Camere di commercio, caos senza fusione - QdS

Camere di commercio, caos senza fusione

Rosario Battiato

Camere di commercio, caos senza fusione

sabato 23 Aprile 2016

L’assessore regionale alle Attività produttive, Mariella Lo Bello, ha dichiarato la necessità di voltare pagina al più presto nella gestione. Da diversi mesi è una lotta senza quartiere, arricchita dal caso delle iscrizioni fantasma

PALERMO – Lavori in corso per le Camere di commercio dell’Isola tra strategie di potere e inchieste giudiziarie. In ballo c’è la riforma del sistema camerale, che dovrebbe farle passare da nove a quattro (Palermo-Enna, Agrigento-Trapani-Caltanissetta, Catania-Ragusa-Siracusa e Messina), e soprattutto la definizione degli uomini che dovranno occupare le nuove poltrone nelle stanze del comando.
Una lotta senza quartiere che adesso la Regione vuole chiudere al più presto. “È necessario – ha dichiarato mercoledì scorso all’Ansa Mariella Lo Bello, assessore regionale alle Attività produttive – voltare pagina nella gestione delle Camere di commercio in Sicilia, per questo mi impegnerò affinché i tempi e le procedure per il rinnovo dei vertici delle quattro Camere siciliane siano celeri e trasparenti”.
Soltanto qualche giorno prima, il consiglio di Unioncamere Sicilia si era riunito a Palermo per rinnovare i vertici dell’Associazione. Antonello Montante, presidente in carica, pur dichiarandosi non disponibile a una nuova candidatura, è stato confermato, assieme al resto degli organi in carica, data l’indisponibilità degli altri presidenti – c’erano anche ben quattro Camere guidate da commissari nominati dal governo – almeno fino al completamento del processo di fusione. Lo ha spiegato lo stesso Montante confermando la tempistica. “Non è mia abitudine tirarmi indietro, ma voglio che sia chiaro che la mia disponibilità è temporalmente legata alla fine del processo di accorpamento e per questo chiediamo al governo nazionale e regionale di accelerare l’iter affinché vengano insediati subito gli organi nelle nuove camere di commercio”. Una conferma che ha trovato la netta opposizione del M5S, che l’ha manifestata con una missiva di Cancelleri che ha chiesto di agli associati di sfiduciarlo, e della Sinistra Italiana, che ha visto Erasmo Palazzotto denunciare ad Askanews “come la riconferma di un indagato per concorso esterno in associazione mafiosa è un fatto gravissimo”.
Alle spalle di questi movimenti più recenti, già da diverse settimane le acque intorno al processo di unificazione delle Camere di commercio sono agitatissime. Al punto da aver attirato anche l’intervento del governatore Crocetta che, intervistato dal quotidiano La Sicilia una settimana fa, ha parlato apertamente della necessità di un super commissario antimafia per la Camera di commercio di Catania.
Alla fine di marzo Alfio Pagliaro, segretario della Camera etnea, nonché commissario ad acta nominato dall’ex ministro Guidi, è stato indagato per abuso d’ufficio nell’ambito dell’inchiesta su presunte iscrizioni fantasma per il rinnovo dell’Ente camerale. Indagati anche alcuni titolari di associazioni che avrebbero iscritto al loro gruppo ignare aziende per fare crescere il proprio peso elettorale.
Il caso delle iscrizioni fantasma, in maniera assai più estesa, era già scoppiato diversi mesi fa al punto che agli inizi di marzo l’assessore Lo Bello aveva scritto ai commissari degli enti per chiedere una verifica, caso per caso, di tutti gli iscritti comunicati dalle associazioni. Un’azione dettata da segnalazioni delle imprese all’assessorato che riportavano di essere state erroneamente iscritte ad associazioni alle quale non avevano mai aderito.
A sollevare la questione, lo scorso febbraio, era stata Confcommercio Palermo, come riportato dal sito di riferimento, che faceva rilevare come “nell’ambito delle procedure per il rinnovo del consiglio della costituenda Camera di Commercio Palermo/Enna sono state riscontrate, a seguito dell’accesso agli atti richiesto da Confcommercio Palermo, gravi anomalie che sono state oggetto di una querela/denuncia presentata dalla stessa Confcommercio Palermo alla Procura della Repubblica di Palermo”. Il caso era approdato anche al parlamento nazionale con una interrogazione presentato dal M5S.

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