La Sicilia di Tortiglia nessuno se la piglia - QdS

La Sicilia di Tortiglia nessuno se la piglia

Carlo Alberto Tregua

La Sicilia di Tortiglia nessuno se la piglia

mercoledì 18 Maggio 2016

Tappeti rossi a chi investe

Conoscete la favoletta de La bella di Tortiglia, tutti la vogliono, nessuna la piglia? Era una bella donna ligure corteggiata da tantissimi che però non si facevano avanti per sposarla. Alla fine, restò zitella.
Parafrasando potremmo dire in ugual modo anche della nostra meravigliosa Isola, così appetibile, ricca di tesori e di enormi potenzialità economiche e sociali, data anche la sua posizione prominente nel Mediterraneo.
Dai recenti forum con la presidente della Repubblica di Malta ed alcuni suoi ministri (l’ultimo dei quali è pubblicato oggi a pagina 6), è emersa la capacità di quel Governo di promuovere continuamente le proprie isole. Addirittura vi sono organizzazioni statali, formate da manager internazionali, che hanno il compito di attrarre eventi di ogni genere, fra cui convegni e congressi ospitati in adeguate strutture, nonché investimenti di ogni tipo.
Qualunque gruppo economico voglia investire a Malta trova i tappeti rossi di accoglienza e persone preparate che spiegano la convenienza di investire in quei piccoli territori (appena 316 kmq), ma ove affluiscono i traffici e i commerci internazionali provenienti sia da Suez che da Gibilterra. 

In quell’Isola dimorano migliaia di barche da diporto, medie e grandi, dei ricchi Nord e Centro europei, ma anche di russi, polacchi, ungheresi. Vi sono anche i ricchi svizzeri che svernano là. Da tutte queste nazioni vi sono voli diretti che in tre ore portano quei cittadini a Malta, ove si è creato un indotto, per assistenza, manutenzione, nonché attività ricreative che prosperano notevolmente.
Ovviamente l’attività turistica ha predisposto pacchetti omnicomprensivi di ogni genere anche per attirare un turismo di massa a spesa moderata. Insomma, i maltesi non lasciano niente: prendono tutto quello che è possibile, pur non possedendo le ricchezze che vi sono in Sicilia.
La nostra Isola è di ben 25 mila kmq, di cui 5 mila di aree boschive e montagnose; ma vi sono anche, purtroppo quasi 4 mila kmq di terreni incolti, un vero delitto.
Non vogliamo enumerare per l’ennesima volta le potenzialità e le attrattive che ci sono da noi, perché ci annoiamo a farlo. Ma ci angosciamo ad assistere allo scempio di una Regione che non è capace né di badare a se stessa né di promuovere la Sicilia.
 

Anziché cianciare, presidente e assessori regionali dovrebbero formare alcune task-force di manager capaci, anche scelti fra dirigenti regionali bravi, che ci sono, le quali dovrebbero andare in giro per il mondo con l’obiettivo di attrarre investitori stranieri di ogni tipo e turisti per raddoppiare la miserevole cifra dei 14,9 mln di pernottamenti. Ricordiamo che a fronte di tale dato, Malta, che è 80 volte più piccola, ha raggiunto nel 2015 ben 13,5 mln di pernottamenti.
Non solo gli investitori non vengono perché non conoscono le potenzialità isolane, ma anche quelli che le conoscono sono atterriti dall’avere a che fare con una burocrazia che respinge anziché attrarre, ovvero resta inerte anziché essere propositiva.
Ma intanto la Regione continua a pagare circa 100 mila cedolini al mese, soldi rubati ai siciliani, con tutte le aliquote fiscali al massimo, che asfissiano l’economia ed estendono a macchia d’olio la povertà. Un quadro desolante per il quale non si vede una svolta decisiva.

La Sicilia di Tortiglia, tutti la vogliono, nessuno la piglia. E così la nostra Isola rimane sconsolatamente zitella, cioè priva degli enormi investimenti che metterebbero in moto l’economia e potrebbero creare centinaia di migliaia di opportunità di lavoro.
Di fronte a questo scenario, constatiamo con grande rammarico che i quotidiani e le televisioni regionali non propongono iniziative come facciamo noi da decenni e non fanno sentire sul collo di questi responsabili il fiato dell’opinione pubblica che protesta, ma non nella forma e nella misura giusta per ribaltare questo stato comatoso.
La Campagna etica, Risorgimento Sicilia, lanciata dal QdS nel 2013, continua ad avere adesioni da molte associazioni, gruppi di pressione ed altri, tale da trasformare questo quotidiano in una sorta di ariete che intende scardinare l’abulia e la calma piatta che vi è in tutti gli ambienti regionali.
Occorre potenziare, giorno dopo giorno questo ariete, nell’interesse di (quasi) tutti i siciliani.

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