“Al fine di migliorare la situazione – continua Sparacino – sarebbe necessario intervenire sul sistema sanitario: in particolar modo, sui reparti che si occupano delle urgenze e delle emergenze, così da salvare più vite e gestire i pazienti che purtroppo non si salvano in maniera tale da consentire la donazione degli organi. È estremamente scorretto imputare alla mancanza di generosità dei siciliani il calo delle donazioni. Nella maggioranza dei casi la drastica riduzione è legata alle condizioni in cui le strutture sanitarie operano, alla disponibilità di risorse e alla scarsa attenzione che i dirigenti pongono sul tema”.
“Fortunatamente in Italia esiste una tipologia di sistema a ‘rete’. Così, nel caso in cui un paziente siciliano è in immediato pericolo di vita, sale in cima alla lista dei trapianti e sarà il beneficiario del primo organo compatibile disponibile, anche nel caso in cui si trova in un’altra regione. Inoltre, riceviamo anche un gran numero di reni rimasti inutilizzati nelle altre regioni per mancanza di necessità o incompatibilità. Dunque, trapiantiamo tutto quello che viene donato in Sicilia ed in più attingiamo alle donazioni nazionali. Così riusciamo a sopperire alla scarsità di donatori”.
“Anche la donazione da vivente ha avuto degli andamenti altalenanti, con drastiche riduzioni nel 2015 (si tratta di 17 casi).Pure in questo caso le difficoltà che si riscontrano sono di ordine sanitario. Per fare un trapianto da vivente ci vuole un bel po’ di lavoro: innanzitutto, bisogna esaminare con estrema attenzione i potenziali donatori, al fine di non arrecare loro alcun danno. Poi è necessaria la contemporanea disponibilità di due sale operatorie e dunque di due equipe chirurgiche. Si tratta di una notevole mole di lavoro che non tutti i centri riescono a sopportare a causa delle carenti risorse. Oggi il trapianto da donatore vivente è quasi unicamente costituito dal rene, rarissimi sono i casi di trapianto di fegato. Infatti, al contrario della donazione da vivente di rene, la donazione da vivente di fegato è più complicata e rischiosa, così molti centri hanno ripiegato su situazioni alternative. In conclusione, la Sicilia deve migliorare e per farlo è necessario puntare sull’impegno, sulle risorse umane e strutturali e soprattutto sull’attenzione dei responsabili di direzione”.