Renzi non è Blair né la Thatcher - QdS

Renzi non è Blair né la Thatcher

Carlo Alberto Tregua

Renzi non è Blair né la Thatcher

martedì 05 Gennaio 2016

Da spesa corrente a investimenti

Lunedì 4 gennaio, alle ore 9, Matteo Renzi era in pole position alla Borsa italiana per lo start up delle azioni Ferrari, scorporate dalla Fca, anche se con un sistema di incroci il controllo rimane saldamente nella cassaforte della famiglia Agnelli.
Il primo ministro ha continuato nella sua linea positiva che intende dare fiducia al Paese, spiegando che l’Italia non può essere seconda a nessuna, in quanto possiede requisiti e potenzialità tali da competere con qualunque altra nazione.
Ma è proprio in questa argomentazione la debolezza della comunicazione, anche se essa non è afferrata dal popolo. In che cosa consiste tale debolezza? Nel fatto inequivocabile che l’Italia non è competitiva, e perciò non concorrenziale, anche perché la produttività del sistema privato è buona, ma pessima quella del sistema pubblico.
Senza produttività non vi è competitività, per cui l’enunciazione di Renzi va presa come auspicio e non come constatazione.

Margaret Thatcher, la non dimenticata Iron Lady, privatizzò quello che si poteva, cioè tutto. Mise in un angolo i potenti sindacati, che dovettero trasformare la loro strategia, rivoluzionò e responsabilizzò la burocrazia, operando licenziamenti in massa di fannulloni e irresponsabili.
Tony Blair, leader laburista, cioè della sinistra, continuò per dieci anni sulla stessa linea, tanto che la Gran Bretagna si rifiutò di entrare nell’euro ed oggi la sterlina è più forte della moneta europea. Quel Paese è competitivo e ha una produttività superiore alla media europea.
Gerhard Schröder, cancelliere tedesco, fece riforme importanti negli anni Duemila, che consentirono l’effettiva unificazione economica delle due Germanie. Ribaltò il potere che aveva il sindacato, dando contemporaneamente maggiore forza ai lavoratori, che oggi sono presenti nei Consigli di amministrazione delle grandi società con i loro rappresentanti. Fece approvare norme in materia di lavoro per renderlo flessibile in modo di aumentarne la produttività. Inserì nella Pubblica amministrazione i valori di merito e di responsabilità.
Gerhard Schröder perse le elezioni perché adottò misure impopolari.
 

Ma oggi, se la locomotiva tedesca marcia bene lo deve alle riforme di uno statista che antepose l’interesse del suo Paese a quello proprio.
Il cuore del funzionamento delle Istituzioni è sempre il medesimo: anteporre l’interesse generale a quello personale e privato. Così non avviene nel nostro Paese, preda di lobbies e di corporazioni di memoria fascista, spesso di sinistra. Ognuno tira il lenzuolo dal proprio lato, infischiandosene se scopre quello altrui.
Renzi non ha ancora capito che per fare marciare le riforme che ha fatto approvare deve attaccare di petto il mal funzionamento della Pubblica amministrazione. è vero che intende rottamare regole burocratiche contrarie all’interesse generale, ma nei fatti leggi e decreti attuativi non vanno in questa direzione.
Se in Italia non aumenta la competitività fra settore pubblico e privato e all’interno del settore pubblico, non miglioreranno efficienza ed efficacia, né qualità dei servizi, con la conseguenza di sprechi senza limiti e di una spesa corrente che danneggia i cittadini e privilegia le corporazioni, mentre dovrebbe essere indirizzata agli investimenti.

Nel suo pacato ed efficace discorso di fine anno, Sergio Mattarella ha puntato la sua attenzione soprattutto al Meridione, sottolineando che il Paese non può crescere se i suoi quattro/decimi si trovano in uno stato di sottosviluppo palpabile.
Il lavoro non si crea per decreto, ma per decreto si possono stabilire le condizioni che fanno nascere il lavoro medesimo. Una delle primarie condizioni è che la Pubblica amministrazione funzioni bene, sia digitalizzata e consenta a cittadini e imprese di avere risposte in tempo reale.
Proprio il fattore tempo gioca un ruolo importantissimo nello sviluppo, perché consente una maggiore velocità della moneta, elemento fondamentale perché la ruota economica giri in modo più svelto.
Non sappiamo se Renzi queste cose le conosca, ma riteniamo che la sua intelligenza dovrebbe fargliele scoprire, perché non è mai troppo tardi che egli emuli Thatcher, Blair e Schröder e conduca l’Italia a essere una nazione invidiabile per i parametri socio-economici superiori alla media europea.

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