Per Sud e Isole 2015 anno ancora critico - QdS

Per Sud e Isole 2015 anno ancora critico

Serena Giovanna Grasso

Per Sud e Isole 2015 anno ancora critico

venerdì 20 Novembre 2015

La Svimez per l’anno in corso prevede una crescita del Pil nel Mezzogiorno pari allo 0,1%, contro il +0,9% del Centro-Nord. Il Sud ripartirà, ma ad una velocità ridotta: i consumi cresceranno dello 0,8% e 1,3% al Nord

PALERMO – Per il Mezzogiorno, la crisi economica è quel cancro inestirpabile annidato in modo particolare nella suddetta circoscrizione territoriale ormai da otto anni ininterrotti. Questo è quanto emerge dall’analisi del “Rapporto sull’economia del Mezzogiorno” pubblicato lo scorso 27 ottobre dalla Svimez (Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno). Infatti, mentre il Centro – Nord è già uscito da questa congiuntura negativa, stessa cosa non può certamente dirsi per l’Italia insulare e meridionale.
Infatti, si valuta che nell’anno in corso il Prodotto interno lordo italiano dovrebbe crescere di 0,8 punti percentuali (nel 2014 -0,4%). Le regioni centrosettentrionali dovrebbero aumentare il loro reddito aggregato di circa l’1% (nel 2014 -0,2%); al contrario, nel Mezzogiorno l’incremento atteso nel 2015 è di entità assai minore, una sostanziale stazionarietà (+0,1%, nel 2014 era -1,3%). Se confermata, questa previsione da una parte significherebbe per il Mezzogiorno il primo anno dal 2008 di “crescita”; d’altra parte, non è possibile considerare questo valore pressoché stazionario come crescita degna di tale significato.
Dunque, le misure che hanno in parte aiutato il Settentrione a registrare il segno positivo, non sono affatto risultate miracolose per il Mezzogiorno: tra i suddetti strumenti è possibile annoverare il cosiddetto bonus da 80 euro (che per l’intero anno vale circa 9,5 mld di euro); un significativo sgravio sui contributi per i nuovi assunti; un alleggerimento dell’Irap (Imposta regionale sulle attività produttive); l’istituzione di un fondo finalizzato alla riforma degli ammortizzatori sociali e del mercato del lavoro; ed infine l’aver evitato il taglio delle agevolazioni fiscali vigenti (che per il solo 2015 vale 3 miliardi di euro). Come scrive anche la Svimez, l’insieme di queste misure ha contribuito a rivitalizzare le componenti interne della domanda aggregata, ovvero quelle maggiormente penalizzate nell’evoluzione ciclica recente, purtroppo ancora senza abbattere le differenze territoriali.
Assolutamente in linea con l’andamento del prodotto interno lordo è la dinamica dei consumi finali interni: infatti, nel 2015 si prospetta una crescita pari allo 0,9% nel Centro – Nord e solo dello 0,1% nel Mezzogiorno (+0,7% è il valore complessivo riscontrabile a livello nazionale). Stessa cosa dicasi per l’andamento dell’occupazione: infatti, si prospetta un incremento pari a 0,7 punti percentuali nel Centro – Nord e a 0,3 punti percentuali nel Mezzogiorno.
Una differenza a livello territoriale maggiormente notevole riguarda la dinamica degli investimenti fissi lordi: infatti, mentre nel Centro – Nord si prevede  un’espansione dell’1,5% (nel 2014 era -3,1%),  il Sud continua a essere interessato da un’evoluzione negativa (-1,0%), sebbene in netta decelerazione rispetto agli anni passati (nel 2014 era -4,0%).
Secondo le previsioni dell’Associazione per lo sviluppo dell’industria nel Mezzogiorno, solo nel 2016 si può cominciare a parlare concretamente di ripresa per il Sud, tutto ciò mentre il Settentrione correrà ad una velocità più che doppia rispetto alla nostra. Infatti, il prossimo anno il Pil del Centro – Nord è previsto crescere per l’1,5%, mentre solo dello 0,8% nel Mezzogiorno. Come nel 2015, nel 2016 il sostegno maggiore verrebbe dai consumi finali, previsti in crescita dell’1,3% nelle regioni centro-settentrionali e dello 0,8% in quelle del Sud (in Italia, +1,2%). Infine, sul fronte occupazionale, le unità di lavoro totali sono previste aumentare dello 0,9% nel Centro-Nord e dello 0,6% al Sud. Dunque, la crisi ha accentuato le differenze territoriali riscontrabili nel Belpaese e conferma l’esistenza di un’Italia divisa in due che corre a due velocità differenti.

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