La Sicilia autonoma ed inconcludente - QdS

La Sicilia autonoma ed inconcludente

Raffaella Pessina

La Sicilia autonoma ed inconcludente

mercoledì 20 Gennaio 2016

Renato Schifani (Ncd-Udc): “Scenario paradossale. Serve nuova classe dirigente”. È stata puntualmente fallita ogni occasione di svolta

Botta e risposta tra i deputati regionali Alice Anselmo capogruppo del Pd e il capogruppo di Forza Italia Marco Falcone, sul tema dei soldi che lo Stato dovrebbe dare alla Sicilia. Nei giorni scorsi Falcone aveva parlato di "scippo" da parte del Governo Renzi nei confronti della Sicilia e Anselmo così risponde: “Il tema dei trasferimenti alle ‘ex Province’ è piuttosto complesso, ed evidentemente l’onorevole Falcone ha preso un abbaglio. Non c’è stato alcuno ‘scippo’ da parte del governo Renzi nei confronti della Sicilia: quei fondi vengono oggi ripristinati per le regioni a statuto ordinario, mentre alle Province delle regioni a statuto speciale non sono mai venuti meno”.
E prosegue: “Con la legge 56/2014, la riforma Delrio sul riordino delle Province a statuto ordinario, erano di fatto stati tolti i finanziamenti in attesa del riordino delle funzioni delle Province e delle Città metropolitane. Ora che questo riordino c’è  stato – aggiunge Anselmo – il comma 754 della legge di Stabilità 2016 crea un fondo per tornare a finanziarie le specifiche funzioni che la provincia a statuto ordinario svolge, fra cui scuole e viabilità. Per cui non si tratta di soldi in più, ma del ripristino dei vecchi finanziamenti, che come detto non sono mai stati tolti alle regioni a statuto speciale”.
“Detto questo – conclude il presidente dl gruppo PD all’Ars – è evidente che governo regionale e questa maggioranza hanno il dovere di completare al più presto la riforma che istituisce Liberi consorzi e Città metropolitane e dare un assetto istituzionale stabile alle nuove realtà”.
Di fatto la riforma delle province è uno di quegli atti mancati che l’esecutivo regionale non riesce a portare a compimento. Di questa situazione ha parlato anche Renato Schifani, ex presidente del Senato e oggi presidente del gruppo Area popolare (Ncd-Udc) a Palazzo Madama. “Lo scenario è paradossale – ha detto Schifani -. Da un lato vediamo con soddisfazione l’Italia ottenere dall’Europa, grazie alle riforme, maggiore flessibilità e maggior credito. Di contro, vediamo la Sicilia perdere enormi risorse nazionali, pari a centinaia di milioni, per la mancata adozione di riforme strutturali. C’è una sola strada: restituire ai siciliani la possibilità di insediare una nuova classe dirigente con autentico spirito riformatore. E non c’è tempo da perdere”.
Anche Lelio Cusimano in una intervista ha ribadito che sono cadute sotto la ghigliottina della incostituzionalità quasi tutte le norme di un certo rilievo approvate in Sicilia, e che quindi l’Autonomia, così com’è non serve a nulla, anzi usata male diventa uno strumento per fare pasticci.
E che dire di Gaetano Armao che ribadisce in pratica Roma sta approfittando della inconcludenza nella applicazione dello Statuto speciale proprio per riportare sotto l’egida romana, ancora più di adesso, la Sicilia, facendola diventare regione a statuto ordinario.
Ma l’argomento più appetitoso in questo periodo sembra essere solo quello delle prossime elezioni, dove i partiti stanno cominciando a muovere le proprie pedine sulla scacchiera per giocare una partita vincente. La destra sta cercando di compattarsi, la sinistra invece deve trovare ancora un giusto equilibrio, ma in Sicilia la frattura potrebbe diventare insanabile poiché si potrebbero candidare a presidente della Regione sia l’uscente Rosario Crocetta che il renziano Davide Faraone.
Tra i nomi a destra si parla di Stefania Prestigiacono e Salvo Pogliese. Intanto una settimana a Palazzo dei Normanni senza Aula, senza leggi da approvare.

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