Flop donazione organi in Sicilia - QdS

Flop donazione organi in Sicilia

Serena Giovanna Grasso

Flop donazione organi in Sicilia

martedì 09 Febbraio 2016

Vito Sparacino (Crt): “Non c’entra la generosità, riduzione per condizioni strutture e scarsa attenzione dei dirigenti”. Si è passati dalle 93 donazioni del 2012 alle 57 del 2015 (circa il 40% in meno)

PALERMO – A partire dal 2013, anno dopo anno si assottiglia sempre più il numero di donatori di organi siciliani. Infatti, si è passati dalle 93 donazioni del 2012, alle 88 del 2013 fino poi ad arrivare alle 57 del 2015 (quasi il 40% in meno rispetto al 2012). A fronte di un tanto drastico calo del numero di donatori, nel 2015 si è ridotto anche il numero di opposizioni alla donazione (50), dato che contrariamente alle apparenze non giustifica la contrazione dei donatori, anzi evidenzia le gravi criticità. Al fine di chiarire la suddetta questione e di fornire una panoramica sulla situazione siciliana abbiamo intervistato Vito Sparacino, coordinatore del Centro regionale trapianti (Crt).
“Solo apparentemente la riduzione del tasso di opposizioni è un dato positivo. In realtà, si tratta di un dato falsato. Il normale funzionamento del meccanismo consiste nell’accertamento della morte cerebrale del soggetto, secondo metodo neurologico prescritto dalla legge, e proposta ai familiari della possibilità di donare gli organi. Quindi, se il numero di opposizioni scende è dovuto al fatto che spesso il personale medico non propone la suddetta possibilità alla famiglia o non riconosce l’idoneità del paziente a donare. È proprio per queste ragioni che è possibile osservare un minore tasso di opposizioni. Dunque, la situazione non è di certo migliorata”.
“Al fine di migliorare la situazione – continua Sparacino – sarebbe necessario intervenire sul sistema sanitario: in particolar modo, sui reparti che si occupano delle urgenze e delle emergenze, così da salvare più vite e gestire i pazienti che purtroppo non si salvano in maniera tale da consentire la donazione degli organi. È estremamente scorretto imputare alla mancanza di generosità dei siciliani il calo delle donazioni. Nella maggioranza dei casi la drastica riduzione è legata alle condizioni in cui le strutture sanitarie operano, alla disponibilità di risorse e alla scarsa attenzione che i dirigenti pongono sul tema”.
A fronte dei 57 casi di donazione di organi, sono stati 202 i trapianti effettuati in Sicilia nel 2015. Come riesce la nostra Isola a sopperire tali insufficienze a fronte di simili fabbisogni?
“Fortunatamente in Italia esiste una tipologia di sistema a ‘rete’. Così, nel caso in cui un paziente siciliano è in immediato pericolo di vita, sale in cima alla lista dei trapianti e sarà il beneficiario del primo organo compatibile disponibile, anche nel caso in cui si trova in un’altra regione. Inoltre, riceviamo anche un gran numero di reni rimasti inutilizzati nelle altre regioni per mancanza di necessità o incompatibilità. Dunque, trapiantiamo tutto quello che viene donato in Sicilia ed in più attingiamo alle donazioni nazionali. Così riusciamo a sopperire alla scarsità di donatori”.
È migliore la situazione inerente le donazioni da vivente?
“Anche la donazione da vivente ha avuto degli andamenti altalenanti, con drastiche riduzioni nel 2015 (si tratta di 17 casi).Pure in questo caso le difficoltà che si riscontrano sono di ordine sanitario. Per fare un trapianto da vivente ci vuole un bel po’ di lavoro: innanzitutto, bisogna esaminare con estrema attenzione i  potenziali donatori, al fine di non arrecare loro alcun danno. Poi è necessaria la contemporanea disponibilità di due sale operatorie e dunque di due equipe chirurgiche. Si tratta di una notevole mole di lavoro che non tutti i centri riescono a sopportare a causa delle carenti risorse. Oggi il trapianto da donatore vivente è quasi unicamente costituito dal rene, rarissimi sono i casi di trapianto di fegato. Infatti, al contrario della donazione da vivente di rene, la donazione da vivente di fegato è più complicata e rischiosa, così molti centri hanno ripiegato su situazioni alternative. In conclusione, la Sicilia deve migliorare e per farlo è necessario puntare sull’impegno, sulle risorse umane e strutturali e soprattutto sull’attenzione dei responsabili di direzione”.

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