Riccardo Galletta: "Cambiare le coscienze lavorando per il futuro" - QdS

Riccardo Galletta: “Cambiare le coscienze lavorando per il futuro”

Giovanna Naccari

Riccardo Galletta: “Cambiare le coscienze lavorando per il futuro”

giovedì 14 Aprile 2016

Forum con Riccardo Galletta, Comandante Legione Carabinieri Sicilia

Quando è arrivato al Comando della Legione Carabinieri Sicilia Lei ha detto di avere tre cuori: uno fiorentino, uno bresciano e uno siciliano. Come mai questo amore per l’Isola? 
“La Sicilia è una terra fiera e di forti sentimenti. E a Palermo ho vissuto quindici anni fa una esperienza straordinaria come Comandante di gruppo. Ricordo sempre la signora Agnese Borsellino, vedova del giudice Paolo, con cui ho mantenuto i contatti fino alla sua scomparsa. La signora mi diceva che questa è una terra dove nulla è come appare. Ecco, io penso che da questo derivi buona parte del fascino e della magia della Sicilia, ma anche della difficoltà di operare  in questa isola. Lo avevo già detto a Brescia di avere anche un cuore siciliano, ignaro che il destino mi avrebbe ricondotto in questa terra”.
La criminalità organizzata continua la sua strategia di inabissamento rispetto a quella militare di qualche anno fa?
“Dopo le stragi, la risposta dello Stato è stata massiccia sul piano militare, giudiziario e in termini di controllo territorio. Le indagini si sono snodate su tre vie fondamentali: quella della ricerca dei latitanti, del perseguimento del reato associativo e della lotta ai patrimoni accumulati illecitamente. Quella controffensiva ha dato i suoi frutti. Parallelamente, c’è stato un risveglio delle coscienze, soprattutto nei giovani. E sono nate anche tante associazioni che hanno contribuito a portare avanti questo cammino di legalità. Le attività continuano e le operazioni di polizia avvengono ciclicamente con un ritmo serrato e con l’impegno svolto dagli inquirenti. Il fatto che possano essere ridotti al minimo agli omicidi di mafia, perché poi quello è il sintomo più eclatante della vitalità dell’organizzazione, non significa che ci sia un’attività minore e, per quello che ci riguarda, un abbassamento della guardia. Anche perché questo sarebbe un errore strategico”.
Come si sviluppa la vostra attività per la sensibilizzazione del territorio alla legalità?
“Teniamo incontri sull’educazione alla legalità nelle scuole e apriamo le caserme al pubblico in particolari occasioni.  In occasione della giornata del Fai di primavera, quando sono state aperte al pubblico le Chiese Santa Maria Maddalena e San Giacomo dei militari, abbiamo ricevuto tanta gente ed è stato bello vedere molti giovani, impegnati come ciceroni. Certo, ci vuole tempo a cambiare le coscienze, ma noi lavoriamo per il futuro e l’unica cosa importante è lasciare il nostro contributo, soprattutto ai giovani. Ci sono stati tempi in cui si è negato addirittura l’esistenza di Cosa Nostra persino in Sicilia. Se pensiamo a questo, ne abbiamo fatti passi in avanti. Sono stato ad Agrigento in occasione dell’anniversario dell’uccisione del  Marescialo Guazzelli, collaboratore del giudice Livatino, e mi ha colpito vedere l’affetto dei ragazzi per la vedova Guazzelli. Non era un  saluto formale, ma un’attenzione vera. Bisogna avere il tempo per cambiare le cose e ci deve essere un sistema adeguato attorno. Perché non si può pensare che la lotta alla criminalità organizzata venga fatta solo sul piano investigativo e giudiziario. Noi facciamo la nostra opera come la fanno i magistrati e la scuola, ma occorre anche il supporto della società. Il risveglio culturale è prodromico all’evoluzione completa della società”. 
Come è organizzata la Legione Carabinieri Sicilia?
“In Sicilia ci sono 9 Comandi provinciali, 51 compagnie, 2 tenenze e 413 stazioni. L’Arma è presente in 350 Comuni su 390 per un totale di 9 mila uomini impegnati sul territorio”. 
In fatto di sicurezza rispetto al 2014 cosa è cambiato?
“Rispetto al 2014, nel 2015 abbiamo registrato una diminuzione del 13,8% dei furti e di oltre il 10% di rapine. Le estorsioni segnalano un incremento del 20%, ma è un dato che si può anche leggere in positivo, perché i reati si perseguono con le denunce e questo significa che ci sono maggiori segnalazioni rispetto al passato”.

Come valuta l’Arma sotto il profilo organizzativo? 
“Negli anni abbiamo avuto una contrazione della forza effettiva per il blocco del turn over. Adesso le percentuali si stanno restringendo. Nel tempo, il Comando Generale, sapendo che avremmo avuto una contrazione di forza, ha ridotto gli organici essenzialmente nei settori amministrativi e logistici, anche grazie al supporto della telematica, per non penalizzare il settore operativo. Tornando alla Sicilia, l’isola è in linea con le altre regioni italiane. Nell’informatica l’Arma ha avuto sempre riconoscimenti. Abbiamo grandissimi professionisti in questo reparto”. 
L’attività investigativa è cambiata con l’informatizzazione?
“L’indagine si compone di due parti, quella tradizionale e quella tecnologica. Poiché la tecnologia è in evoluzione, sul piano della rilevazione anche questa seconda parte è in evoluzione. Ma questo non deve mai far venir meno l’altra componente che esiste sul piano investigativo e che è legata alle classiche attività di osservazione, di ricerca, pedinamento. Perché essere presente sul territorio, raccogliere informazioni, vuol dire creare quel bagaglio informativo che è la premessa indispensabile per ogni attività investigativa”.
C’è un eccesso di intercettazioni? 
“Sono componenti complementari ed essenziali per la condotta delle indagini. Le intercettazioni vengono svolte dalle forze di polizia con autorizzazione dell’autorità giudiziaria che agisce in base ai presupposti normativi. Stabilire quali siano questi presupposti, non è compito nostro, ma una scelta del legislatore”.
 

 
Le operazioni significative: Vicerè, The wall e Reset

Quali sono le operazioni più significative condotte dal suo arrivo ad oggi al Comando della Legione Carabinieri Sicilia? 
“Ce ne sono state diverse condotte nell’isola. Mi riferisco alle città di Caltanissetta, Messina, Catania e alle operazioni ‘Odissea’, ‘Gioia’, ‘Santa Barbara’ finalizzate sostanzialmente al traffico di stupefacenti. Cito anche l’operazione di settembre ‘The wall’, ad Agrigento, dove sono state emesse 12 ordinanze per associazione finalizzata alla commissione di rapine.
Sull’antimafia ne segnalo 4, che si collocano tra la metà del 2015 e queste ultime settimane. Tre operazioni sono state svolte a Palermo e una a Catania. La ‘Reset’, del novembre 2015, ha portato a 22 ordinanze per associazione mafiosa ed estorsione, che hanno colpito in particolare il mandamento di Bagheria. Al di là dei provvedimenti, è importante citare questa operazione perché fu il frutto di tante collaborazioni dei commercianti che denunciarono tutta una serie di estorsioni. Cito anche la ‘Pantarei’, che ha colpito il mandamento di Porta Nuova, a metà dicembre, con 38 fermi di polizia giudiziaria. A Catania, a gennaio, l’operazione ‘Vicerè’ ha portato 109 provvedimenti restrittivi che hanno dato un colpo significativo al clan Laudani. Tra le attività più recenti, a metà marzo, si è svolta l’operazione ‘4.0’ dei Ros e del comando provinciale di Palermo con 62 provvedimenti che hanno colpito, per i Ros, parte centrale del Mandamento Porta Nuova e, per la parte territoriale, i comuni di San Giuseppe Jato, San Cipirello e Altofonte. Quest’ultima attività è stata sviluppata dal gruppo investigativo di Monreale. In tutto, le operazioni sono una ventina, ho citato le più significative, ma tutta l’attività avviene con una frequenza serrata”.

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