In Sicilia serve l'operazione "Strade riaperte" - QdS

In Sicilia serve l’operazione “Strade riaperte”

Rosario Battiato

In Sicilia serve l’operazione “Strade riaperte”

martedì 03 Maggio 2016

Il dopo Himera: l’Isola necessita di un’azione coordinata tra abbandoni e crolli, prevenzione del rischio e cantieri lenti. Il governo lancia il programma per ripristinare le arterie non percorribili: primi due interventi

PALERMO – È tempo di ricucire le strade siciliane. E probabilmente non sarà sufficiente soltanto il nuovo piano #bastastradeabbandonate, presentato lo scorso sabato dall’Anas e concordato col Governo, che si limita a prospettare un’azione di ripristino delle arterie viarie non più percorribili. Servirà ben altro a una Sicilia tappezzata dalle strade a rischio dissesto e dai cantieri autostradali strozzati da burocrazia e ritardi.
La riapertura della carreggiata del viadotto Himera in direzione Palermo dello scorso sabato, chiusa circa un anno prima in seguito alla frana che aveva danneggiato il viadotto adiacente in direzione Catania, non ha certamente risolto le criticità del trasporto nell’Isola. Ben più corposi restano infatti i tempi per ripristinare la funzionalità dell’altra carreggiata che richiederà ancora 18 mesi. Per la fine di questo mese si attende il parere favorevole da parte della Commissione di Valutazione di impatto ambientale (Via). Superato questo passaggio, si potrà completare la già avviata progettazione esecutiva. Per il 2018 potrebbe essere completata l’infrastruttura.
I costi di questa azione rientrano nel piano predisposto dall’Anas per l’intera A19 che prevede 872 milioni – 3,3 miliardi in totale tra il 2015 e il 2019 previsti per le strade siciliane – per coprire anche l’ammodernamento con 84 interventi di manutenzione straordinaria, rifacimento pavimentazione, segnaletica e delle barriere laterali di protezione, ritinteggiatura delle pareti delle gallerie, installazione di illuminazione a led, impianti di ventilazione e segnaletica luminosa. Previsti anche strumenti relativi all’infomobilità come centraline meteo, wi-fi, videosorveglianza, nuovi pannelli a messaggio variabile, nuova segnaletica turistica.
Un’azione che si affianca al piano per riaprire le strade chiuse d’Italia. Si comincia con 105 milioni per 20 strade e tra queste ben 7 saranno in Sicilia. Le prime opere in calendario, secondo quanto riportato lo scorso sabato a Scillato dal presidente Anas Gianni Vittorio Armani, sono due tratti della strada statale 121 “Catanese”: il  viadotto “Coda di Volpe” e il ponte “Cinque Archi”. Dal fondo per il ripristino, inoltre, ci sono altri 490 milioni di euro per “rimuovere le limitazioni su altre strade, per le quali stiamo stabilendo la priorità”.
L’elenco delle strade isolane bloccate da frane e smottamenti è lungo e andrebbe aggregato con un sistema di prevenzione che comprenda le strade ad alto rischio con quasi 12mila “nodi” che riguardano le interferenze tra acque superficiali ed elementi antropici (più di 1.500 per le strade statali).
Un quadro che non esaurisce le criticità isolane, perché ci sono strade da riaprire, strade a rischio potenziale, ma anche strade ancora da realizzare. È il caso della Ragusa-Catania, sogno infrastrutturale del sud-est che sarebbe tra le priorità del governo Renzi. Lo ha annunciato il deputato democratico Nello Dipasquale dopo averne discusso col ministro Graziano Delrio proprio in occasione dell’ultima visita del premier nell’Isola. “In merito all’avvio del cantiere – ha spiegato all’AdnKronos –, Delrio mi ha espresso la speranza di riuscire a farlo aprire entro un anno. Siamo fiduciosi che sicuramente sarà così”. In bilico resta la Rosolini-Modica, dopo che alla fine di aprile l’imprenditore affidatario del subappalto aveva denunciato la carenza di fondi per completare il tratto della Siracusa-Gela e il rischio di rescissione del contratto.

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