Ora il Sicilianum uguale all'Italicum - QdS

Ora il Sicilianum uguale all’Italicum

Carlo Alberto Tregua

Ora il Sicilianum uguale all’Italicum

venerdì 13 Maggio 2016

A urne chiuse una forte maggioranza

Il disastro economico, sociale e finanziario della Regione, raggiunto con gli ultimi tre presidenti (Cuffaro, Lombardo e Crocetta), è sotto gli occhi di tutti. Economia bloccata, appalti per opere pubbliche tagliati del 75%, disastri idrogeologici invariati, rifiuti soverchianti le discariche, nessun impianto per il loro riciclaggio, metà dei depuratori fuori uso, le Terme come colabrodo anziché creatrici di ricchezza, aumento della disoccupazione, crollo del Pil, estensione della povertà, mancato finanziamento dei Fondi Ue.
Un quadro desolante, frutto di nessuna politica di crescita ma conseguenza di un vivere alla giornata e della irresponsabilità dei tre presidenti per non avere affrontato di petto i problemi, trovando le adeguate soluzioni di breve e medio periodo.
Non è soltanto colpa loro, ma anche di un’infausta legge elettorale che non esprime, alla chiusura delle urne, una forte maggioranza in condizione di approvare le indispensabili riforme, per ribaltare il nefasto modo di funzionare della burocrazia regionale e capace di affrontare le questioni, trovandovi improrogabili soluzioni.

Va dunque cambiata la legge elettorale in vista delle elezioni di ottobre 2017, con l’obiettivo, appunto, di avere la sera stessa un presidente e una forte maggioranza, coesa e con gli stessi obiettivi.
Il modello c’è ed è l’Italicum. Non è perfetto, si può criticare quanto si voglia, anche perché vi è un eccesso di nomine di capilista da parte delle segreterie dei partiti; tuttavia, al primo turno esce una forte maggioranza che darà o revocherà la fiducia ai Governi con una sola Camera, se il referendum di ottobre approverà la riforma costituzionale.
Nel caso dell’Assemblea regionale la riforma della legge elettorale si effettua con legge ordinaria, dunque bastano 46 deputati, o la maggioranza presente in aula, per approvarla.
Noi abbiamo lanciato l’idea e la denominazione: Sicilianum, in modo che si capisca come essa possa ricalcare pari pari l’Italicum.
Cosicché, la sera delle elezioni, quella lista che raggiungesse il 40% dei voti avrebbe una maggioranza di 40 deputati su 70, fra cui è indicato il presidente, ovvero le prime due liste andrebbero al secondo turno, in ballottaggio, in modo che venga eletta quella che riporti la metà più uno dei voti, quindi una maggioranza.
 

Con il Sicilianum, si taglierebbero tre sconci, causa dei disastri prima elencati: non più un presidente eletto con il 15% degli aventi diritto al voto, come nel caso di Crocetta; non più nessuna maggioranza, come si è verificato in questa XVI legislatura; non più la nomina di deputati non votati come quelli del listino o il capo della prima lista perdente.
Insomma, chiarezza e linearità nel rapporto fra elettori ed eletti; assunzione di precisa responsabilità di presidente e maggioranza, così votati, per l’attuazione di programmi precisi, dettagliati e oggetto di un calendario di realizzazione, che i siciliani potrebbero controllare giorno per giorno, mese per mese.
Ovviamente, la funzione del controllo è affidata ai quotidiani regionali, ma anche a quelle televisioni locali capaci di fare inchieste e non di riportare pedissequamente fatti di cronaca fra loro scollegati, che non fanno ben capire le circostanze cui si riferiscono.

Votare il Sicilianum è interesse del Pd e del M5s, perché sono i due raggruppamenti che avrebbero più probabilità di andare al ballottaggio, atteso che sembra improbabile arrivino al 40% dei voti validi già al primo turno.
Ma può essere anche interesse del rinnovato centrodestra, che è rianimato dal quel mago della pubblicità che porta il nome di Gianfranco Micciché. Vero è che in Sicilia Lega e Fratelli d’Italia hanno pochi voti, ma il centrodestra potrebbe riunire quegli altri partiti che si riconoscono in tale linea. Quindi, potrebbe esserci la sorpresa che uno dei due probabili contendenti (Pd e M5s) venga sostituito da questo raggruppamento.
In ogni caso, la partita a due o a tre sarebbe risolta unicamente dal popolo siciliano, che al primo o al secondo turno approverebbe una maggioranza solida e un presidente che potrebbe contare su di essa, per preparare Ddl che poi verrebbero approvati dalla maggioranza senza lungaggini deplorevoli. Al Sicilianum potrebbe essere collegata l’abolizione del voto segreto all’Ars che tanti danni ha fatto finora.
Auspichiamo un’ingente dose di buon senso degli attuali deputati dell’Ars.

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