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Messina – Degrado nelle ex zone industriali tra dissesto e discariche abusive

Lina Bruno

Messina – Degrado nelle ex zone industriali tra dissesto e discariche abusive

giovedì 31 Marzo 2016

Nota al Comune da D’Andrea, vice presidente vicario Confindustria e Arcovito, presidente Ance. Lazzari, presidente Ordine architetti: “Non vediamo che città si vuole disegnare”

MESSINA – “Strade dissestate, poca luce, discariche a cielo aperto”. Descrivono in questi termini l’area ex Zir, Nuccio D’Andrea, vicepresidente vicario di Confindustria e Salvatore Arcovito, presidente Ance, che inviano all’Amministrazione Comunale una nota dove chiedono che “venga sviluppato un piano di rifunzionalizzazione per quella porzione della città, dicono, tradizionalmente destinata alle attività imprenditoriali”.
Il punto però è che le ex zone industriali, regionali e statali, rientrano nel Piano innovativo in ambito urbano (Piau) che comprende tutta l’area tra la Zona Falcata e Gazzi, le cui competenze urbanistiche, dopo la legge regionale numero 8 del 2012, sono state trasferite dal soppresso Asi al Comune che sta lavorando per deciderne le destinazioni.
È al lavoro da un po’ il gruppo di progettisti designato, ma i primi elaborati, su cui ci si è confrontati in quarta Commissione, hanno scatenato  critiche e posizioni contrastanti di ordini professionali, industriali e consiglieri di circoscrizione.
“L’ex Zir va svincolata dal Piau – ribadiscono D’Andrea e Arcovito – per mantenere la sua destinazione attuale, dedicata alle attività produttive ed al commercio. La previsione che l’area ospiti contemporaneamente volumetrie destinate a residenze, provenienti da altre zone, rese non edificabili dalla delibera cosiddetta “Salvacolline”, snaturerebbe la sua attuale vocazione e danneggerebbe irrimediabilmente le aziende, mescolando funzioni, in molti casi incompatibili”.
La strategia condotta dall’Amministrazione Accorinti, così come pensata dalla precedente dell’ex sindaco Buzzanca, consiste nello “spostamento” dei volumi previsti dal “vecchio” Prg nelle zone collinari, nelle aree ex industriali, entrate a far parte del patrimonio comunale. Ma questa scelta non convince neppure ingegneri e architetti.
“Non vediamo ancora che tipo di città si vuole disegnare per il futuro – dice Giovanni Lazzari, presidente dell’Ordine degli Architetti – abbiamo grande fiducia nei professionisti che si stanno occupando del Piau ma vanno indirizzati soprattutto da chi ha competenze tecnico-urbanistiche, perché quello che viene deciso adesso lo ritroveremo per i prossimi decenni e non possiamo fare gli stessi errori del passato”.
Giacomo Villari, del gruppo di progettazione, ha voluto rassicurare parlando di un Piano che non avrà dei parametri rigidi, “sarà il mercato e le dinamiche economiche, anche quelle esterne alla città, a direzionare sulle eventuali nuove residenze oppure su un altro tipo di servizi. è una scelta progettuale che può essere discutibile ma nel passato i Piani hanno dato delle indicazioni più restrittive, ma l’esperienza ci ha insegnato che la rigidità non paga specie in una realtà economica in continua evoluzione”.
Sulla residenzialità non concorda neppure la III Circoscrizione, che già in una delibera del 2014 in riferimento alla parte di territorio ex Zir ed ex Zis compresa tra il viale Europa ed il viale Gazzi, aveva dato indicazioni per “l’individuazione di “aree da destinare a “servizi”, per verde attrezzato, mercati, aree ludico-ricreative, tutte riconducibili – si legge – ad uno sviluppo turistico commerciale, che tenga conto delle potenzialità attrattive scaturenti del fronte mare”.
Altro problema che deve affrontare il Piano di recupero urbano è quello delle parti di territorio di proprietà di Rfi che è diventata così a tutti gli effetti partner del progetto.
“Viene auspicato da più parti un incontro chiarificatore con i responsabili della società per affrontare alcuni nodi centrali e tra questi il problema dei fasci ferroviari dismessi che per lunghi tratti, nella terza e seconda circoscrizione, creano una barriera tra la città e il suo  mare. Le aree di Rfi sono pianificate in modo coerente con tutta la visione del piano – dice Villari – certo la società può adottare i propri progetti di trasformazione ma ben venga se può servire dà esempio per altri interventi  di rigenerazione”.

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