, determinate le tipologie di servizi, ne desume il fabbisogno di risorse umane fra medici, infermieri, altri addetti all’assistenza ai malati, nonché tutto il comparto clientelare, che è quello amministrativo, ove vi è una sovrabbondanza di personale, assunto senza concorso.
Perché funzionino i reparti, occorre che vi siano primari bravi come medici, ma anche come manager. Insomma, il primario dovrebbe essere un professionista di alta caratura e di rispecchiata moralità, senza scheletri negli armadi, in grado di attuare un’azione efficiente che produca i migliori risultati possibili.
L’assunzione dei primari dovrebbe avvenire per concorso, mentre in molte regioni è invalsa l’abitudine di procedere con le nomine che, nella maggior parte dei casi, rientra nel filone del clientelismo, con la conseguenza che non sono i migliori ad essere collocati nei posti di vertice, ma gli amici degli amici.
Questo metodo va combattuto con norme di legge precise che non possano essere eluse o aggirate. Ma così, in atto, non è.

In Italia, oltre alla Regione Lombardia, definita virtuosa, vi sono anche Toscana, Emilia Romagna e Veneto. Il ministero della Salute dovrebbe pubblicare sul proprio sito costi e fabbisogni standard di queste Regioni e obbligare tutte le altre a rientrare in tali indici, commisurando la quota di contributo statale in funzione della capacità di ogni Regione sprecona di adeguarsi a costi e  fabbisogni delle Regioni virtuose.
Poi, vi è l’altro indice di misurazione della qualità dei servizi, imponendo una norma con la quale in ogni Pronto Soccorso e in ogni reparto delle Aziende ospedaliere e dei presìdi dovrebbero essere installati totem digitali che consentano ai malati di dichiararsi soddisfatti o insoddisfatti, reparto per reparto.
Solo dando ai cittadini la capacità di fare gli esami ai servizi sanitari, si potrebbe ottenere un responso vero sulla loro qualità, mettendo a nudo le deficienze e le incapacità di quei direttori generali, sanitari e amministrativi, quando non sono capaci di fare la loro attività al servizio dei cittadini.
Le soluzioni ci sono, noi le continuiamo a proporre. Attendiamo che i bravi politici le attuino. Oppure, non sono bravi politici.

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017