Meno aborti anche in Sicilia - QdS

Meno aborti anche in Sicilia

Serena Giovanna Grasso

Meno aborti anche in Sicilia

sabato 14 Novembre 2015

Ministero della Salute: nell’Isola 2,8 strutture ogni 100 mila donne praticano l’aborto, come in Italia. Quasi una donna su cinque si è sottoposta all’Ivg per la seconda volta

PALERMO – Scende sotto quota 100 mila il numero di interruzioni volontarie di gravidanza eseguite nel corso del 2014 (97.535 per la precisione). Così, lo scorso anno ha confermato il trend di riduzione avviato già da qualche decennio: si pensi che nel 2013 si contavano 102.760 Ivg, 107.192 nel 2012, ben 160.494 nel 1991 ed addirittura 233.976 nel 1983 (il 56,1% in più del 2013). Considerando il fenomeno su base regionale, possiamo affermare di trovarci di fronte ad una riduzione abbastanza omogenea: infatti, ben diciassette regioni su venti registrano un decremento di Ivg; mentre l’incremento ha interessato esclusivamente la Puglia (+0,8%), la Basilicata (+1,8%) e la Campania (+2,9%).
In tal contesto, la Sicilia si allinea perfettamente al trend nazionale, rilevando nel 2014 un numero di interruzioni volontarie di gravidanza pari a 7.191, ossia il 6,5% in meno rispetto al 2013 (7.691). A ricorrere in gran misura all’aborto sono le nubili (nelle Isole il 51,9%), seguono le coniugate (42,1%) ed infine ritroviamo le separate, divorziate e vedove (6%). Nella stragrande maggioranza dei casi si tratta di casalinghe (36,4%) e disoccupate o in cerca della prima occupazione (22,5%), a seguire troviamo le occupate (27,9%) e le studentesse (13,1%).
Per il 18,9% delle donne residenti nell’Isola che nel 2014 hanno effettuato un’interruzione volontaria di gravidanza, occorre specificare che la loro non era la prima esperienza in tal senso: infatti, il 14,4% ha abortito già una volta, il 3,1% due volte e l’1,3% tre o più volte. Valore percentuale quasi doppio ha interessato le straniere: per l’appunto, in Sicilia e Sardegna, il 34,4% delle donne sottopostesi all’interruzione volontaria di gravidanza nel 2014 proveniva da una precedente esperienza.
Secondo quanto emerge dal dossier del ministero della Salute, la legge che disciplina il ricorso all’aborto (194/78) trova corretta applicazione, poiché viene garantita a tutte le donne la libera scelta di tenere o meno il bambino: infatti, mentre il numero totale delle strutture con reparto di ostetricia e ginecologia a livello nazionale risulta pari a 632, il numero di quelle che effettuano le Ivg è pari a 379, corrispondente al 60% del totale. La Sicilia si scosta leggermente da tale incidenza percentuale e fa rilevare un buon 50% di strutture preposte all’espletamento della pratica (33 su 66). Solo quattro sono le regioni in cui si rilevano valori inferiori al 50%: tre di esse sono realtà meridionali di cui due di piccole dimensioni, parliamo del Molise (25%), della Basilicata (42,9%) e della Campania (32,9%); la quarta è la piccola Provincia autonoma di Bolzano (22,2%). Mentre i valori maggiormente elevati si rilevano in Liguria (100%), Toscana (96,6%), Umbria (92,3%), Marche (80%) e Sardegna (80%).
Inoltre, se parametrizziamo il numero di strutture in cui si pratica l’Ivg in rapporto al numero di donne in età fertile, l’offerta continua a rimanere più che adeguata. In questo caso, il dato siciliano è perfettamente in equilibrio con il valore medio rilevato a livello nazionale: infatti, sia nel Belpaese che nell’Isola vi sono mediamente 2,8 strutture ogni 100 mila donne tra i 15 e i 49 anni. Tenendo saldo questo punto di riferimento, oltre alle regioni sopra citate, sono ulteriori le realtà regionali che garantiscono l’offerta di aborto: infatti, occorre aggiungere il Veneto (due strutture ogni 100 mila donne fertili) e Lazio (1,7).

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