Demanio marittimo: riforma ed impegni - QdS

Demanio marittimo: riforma ed impegni

Rosario Battiato

Demanio marittimo: riforma ed impegni

sabato 27 Febbraio 2016

Misure per destagionalizzare il turismo lungo il litorale isolano. Attenzione alla direttiva Bolkestein e ai “piani spiaggia”. Valorizzazione degli immobili marittimi in condizioni precarie per renderli rapidamente produttivi

PALERMO – Un’estate al mare? Non più. Dopo la riforma votata all’Ars nei giorni scorsi, Giuni Russo avrebbe dovuto rivedere il testo del suo celebre pezzo scritto da Franco Battiato negli anni Ottanta, perché i siciliani adesso potranno godere di un anno intero al mare. Tuttavia, l’estensione della durata delle concessioni per gli stabilimenti balneari è soltanto una delle novità introdotte in materia di gestione del demanio marittimo. Di certo la misura non sarà definitiva perché dietro l’angolo incombono la direttiva Bolkestein e l’urgenza della definizione dei cosiddetti piani spiaggia.
Alla fine, mentre infuriavano le dichiarazioni dei favorevoli e contrari, i più soddisfatti per l’approvazione della riforma sono stati sicuramente i concessionari, che proprio giovedì avevano diffuso un lungo comunicato in merito al lavoro svolto dall’assessorato regionale Territorio e ambiente relativo alle “Disposizioni in materia di demanio marittimo e fluviale”. Per la Fiba Confesercenti Sicilia la fase di preparazione del testo è stato un esempio di “sana e virtuosa concertazione tra la componente pubblica e privata”.
Il primo passo è proprio la destagionalizzazione dei flussi turistici, un mantra che le amministrazioni regionali si ripetono ormai da anni. E che potrebbe arrivare, spiegano dalla Fiba, con “la possibilità di mantenere le strutture assentite in concessione demaniale per tutto il periodo dell’anno per l’espletamento delle attività complementari alla balneazione prevedendo solo una mera comunicazione”. Tra le altre misure approvate in Aula ci sono il “passaggio delle competenze amministrative ai Comuni per l’espletamento di ogni attività propedeutica al rilascio modifica e rinnovo dei titoli concessori così da concorrere al processo di semplificazione amministrativa” anche se la Regione ne manterrà comunque la proprietà e avrà le competenze di indirizzo.
Uno dei punti chiave della riforma, anche nell’ottica nel rinnovo delle concessioni, resta l’urgenza della redazione dei Piani Spiaggia da parte dei Comuni, più precisamente Pudm (Piano di utilizzo del demanio marittimo), già previsti nella legge regionale Legge regionale 29 novembre 2005, n. 15. Peccato che le amministrazioni isolane non siano state proprio dei fulmini di guerra in materia. La scorsa estate era stato Maurizio Pirillo, dirigente del dipartimento Ambiente, a spiegare che soltanto una sessantina di sindaci su 123 avevano predisposto questo strumento determinante per il controllo del demanio. Poi erano scattati i commissariamenti in diversi comuni. Una criticità evidenziata anche nella burrasca dei commenti che hanno fatto seguito al voto dei giorni scorsi. Nella riforma si prevede il coinvolgimento della “rappresentanze del settore – si legge in una nota della Fiba – per la stesura dei Piani Spiaggia, così da rendere il piano di gestione quanto più coerente con le esigenze, in chiave sostenibile, dei nostri litorali”.
Il piano non si ferma qui, perché nella mente dell’assessore Croce c’è un disegno più grande. “Con la riforma – ha spiegato Nicola D’Agostino, segretario regionale siciliano di Sicilia Futura e deputato all’Ars – vengono, altresì, valorizzati gli immobili del demanio marittimo in precarie condizioni”. Si suggerisce così la possibilità che vecchi immobili inutilizzati vengano recuperati e resi produttivi. E la Regione si aspetta di fare cassa anche su questo punto, dopo che l’estate scorsa aveva prorogato le concessioni e gli oneri concessori fino al 2020.
Attenzione però all’Europa. Lo scorso 15 febbraio le associazioni di categoria sono scese in piazza perché, scaduta la proroga dei prossimi quattro anni, la famigerata direttiva Bolkestein dovrebbe obbligare gli stati membri a mettere all’asta tutte le concessioni. Una scadenza che potrebbe addirittura essere anticipata da una sentenza della Corte europea attesa a breve.

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